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Giulia SOFIA paolucci, emozionante colorful di talento


Ho conosciuto Giulia tramite il mio caro amico (attore, doppiatore e regista) Francesco Primavera (troverete un'intervista sempre qui sul mio sito) scelto anche lui tra l'altro da me, quando ero in cerca di una ragazza che recitasse uno dei ruoli di Anima & Animus, cortometraggio da me realizzato con il mio coregista Filippo Borsini, per l'Accademia Nazionale del Cinema di Bologna.

Giulia è una ragazza professionale e dotata di enorme empatia, con la quale mi sono subito trovata in sintonia ed è stato un vero piacere dirigerla...Era come se mi leggesse nella mente, capiva subito quello che volevo da lei e cosa desideravo dalla sua interpretazione, ma soprattutto è stato talmente potente il suo calarsi e sentire la parte, che mentre eravamo sul set io stessa mi sono commossa.

Mi sono detta: "Eccola...È lei...Perfetta. È quello che voglio."

Questi due aspetti, assieme al suo talento, erano indispensabili per il ruolo che dovevo assegnarle, grazie al quale poi siamo rimaste in contatto e proprio per questa ragione, come anche per il fatto che ci saranno prossimi sviluppi legati ad Anima & Animus, ho deciso di intervistarla ed approfondire assieme a lei il connubio tra moda e cinema.

Trovo che Giulia possieda una dote fondamentale per un'attrice: saper comunicare e di conseguenza emozionare.

Vedete...Molti attori sono bravi ma spesso non riescono a coinvolgere adeguatamente da un punto di vista sensoriale. Il cinema è giusto ricordare che è in primis visivo; Giulia ha tratti di bellezza e un fascino che arrivano sicuramente allo spettatore.

Ma nella maggioranza dei casi non basta.

L'attrice o l'attore che davvero bucano i cuori delle persone, oltre che lo schermo, sono coloro che riescono a toccarli.

Solo così si può rimanere indelebili nel tempo.

Il potenziale di Giulia è forte, io la prima ad averle consigliato di continuare tale percorso e lavorarci in modo costante perché sono certa che possa ottenere grandi risultati, ed arrivare ad ottimi livelli.

Il legame che si crea su un set tra attore/attrice e regista è qualcosa a mio avviso di indescrivibile, magico.

Sono per la cura della recitazione e sono conscia che essa, sia al pari dell'importanza che ricopre la composizione musicale che andrà ad accompagnare il cortometraggio o lungometraggio.

Attori poco preparati o poco inclini ad un adeguato scambio di idee e di un rapporto costruttivo, per tutta la durata del lavoro, si vedono subito ma sono anche quelli che se ne vanno subito e dei quali ci si dimentica.

Con Giulia è stata una connessione continua e soddisfacente...Io l'accompagnavo nel suo stato emozionale passo dopo passo, perché lo percepivo assieme a lei. Questa armonia ed intesa sono rare, ma capaci di far nascere i migliori rapporti lavorativi e proficue collaborazioni.

L'attitudine di chi recita di immedesimarsi in ruoli differenti, di mettersi in gioco cambiando non solo personalità e modo di agire, ma anche i panni stessi che indossa, ci porta ancor più ad approfondire l'aspetto scenico e stilistico.


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Moda e Cinema, per le attrici e gli attori sono sempre stati due mondi molto affini perché, come abbiamo già visto in alcuni miei precedenti articoli, gli stilisti mano a mano che questa unione si fortificava, vennero venerati.

Quando riuscirono attraverso le loro creazioni a trasformarli in stelle del glamour, consentendogli di raggiungere il successo ambito, assieme alle star divennero loro stessi dei divi.

Con gli abiti giusti molte stelle del cinema sono mutate in veri e propri sex-symbol, tanto che i vestiti di scena vennero riprodotti poi in versioni più economiche, per essere venduti al pubblico e a tutte quelle donne che volevano immedesimarsi e sentirsi dive, anche solo per un giorno.

La moda in verità è ovunque, quindi non abbraccia solo il cinema.

Basti pensare alla stessa architettura, di cui ho aperto una sezione e di cui vedrete grandi progetti, che la interseca...la contamina.

Uno dei nomi più grandi che viene ricordato come l'architetto della moda è Gianfranco Ferré, couturier di Christian Dior dal 1989 al 1996, e fondatore della sua omonima maison.

La stessa Coco Chanel affermava: “La moda è come l’architettura, è tutta una questione di proporzioni”.

Ma di questo parleremo in un altro articolo.

Ora torniamo a Giulia, iniziando con l'approfondire il suo percorso lavorativo attraverso una breve biografia che già vi farà capire come lei stessa abbia conosciuto la moda fin da bambina.

Il secondo nome di Giulia è Sofia, non registrato come nome di battesimo, scelto come nome d'arte per personale piacere e combinazione vincente.

Attualmente Giulia è ormai laureanda in mediazione linguistico-culturale ed ha aperto, per suo diletto ed entusiasmo, un canale di cucina vegana di cui vi lascio a fine articolo i contatti.

Uno dei primi cortometraggi di Giulia è stato Bambola, scritto da Sharon Orsillo e diretto da Lorenzo Iannello che su YouTube ha raggiunto attualmente 1.369.944 visualizzazioni.

(Link a fine articolo).


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Ph: Matteo Donati

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pH: Paolo Palmieri


Nata a Pisa, vive la sua infanzia e parte dell’adolescenza a Marina di Pisa, nella quale è cresciuta e alla quale è molto legata.

Il suo approccio all'arte inizia con lo studio del canto.



La bellezza di Giulia è cristallina e tangibile fin da piccola.


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Da bambina prende parte a servizi fotografici e sfilate di moda per brand quali Roberto Cavalli, Alviero Martini, Moschino e Benetton, partecipando a spot televisivi, tra i quali “Amplifon” e alcuni di giocattoli per la GIG, come “Tante Gambe” e “Bimbo Dolce Amore”.



In seguito, decide di interrompere per motivi di studio.

Una volta diplomata al Liceo Scientifico e iniziata l'Università, si avvicina alla recitazione che ben presto diventa una grande passione.

Dopo aver preso parte a qualche cortometraggio, fra cui “SIGNUM – Le radici di un marchio”, per la regia di Giuseppe Ferlito



la sua carriera cinematografica inizia nel 2015 con il film “Il Professor Cenerentolo” di Leonardo Pieraccioni, in cui interpreta il personaggio di Maria.


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Qualche mese prima fa un’apparizione nel film “InFernet", per la regia di Giuseppe Ferlito.


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Backstage di InFernet, assieme all'attrice Susanna Mollica e l'attore Vincenzo Puzziferri

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Giulia con l'attore Andrea Montovoli sul set di InFernet

Nel 2017 è protagonista della docu-fiction “Maria Maddalena – I segreti Rivelati”, regia di Luca Trovellesi Cesana per Focus.


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Una gallery qui di seguito, con gli scatti realizzati dal fotografo di scena Paolo Bassani della Sydonia Production.



Nell’estate 2019 prende parte come coprotagonista ad “Apollo Jump”, una black comedy ambientata in vari luoghi della California, per la regia di Matteo Saradini.




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Ph: Paolo Palmieri


Venire a contatto con Giulia è elettricità pura. Per continuare ad avvertire l'incessante scossa che è capace, attraverso un'energia costante di coinvolgimento con lo spettatore, a trasmettere...mi avvicino, senza timore, di più a lei caricandomi positivamente abbastanza da

sentire la stessa intensità ed eccitazione che si prova di fronte al momento di alta tensione su grande schermo...Sono sicura che a fine intervista il suo magnetismo sarà folgorante!


Giulia, da più piccola hai partecipato a servizi fotografici e sfilate di moda per grandi brand. Come hai vissuto la moda in quel periodo e come la vivi ora?


Con sincerità posso dirti che da bambina ho sempre vissuto tutto con spensieratezza, come fosse un gioco (sorride). Al tempo stesso però, lavorare con dei professionisti del settore moda mi ha insegnato che cos’è la disciplina, e credo che, almeno in parte, mi abbia poi agevolato, da più grande, quando ho deciso di intraprendere il percorso nell’ambito recitativo.


Quanto è importante secondo te, l’attenzione e la meticolosità riservata agli abiti e alla costumistica su di un set adesso che sei attrice? Ti sei trovata ad indossare abiti che ricordi con particolare piacere?


A mio parere, i costumi sono un elemento fondamentale, ancor più se si parla di un progetto ambientato in tempi non moderni. Mi spiego meglio, gli abiti di scena, oltre ovviamente a caratterizzare i personaggi e a creare un'atmosfera suggestiva che richiami l'epoca nella quale l'opera viene ambientata, aiutano certamente l’attore a calarsi nel personaggio.

Parlando in particolare della mia esperienza personale, ho avuto il piacere di prendere parte a progetti i cui personaggi necessitavano di costumi particolari: per esempio, nel cortometraggio “SIGNUM – Le radici di un marchio”, o ancora, nella docu-fiction “Maria Maddalena – I Segreti Rivelati” ho vestito i panni di Maria Maddalena, appunto.

Di quest’ultima esperienza, (sorride), in particolare, ricordo che in una scena, quella in notturna, sulla spiaggia, un po’ di freddo l’ho sentito (ride), il vestito era leggerino, ma, nonostante ciò, ho tenuto duro. Luca Trovellesi Cesana, il regista, carinissimo (sorride), era anche un po’ preoccupato per me che magari potessi sentirmi male, infatti tra un ciak e l’altro chiedeva agli assistenti del reparto tecnico di assistermi con delle coperte per farmi scaldare, ma io, testarda come sono – e forse anche un po’ masochista (ride) -, rassicuravo tutti di andare avanti. “Ce la faccio, ce la faccio, tranquilli. Grazie comunque!”. Sarò strana, ma io la vedo così: la vita non è di certo tutta rosa e fiori, anzi. E dato che il cinema dovrebbe essere una forma di rappresentazione della vita – a detta di tanti, forse, la più realistica –, l’attore in scena DEVE anche soffrire, è giusto che soffra, specie se in scena capita qualcosa in modo naturale. Anzi, capita spesso che quando quel qualcosa accade – come per es. un ostacolo –, bisognerebbe esserne grati, perché è proprio in queste situazioni che sul set potrebbe accadere una qualche epifania, quel qualcosa che potrebbe rendere la scena, le azioni e le interazioni più realistiche, autentiche, reali. Ed è solo a quel punto che lo spettatore crede a ciò che vede, si lascia trasportare, sogna, ecco.

Capita anche che un giusto vestiario si accompagna con lo studio di una particolare disciplina, come per es. la danza. Nel mio percorso questo è successo per “APOLLO JUMP”. Quando arrivai a Los Angeles, ricordo che il regista Matteo Saradini, prima delle riprese, per qualche giorno ci portò – me e gli altri 3 attori coinvolti nelle scene di ballo – a imparare qualche passo per una coreografia di Lindy Hop, un particolare tipo di ballo swing.


I film che ritieni più rappresentativi ed imponenti per l’impegno, la precisione e l’accuratezza riservata ad abiti e costumi.


Non è facile, sono tanti. Potrei scriverti una lista lunghissima di quelli che ammiro, quindi facciamo che ti dico i primi che mi vengono in mente (ride):


· Colleen Atwood, in particolar modo ne “Il silenzio degli innocenti” (1991), in “Memorie di una Geisha” (2005), in “The Tourist” (2010), o in “Alice in Wonderland” (2010). Ah, tra l’altro, chi conosce e apprezza lo stile del regista Tim Burton deve molto a questa costumista, in quanto la Atwood ha lavorato in moltissimi dei suoi film, tra i quali “Edward mani di forbice” (1990), “Big Fish” (2003), “Sweeney Todd” (2007), “Alice in Wonderland” (2010), “Big Eyes” (2014) e “Dumbo” (2019).


· Amy Westcott in “Black Swan” (2010). A realizzare i meravigliosi costumi dell’attrice Natalie Portman sono Kate e Laura Mulleavy, sorelle fondatrici del brand ‘Rodarte’.


· Irene Sharaff, che ha vestito attori e attrici di calibro come Elizabeth Taylor in “Cleopatra” (1963).


· Sammy Sheldon ne “Il mercante di Venezia” (2004).


· Come pure lo stilista Jean-Paul Gaultier nel film fantascientifico “Il quinto elemento” (1997).


· Sandy Powell in “Shakepeare in Love” (1998), “The Aviator” (2004), “L’altra donna del re” (2008), “Shutter Island” (2010), “Il lupo di Wall Street” (2013), “Carol” (2015), o “La favorita” (2018).


· Ma anche costumisti di tutti i film “Star Wars“, e le più recenti serie ad essi legate, a partire da John Mollo e Michael Kaplan, fino a David Crossman e Glyn Dillon.


Tra i costumisti italiani che hanno certamente lasciato un segno nel cinema a livello internazionale e che, al tempo stesso, stimo molto ci sono certamente:


· Piero Tosi, storico costumista del regista di Luchino Visconti, ne “Le notti bianche” (1957), ne “Il Gattopardo” (1963), o ne “La traviata” (1982) di Franco Zeffirelli.


· Milena Canonero – allieva, tra l’altro, del maestro Piero Tosi – in "Arancia meccanica" (1972).


· Maurizio Millenotti, che mi ha colpito nel film “La leggenda del pianista sull’oceano” (1998).


· Danilo Donati ne “Il Casanova” (1976), o ne "La vita è bella" (1997).


· Gabriella Pescucci ne “La Fabbrica di Cioccolato” (2005).


· Daniela Ciancio, costumista de “Il divo” (2008) e de “La grande bellezza” (2013) di Paolo Sorrentino.


· Carlo Poggioli, altro costumista di Paolo Sorrentino che ha partecipato a opere filmiche quali “Youth – La giovinezza” (2015), “The New Pope” (2020), “LORO 1” (2017) e “LORO 2” (2017) e di serie tv come “The Young Pope” (2016).


· Tra i più giovani e al tempo stesso noti degli ultimi anni in terra italica c’è sicuramente Massimo Cantini Parrini, le cui scelte stilistiche mi hanno colpito particolarmente nei 3 film di Matteo Garrone “Il racconto dei racconti” (2015), “Dogman” (2018) e “Pinocchio” (2019).


Chiedo venia a chi non è stato nominato, ma già adesso è nei miei pensieri e mi pento di non averlo scritto (sorride).


Che cosa secondo te ha dato la moda al cinema ed il cinema alla moda? Che cosa potrebbero migliorare entrambi i settori nella loro collaborazione?


Beh, cinema e moda sono in qualche modo complementari tra loro. Non a caso Hollywood è la più importante passerella per uno stilista: gli abiti che vengono indossati dai personaggi che arrivano su quella passerella conseguentemente diventano le tendenze dell’anno. Dietro ad ogni personaggio c’è uno stilista che pensa e produce un abito adatto al suo fisico per poi proporgli di indossarlo nelle grandi occasioni. Il risultato? La perfezione.

Credo che sin da principio il cinema abbia rappresentato – e rappresenti tutt’ora – per la moda una grande opportunità di visibilità, un po’ come se lo schermo cinematografico fosse una vetrina animata in grado di mostrare in tutto il mondo le creazioni degli atelier sartoriali. Allo stesso tempo, c’è da dire che il cinema ha sempre necessitato della moda, in tutta la sua bellezza, la sua eleganza e i suoi diversi stili.


Come ben sai molti stilisti del passato e del presente hanno contribuito grazie alle loro creazioni a trasformare tante donne, ma anche tanti uomini, in delle vere e proprie stelle del glamour e sex-symbol. Ci sono attrici del passato o del presente di cui ammiri lo stile?


Al di là della bellezza, che, a mio parere, è molto soggettiva, il primo elemento che mi colpisce in un attore o in un’attrice è lo sguardo. Per me lo sguardo è certamente l’elemento chiave. Essendo il cinema fatto soprattutto di primi e primissimi piani, quando di fronte a sé ha un attore dallo sguardo convincente, sicuro, lo spettatore si lascia andare e arriva a sognare.

Per questo, tra le star hollywoodiane che seguo e che sono per me fonte di ispirazione, un po’ per il loro stile, un po’ per la loro bellezza ed eleganza, un po’ per il loro modo di dominare la scena, ci sono sicuramente: Julianne Moore, Rachel Weisz, Sharon Stone e Charlize Theron; Nicole Kidman, Scarlett Johansson, Natalie Portman, Alicia Vikander, Anne Hathaway, Whoopi Goldberg, Helen Mirren, Jane Fonda, Cate Blanchett, Marion Cotillard, Jennifer Lawrence, Adèle Exarchopoulos, Léa Seydoux, Margot Robbie, oltre ovviamente all’unica e inimitabile Meryl Streep. Ma anche Monica Vitti – venuta a mancare proprio di recente –, Anna Magnani, Sophia Loren, Audrey Hepburn, Elizabeth Taylor, Ingrid Bergman, Greta Garbo, Marilyn Monroe. Infine, Kasia Smutniak, Miriam Leone e Virginia Raffaele.

Anche per quanto riguarda gli attori la lista è lunga (ride): Leonardo DiCaprio, Liam Neeson, Jeremy Irons, Robert De Niro, Al Pacino, Anthony Hopkins, Heath Ledger, Joaquin Phoenix, Robin Williams, Christian Bale, Benedict Cumberbatch, Michael Fassbander, Sean Connery, Dustin Hoffman, Sean Penn, Johnny Depp, Will Smith, Tom Hanks, Morgan Freeman, Willem Dafoe, Gary Oldman, Keanu Reeves, Paul Newman, Jack Nicholson, Clint Eastwood, Bradley Cooper e Denzel Washington. Ma anche Sergio Castellitto, Giancarlo Giannini, Roberto Benigni, Pierfrancesco Favino, Tommaso Ragno, Carlo Verdone, Valerio Mastandrea e Filippo Timi. Infine, ma non per talento, Alessandro Borghi e Luca Marinelli. Infine, gli intramontabili Charlie Chaplin, James Dean, Marlon Brando, Henry Fonda, Massimo Troisi, Marcello Mastroianni Vittorio Gassman, Alberto Sordi, Totò, e Gian Maria Volonté.


Giulia invece, cosa predilige indossare? Ci sono outfit, colori che ti attraggono rispetto altri? Hai uno stile che ti identifica maggiormente o ti piace sperimentare?


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Backstage "Apollo Jump"

Beh… in realtà, sinceramente, sono molto “fluida”, dipende dalle giornate, da cosa devo fare e, a volte, anche dall’umore (ride). Il rosso, il mio colore preferito, è sempre presente. D’inverno prediligo il nero, il verde, il marrone, o il bianco. D’estate fantasie più floreali e il bianco, in assoluto. Comunque, in generale, mi piacciono molto i vestiti, le gonne, i pantaloni a vita alta, i dolcevita, gli stivali, i tacchi. Però ci sono volte che preferisco abiti più comodi e sportivi, come felpe e pantaloni, anche larghi a volte. Così come a volte mi trucco e a volte no. Insomma, dipende dal mood (ride).

Credo che per stare bene con se stessi sia importante, anzi fondamentale, sentirsi liberi, fare ciò che si sente, senza aver paura di essere giudicati. Quindi, ancor prima, non bisognerebbe mai autogiudicarsi (sorride).


L’immagine per un’attrice conta molto, anche se sappiamo che è la sua preparazione a fare davvero la differenza. Ora come ora quali sono i registi e gli stilisti capaci secondo te di coniugare questi due aspetti, ovvero apparenza ma anche sostanza?


Beh, penso sia scontato dire che nel mondo di oggi l’immagine conti moltissimo. Nel bene e nel male. Ma questo vale un po’ in tutti gli ambiti, non solo nel cinema. Anche un ristorante, per esempio, per promuoversi affida le campagne pubblicitarie a personaggi molto seguiti su Instagram o su TikTok. Personaggi che vivono sull’immagine, ma anche lì, la personalità è quel “quid” che fa la differenza.

Ancor di più nell’ambito del cinema. Seppur l’apparenza, l’immagine di un attore (o attrice) abbia un ruolo decisamente importante – non voglio essere ipocrita, e in più non dimentichiamo che il cinema è nato proprio con le immagini (si pensi al cinema muto) – credo che la sostanza (vale a dire la personalità, la formazione, lo stile e tanti altri fattori che fanno di quell’attore la sua unicità), sia, appunto, quel “quid” che fa la differenza per lasciare un segno, il tuo segno, nell’anima di chi ti sta guardando. In scena, un po’ come facciamo tutti nella vita. Infatti, siamo tutti un po’ attori, solo che non tutti ne sono consapevoli (ride).

Per quanto riguarda la tua domanda, dal momento che guardo soprattutto film di registi internazionali, posso dire che non è mai capitato – almeno per adesso – che sia rimasta delusa, per esempio, dai registi che più ammiro, come per es. Tim Burton, Clint Eastwood, Spielberg, Nolan, Tarantino, ma anche Sorrentino, Garrone, Tornatore e Castellitto, in Italia. Nelle loro scelte degli attori è certamente fondamentale il connubio tra apparenza e sostanza.

Lo stesso vale per la moda. Per fare qualche esempio: Giorgio Armani è un artista il cui stile viene e sarà sempre (e per sempre) ricordato per grande classe ed eleganza. Caratteristiche che rendono inconfondibile, unico, ogni suo capo. Vale lo stesso per Domenico Dolce e Stefano Gabbana, con il loro Dolce & Gabbana, di cui adoro le fantasie – specialmente quelle floreali; difatti, le loro creazioni prendono spunto proprio da delle suggestioni che caratterizzano lo stile Mediterraneo: l’amore per l’arte, in particolare per il periodo barocco e per i film anni ’50/’60.


Quali sono i personaggi che vorresti interpretare, concedendo anche la possibilità di stravolgere completamente il tuo look, per l’arricchimento del tuo percorso lavorativo? Ne hai alcuni come sogno nel cassetto?


In generale, adoro i film di fantascienza e i fantasy: sin da bambina sono sempre stata affascinata da ciò che ha a che fare con la magia, con i superpoteri; magari potessi essere la nuova supereroina degli “Avengers”! (ride)

Ma come generi mi piacciono molto anche i drammatici e i thriller psicologici.

Alcuni dei ruoli che adoro, nei quali in parte mi ritrovo e in parte perché mi intrigano, mi affascinano molto sono: Hermione Granger (“Harry Potter”), o Katniss (“Hunger Games”), ma anche Beatrix Kiddo (“Kill Bill”) o Lisbeth Salander (“Millennium: Uomini che odiano le donne”). Inoltre, la meravigliosa Charlotte (“Lost in Translation”), Kathryn Bolkovac (“The Whistleblower”) coi suoi forti principi. Dei personaggi più recenti Clarke Griffin (“The 100”) e la nuova jedi Rey Skywalker (“Star Wars”).

E molti altri, ma l’elenco è lungo, quindi fermiamoci qui altrimenti ti annoio (ride).


Vorrei una tua piccola sintesi di quello che si prova a poter utilizzare questa bellissima macchina del tempo che è il cinema, che ti trasporta tra diversi punti dello spazio, sia in direzione del passato sia in direzione del futuro facendoti ritrovare istantaneamente nell’epoca tangibile o immaginaria dello sceneggiatore, vestendo i panni ogni volta di qualcuno da scoprire, da capire, da odiare o da amare…


Come diceva Monica Vitti, “L’arte è rappresentazione. Per me rappresentare è vivere di più. […] È aggiungere. Aggiungere emozione alle emozioni, passione alle passioni” – e non vado avanti perché di Monica Vitti e a questa domanda risponderò meglio in seguito.


L’ultima mia domanda te la formulo nello stesso identico modo in cui l’ho espressa alla tua collega Eleonora Siro, sul set Anima & Animus… Trovo interessante vedere poi, entrambe le vostre risposte. Fare l’attrice è un’esperienza che ti porta ad indossare più “maschere”. La moda sostiene tal cosa, dando la possibilità di vestire i panni che confermano quella maschera…Convieni quindi con me, che è facile accedere a più identità…Questo può però portare facilmente a smarrire la propria. Qual è secondo te il segreto di un attore o di un’attrice per mantenere in primis la solidità e la coerenza con la propria pelle?


Ho riflettuto molto prima di rispondere a questa domanda, per niente semplice, non tanto perché non ci avessi mai pensato, anzi. Più che altro perché credo che sia facile dare consigli in questo ambito. Ogni persona è diversa, ha un vissuto diverso, ha dei principi diversi. Pertanto, certe situazioni credo vadano vissute sulla propria pelle, anche per conoscersi. Poi ti guiderà l’istinto, il sesto senso, è importante ascoltare quella vocina dentro di te che ti dirà “Vaiii, buttati! Fallo! È la tua occasione”, oppure la stessa che ti urlerà “No, assolutamente! Questo non te lo consiglio”.

Ad ogni modo, ciascun mestiere ha le proprie difficoltà, certamente, però, c’è da dire che, di fatto, l’attore nel suo percorso è molto più a nudo a livello emotivo.

Lo spettatore, purtroppo, vede un progetto solamente quando questo è ultimato, per cui spesso non è consapevole del fatto che dietro c’è un lavoro immane, lunghissimo e durissimo da parte di tutto il cast, artistico e tecnico. Nello specifico, spesso chi guarda l’opera conclusa non ha la curiosità di conoscere che cosa c’è dietro al lavoro dell’attore. Per il mio modo di vedere e per i miei vissuti credo che l’essere umano sia una specie di spugna malleabile, un oggetto che assorbe costantemente ciò che gli accade attorno ed è capace di plasmarsi, sia in termini di comportamento, sia di emozioni, sia di obiettivi, a seconda di ciò che vive e come vive quel qualcosa. Ecco, nel cinema, così come lo è nella vita l’essere umano, l’attore è quella spugna. Studiare cinema e il lavoro dell’attore mi ha aiutata a riflettere a fondo sulla vita, e su quanto ogni essere vivente è essenziale. Coi propri vissuti e ruoli. Ed è meraviglioso, perché possiamo imparare da chiunque, in qualunque momento.

Un piccolo esempio: ogni mattina tutti noi – inclusi gli uomini più ricchi e potenti del mondo – possiamo uscire di casa e raggiungere tranquillamente l’ufficio con la nostra auto o magari passeggiando, ma quante volte, onestamente, ci siamo fermati a pensare che tutto questo è possibile solo grazie all’incredibile lavoro degli operatori ecologici, che lavorano per ore e ore instancabilmente, per mantenere pulite le nostre strade? Sì, lo so, tutti paghiamo le tasse perché questo avvenga, ma vale lo stesso per i medici. Infatti, anche un medico viene pagato dallo Stato. Tuttavia, nello scenario comune viene più facile immaginare di ringraziare un medico per il servizio svolto, piuttosto che un operatore ecologico. Eppure, sono entrambi elementi fondamentali per la vita di tutti noi. Sarebbe bello ringraziarli ogni tanto e regalare loro un sorriso. Regalarlo a chiunque incontriamo per strada. Un sorriso, così come un “grazie”, non costa niente a chi lo fa, ma può valere molto per chi lo riceve.

Ripeto, studiare cinema mi ha aiutata a riflettere. Non che prima non lo facessi, anzi. Però nel mio percorso ho trovato un senso a tante domande che mi facevo costantemente ma a cui non trovavo mai risposta. Penso anche che a dare tutto per scontato, a lungo andare, si finisca per non stupirci più di niente, e a non essere mai felici. Invece, credo che crescendo sia essenziale mantenere quel “lato bambino” che è dentro ognuno di noi. Preservarlo. Divertici, sorridere, sognare sono la chiave. E il cinema in questo aiuta molto.

Una frase che per tanti sarà sicuramente scontata, trita e ritrita, ma che io spesso ripeto a me stessa è questa: “La felicità è fatta di piccoli momenti perfetti diluiti nel tempo. Per questo non la vede chi la crede diversa”.

Comunque, diciamo che da quando ho intrapreso questo percorso artistico il mio unico vero obiettivo è sempre stato sentirmi un’attrice soprattutto per me stessa. Semplicemente perché mi ha fatto stare bene sin dal primo istante, sin dalle prime cadute, in quanto è qualcosa di catartico. Poi venivano gli altri. E credo che sia giusto così, per come la vedo io, perché solo se si sta bene con se stessi si può stare bene con gli altri, e far sì che possa nascere un qualcosa di bello, di positivo.

L’unico consiglio che mi sento di dare, quindi, è rimanere se stessi. Al di là dei sogni e degli obiettivi, mi sono sempre promessa di mettere la mia persona, Giulia, prima di tutto. Con i suoi principi, i suoi ideali, il suo forte credo.

Quindi, credo che se in futuro, malauguratamente, decidessi di interrompere questo percorso e intraprenderne un altro completamente diverso, sarò felice lo stesso. Nessun rimpianto. Nessun rimorso. Potrò camminare sempre a testa alta, con la coscienza pulita e la voglia di vivere, di sorridere, sempre.

Scusami Elisa, mi rendo conto che ho aperto molte “strade”. Ti avrò fatto perdere il filo del discorso. Cerco di concludere, dai... Per come l’ho vissuta io, credo che l’attore, e in generale l’artista, senta un qualcosa forte dentro di sé, un qualcosa che non è affatto detto che sappia definire. C’è chi la chiama vocazione e chi, invece – come nel mio caso –, semplicemente va alla ricerca di cosa possa essere. Come diceva Monica Vitti, “L’arte è rappresentazione. Per me rappresentare è vivere di più. È idealizzare, trasfigurare, aggiungere. Aggiungere emozione alle emozioni, passione alle passioni. Dove finisce la rappresentazione finisce la realtà”, per questo un attore sente il bisogno di recitare.

L’arte è anche sinonimo di libertà, e, potendoci affidare prima di tutto al nostro “sentire”, essa ci dona la possibilità di essere sinceri. Sempre Monica Vitti: “Recitando si può fare di tutto, dire di tutto, diventare di tutto; puoi non invecchiare mai ed essere chi vuoi essere”.

Anche per questo credo sia molto importante la formazione. Imparare a conoscersi a fondo, imparare a gestire le emozioni. Quindi, non solo tecnica, ma anche strumento di conoscenza. In questo modo potremo conoscere le nostre paure più celate, prendere atto dei nostri limiti, e anche cercare di superarli, a volte. Saremo faccia a faccia con noi stessi. Potremo anche affrontare questioni “in sospeso” con persone della nostra vita, del nostro passato o del nostro presente, questioni che per qualche ragione sono rimaste irrisolte. È questa la magia della recitazione, del cinema. È questo ciò che più mi affascina. Poche certezze. Non si può mai dare niente per scontato. È una costante ricerca, un cammino durante il quale non si smette mai imparare.

Ma perché tutto questo accada, ribadisco, è fondamentale rimanere se stessi, riconoscersi.



L'illuminazione e l'ispirazione non mancano dopo le chiare parole di Giulia.

Esse fanno da conduttore, irradiando senza limite e permettendomi conclusioni ma anche considerazioni finali.

Giulia è una ragazza con un'anima elevata, rispettosa di ogni forma di vita e di conseguenza con una grande connessione con quello che la circonda, soprattutto con la natura.

La natura è maestra di etica ed equilibrio, due aspetti che l'essere umano fatica a possedere ed anche quando si affianca ad essi, non sempre è capace ad interiorizzarli.

Questo per Giulia è anche sinonimo di disciplina mentale, di selezione di ciò che è davvero utile a noi come esseri viventi, spesso ingordi e maniaci dell'eccesso.

A fare padrona delle nostre scelte è un'educazione, una società e delle informazioni che ci fanno smarrire completamente la visuale di quello che ci circonda, rendendoci più accentratori piuttosto che rispettosi ed altruisti.

Il punto è che l'uomo si crede un predatore assoluto, capace di scegliere anche per ciò che interagisce con lui, quando non si rende conto di essere all'interno di un meccanismo molto più glorioso e colossale, che governa questo minuscolo pianeta in uno spazio infinito.

La sua apparente forza e sete di potere, potrebbe spegnersi in qualsiasi momento.

Cito le parole di Steiner personaggio nel film La Dolce Vita:

Giulia ci insegna attraverso le sue parole a far risplendere il lato più puro e nobile, ricordandoci in primis di non venire a meno del rispetto verso noi stessi, soprattutto dati i compromessi che il mondo circostante ci impone o ci propone.

Lasciare fluire energia positiva per poi dirigerla ed indirizzarla nell'arte, nella creatività e nel caso di Giulia nella recitazione. Molte persone traggono forza dal contatto con fonti naturali per poi governare la propria nave verso i porti del successo.

Il lato fanciullesco è basilare come anch'essa afferma, per plasmare la luce interna ed irradiarla agli altri...non luce artificiale che è una brutta imitazione di quella autentica.

La luce naturale dell'essenza umana, profuma di verità.

Gli occhi di Giulia non mentono, parte fondamentale per un'attrice come mezzo per la trasmissione della maestria ed ecco perché secondo il mio punto di vista, lei arriva come una scarica elettrica che lascia però piacevoli brividi.


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Ph: Matteo Donati

Come nel Cinema è importante ricordarsi di tutto quello che c'è dietro ad un prodotto, dell'immenso lavoro e coordinazione di più persone per renderlo tangibile, anche nel singolo individuo sono importanti i retroscena del suo essere, perché andranno notevolmente ad influire sulla resa finale.

Questo permette di differenziare un banale reel di pochi secondi, che chiunque può fare con un cellulare, da un film che richiede prima una parte scritta e poi una parte pratica/tecnica di elevato spessore e qualità.

Fellini infatti affermava: “Il cinema è il modo più diretto per entrare in competizione con Dio.”

Ci sono film che potresti rivedere e rivedere ancora, senza mai annoiarti, senza mai aver bisogno di cercare altrove o permetterti distrazioni...facili quando qualcosa non è poi così assoluta o sensazionale. Se l'arte come Giulia ricorda è libertà, un modo per superare la realtà allora...tutto torna. La realtà terrena è superata, si varcano i confini dell'assoluto.

Questo è possibile con la complementarietà tra due arti, Moda e Cinema connubio di presenza fisica ma anche psicologica, di folgorante bellezza e geniale talento espresso attraverso quella fisicità che fa di noi esseri terreni ma nello stesso tempo divini...eterei.




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