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Emanuela alfieri, sfumature di delicata eleganza

Aggiornamento: 19 ago 2024

Cos'è l'eleganza? Spesso le persone fanno l'errore di associarla ad un abito, ma esso è solo il contenitore di quell'essenza che potrà amplificarla, non di certo regalarla.

L'eleganza è un modo di essere, un insieme di qualità che rendono la persona differente, definita più un'attitudine, una dote innata piuttosto che la presunzione legata ad un capo di vestiario o ad atteggiamenti spesso forzati per costruirsi un personaggio che possa sembrare tale; pena il fatto che il tutto diventi arlecchinesco.

Sono molte le donne che vorrebbero essere eleganti, alcune azzardano definirsi da se, motivo di sospettare che sia più un tentativo di voler apparire anziché essere.

Si...perché l'eleganza arriva da dentro, non da fuori.

Una persona con una bella anima ha già una luce differente, che la renderà sicuramente fortemente magnetica al di là di canoni estetici o da quanti centimetri di stoffa stia indossando. L'eleganza non ha bisogno necessariamente di tacchi, ne di grandi scollature, perché se posseduta può vestire qualsiasi capo e sapersi adattare in qualsiasi luogo.

A mio avviso l'eleganza è strettamente amica con il fascino, predisposizioni in cui gioca un ruolo determinante la modalità di come si affronta la vita, piuttosto che come si vorrebbe apparire nella vita quotidiana; questo vale sia per le donne che per gli uomini.

Parliamo quindi di forte personalità? L'origine di questa parola coincide con "maschera",

quella che l'attore portava sul volto per rappresentare in teatro una data parte ma anche psicologicamente parlando è un modo di presentarsi all'ambiente sociale in modo alterato, tenendo conto di cosa vorremmo che gli altri percepiscano di noi e non che ci vedano realmente per quello che siamo; convengo quindi che l'eleganza non possa essere finzione o artifizio.

Sono rimasta incantata da Emanuela Alfieri, fashion designer dal grande talento, non solo per il suo lavoro e per la cura dei dettagli nel proporlo al pubblico ma mano a mano che ho avuto modo di approfondire e conoscerla, da un'interiorità infinitamente elegante quanto la superficie; era qualcosa che ho captato prima ancora di parlarci, conferma che alcune sensazioni arrivano semplicemente.


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Ph: Michael Stabile

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Ph: Michael Stabile

Emanuela ha un modo di far arrivare le sue creazioni piuttosto delicato, aggraziato che comunica feconda fantasia ed inventiva, senza forzatura.

La parola eleganza è cucita su suoi capi, intreccio di femminilità e gentile coraggio che portano a contemplare la donna e non semplicemente guardarla.

Quando una stilista come Emanuela decide che per distinguere una donna dall'altra bisogna puntare sull'unicità della singola persona, significa che la classe avvolgerà la sua figura.

Pensiamo alle tante icone di eleganza e stile che hanno lasciato impressa la loro immagine grazie anche all'utilizzo di abiti che ne valorizzassero le caratteristiche uniche del loro corpo; abiti che non necessariamente erano elaborati anzi...l'importante che facessero da tramite al fascino. Basti pensare ad Audrey Hepburn, incantevole ed indimenticabile con il tubino nero Givenchy ma capace di rapire con la sua immagine dolce ed ingenua anche con un semplice dolcevita, pantaloni capri e ballerine. Donne dall'eleganza indimenticabile furono Coco Chanel, Marlene Dietrich, Greta Garbo, Gloria Guinness, Vivien Leigh, Evita Perón, Maria Callas, Grace Kelly, Jackie Kennedy, Romy Schneider, Diana Spencer; attualmente Carolina di Monaco, Cate Blanchett, Rania di Giordania, Charlize Theron, Amal Alamuddin, Natalie Portman, Kate Middleton, Olivia Palermo, Emma Watson, Anya Taylor-Joy sono tra i nomi considerati più idonei quando si parla di eleganza e fascino.

La lista sarebbe decisamente più lunga, ma solo alcune donne sono state capaci di rimanere indelebili nel tempo ed è questa la dote di chi riesce a fare la differenza; sperando che anche le attuali donne ritenute potenzialmente in grado, la continuino a fare al di là della loro epoca e come non citare il re dell'eleganza Giorgio Armani che affermò per l'appunto: "Eleganza non è farsi notare, ma farsi ricordare".

La storia anche quella antica è pregna di donne non necessariamente perfette, ma anche di uomini, capaci di attrarre un altro individuo solo con il loro modo di essere che non preludeva necessariamente promessa o allusione sessuale, cosa che al giorno d'oggi si scambia facilmente con la capacità di affascinare e conquistare attraverso il proprio intelletto, le proprie movenze, il carisma e l'energia; anche questa è eleganza.

Sfatiamo anche un altro mito...Contrariamente da quello che si pensa non è il nero a rendere raffinato un abito, ma spesso sono modello e tessuto che comandano sul colore. Sicuramente capi che non devono venir meno nel guardaroba per poter realizzare un look elegante sono gli abiti midi, le camicie dove la seta è assolutamente concessa o tessuti che la ricordano, i tailleur o in alternativa i completi giacca e gonna; immancabili inoltre tubini, abiti lunghi e sparkling.

Ogni stilista ha un'idea di eleganza che gli appartiene, attualmente anche modernizzata, seppur prendendo spunto dal passato che insegna ed orienta; un pensiero unanime accompagna tutti: semplicità e non stravolgimento, ma soprattutto nessun tentativo manipolatorio...l'eleganza vera non lo permetterebbe.

Ora lascio ad Emanuela spazio per raccontarsi, perché anche voi possiate cogliere tutta la passione di una donna straordinaria e bellissima, piena di desiderio di trasmettere e donare attraverso se stessa e le sue esperienze. Credo che l'ambiente artistico abbia bisogno di donne così, che non basano tutto su effimere competizioni e banalità che puntualmente vengono dimenticate nel giro di breve. Ciò che è di valore dura nel tempo e non arranca con strategie che alla lunga rendono questi personaggi la caricatura di se stesse, oltre che non portarle mai lontano come vorrebbero.

Abbiamo bisogno di collaborazione, di donne realmente consapevoli non solo di quello che loro vogliono ma anche degli altri che le circondano, perché non esistiamo senza un noi e qualsiasi persona di reale successo ne è sempre umilmente cosciente.

La donna oggi ha un potere evidente nella nostra società dato che rispetto al passato, dove spesso non doveva sapere niente di più di quello che occorreva e faticava per essere al pari dell'uomo non per capacità ma per opportunità, l'educazione femminile è stata una conquista ed ancora lo è...quindi anche maggiore la responsabilità.

Ammiro Emanuela che ritiene gratificante l'insegnamento, confermando quanto sia essenziale che qualcuno faccia da portavoce e sia da esempio per formare nuove menti, perché altrettanti modi di pensare possano rivoluzionare in positivo il mondo.


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Ph: Salvatore Marcello

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Ph: Salvatore Marcello

Video: Claudio Vitiello


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Ph: Salvatore Marcello

Sono nata l’11 Gennaio 1992 a Torre del Greco, Napoli. La passione per la moda è nata insieme a me. Ricordo che i miei primi segni grafici erano vestiti e accessori, mentre disegnavo raccontavo delle storie proprio come gli stilisti fanno attraverso le loro sfilate. Erano disegni che nascevano da dentro, di getto, per istinto, come una forza travolgente che vuole a tutti i costi mostrarsi al mondo. Non sapevo cosa stessi facendo, nessuno in famiglia lavorava nel settore dell’abbigliamento. Ma in realtà parlando con mia mamma della sua storia di bambina, ho scoperto come per magia che la mia bisnonna era una eccellente ricamatrice e creava corredi sartoriali, tra l’altro ho a casa una sua creazione, quindi posso dire che non è proprio nata dal nulla questa mia passione

per il creare e soprattutto per la manifattura sartoriale che prediligo sopra ogni cosa. Il mio percorso di studio è nato per “caso”, lo metto tra virgolette perché a mio avviso il caso non esiste e ogni vita ha un destino da percorrere, se si sanno cogliere i segnali... Dopo aver vissuto per diversi anni con la mia famiglia a Verona, ritorniamo nella città di origine dove ho conseguito l’ultimo anno di scuola media, Ercolano. Un giorno venne una docente nella mia classe per l’orientamento. Portò dei disegni meravigliosi di abiti e poiché ero solita ascoltare le lezioni disegnando, i miei compagni subito mi indicarono come una possibile iscritta, effettivamente rimasi folgorata dalla descrizione di quella scuola, scuola che sarà poi la stessa dove ho trascorso 5 felici e floridi anni di studio e la docente la ricordo con tanto affetto poiché mi ha seguito nel percorso di studio di italiano. Durante gli anni della scuola superiore ho iniziato a studiare portamento e posa fotografica e così anche a lavorare come modella e fotomodella, da lì ho iniziato a conoscere un po’ il settore e persone che sapevano dei miei studi mi hanno ingaggiata come stylist per alcuni set fotografici anche presentando delle mie creazioni.

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Conseguito il diploma di maturità presso la scuola superiore di moda fatta a Castellammare di Stabia, decisi di iscrivermi all’Accademia di Belle Arti di Napoli indirizzo Fashion Design,

lì ho conseguito la laurea triennale e specialistica con grande soddisfazione personale e professionale...dopo molti sacrifici per mantenermi agli studi tra alti e bassi mi sentivo sulla strada giusta...

Nel frattempo che stavo per laurearmi alla Triennale ho avuto la mia prima convocazione all’età di 21 anni presso un’importante scuola superiore di Moda di Napoli, ero terrorizzata all’idea di stare dietro una cattedra poiché allo stesso tempo ero io ancora una studentessa, ma accolsi l’invito a questa nuova avventura e devo dire che è stata una vera scoperta. Insegnare la passione di una vita ad altri giovani come me è stata un’esperienza magnifica di grande arricchimento, ottenendo grandi risultati da parte degli alunni e allo stesso modo scoprendo che avevo sicuramente una propensione all’insegnamento.

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Finita la Triennale inizio e mi laureo anche alla Specialistica, vengo scelta per partecipare nel 2017 alla Fashion Week di Roma, “AltaRoma” nella sezione stilisti emergenti formazione speciale, fu per me un grande onore presentare la mia capsule collection ad altri artisti, appassionati e professionisti del settore. Nel frattempo diversi viaggi di studio in giro per l’Italia ma soprattutto a Milano mi lasciano con la curiosità di poter per un futuro prossimo fare un’esperienza di vita lì, così inizio molto più spesso ad andarci. Dopo questa splendida esperienza decido di trasferirmi a Milano dove vivo per quasi 2 anni, lavorando per diverse aziende molto importanti di moda per la preparazione della Fashion Week e per i vari cataloghi pubblicitari, conoscendo i più grandi designer, stylist, fotografi e modelle. E’ stato un periodo molto intenso per la mia formazione, ho conosciuto persone molto interessanti e creative, ma allo stesso tempo capisco che quello non sarebbe stato il mio mondo ancora per molto...Da lì decido di trasferirmi a Londra dove resto per 7 mesi in una famiglia inglese anch’essi appassionati di moda e lavoratori del settore, siamo nel 2018.

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Collaboro con la famiglia per qualche evento come quello alla Saatchi Gallery per lo “Scoop International Fashion Show”, un evento davvero incredibile. Mi iscrivo al College per studiare meglio l’inglese dove ho modo di conoscere belle persone tra cui una mia cara amica Veneta, che proprio da poco ho visto coronare il suo sogno d’amore con il suo fidanzato, in un emozionante matrimonio. Londra è una città che adoro moltissimo, ricca di eventi artistici e culture diverse, ogni volta che posso vado a ritrovare. Dopo questo periodo di standby dall’insegnamento, una certa nostalgia mi ritornava, la voglia di ritornare in Italia, la fine di un ciclo sembrava essere arrivato, così accettai una nuova convocazione alla scuola superiore di moda dove poi sono rimasta fino ad oggi dopo aver superato il concorso per il ruolo. Sono felice di trasmettere e condividere la mia passione e conoscenza per la materia, amo la condivisione con le allieve e la continua ricerca di quello stile unico e personale di ognuna di loro. Cerco di trasmettere il messaggio dell’importanza del capo unico, sartoriale fatto con amore e cura per il dettaglio. Voglio che la donna che veste le mie creazioni si senta a suo agio, unica, femminile e raffinata. Sono una persona molto decisa e testarda, ho tanti sogni da tirar fuori dal cassetto, ma tutto credo debba essere fatto in modo naturale senza forzare le cose. Voglio una moda che sia a misura di donna, siamo arrivati ad un punto in cui si corre davvero troppo, senza sapere a volte effettivamente dove si và. Non preferisco l’omologazione, la diversità deve essere preservata..la vera moda per me non è quella che ci rende tutte uguali ma mantenga la nostra diversità.

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Amo tutto ciò che è bello e che fa bene, dalla musica che riscalda il cuore, ad un abbraccio di un’amica, alla mano del mio fidanzato che mi stringe forte, i miei alunni che non vedono l’ora di creare qualcosa di nuovo, il mio panorama di casa vista mare e la moda quella che rende una donna speciale per la sua unicità resta un punto fondamentale. Non sono di quelle che seguono le tendenze in modo ossessivo, preferisco creare il senza tempo, in un’epoca in cui il tempo sembra non basti mai, voglio una pausa in cui fermarsi ed analizzare che è meglio un capo indossabile oggi, domani e dopodomani che un capo usa e getta. Trovo che tutti dovremmo fare un passo indietro che non significa letteralmente tornare indietro,

ma vivere di più quello che abbiamo, un capo, un oggetto, le persone. Ho tanto ancora da imparare, sono in continua crescita con me stessa, per me stessa e gli altri..!


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Ph: Giuseppe Pirozzi



Ph: Gennaro Cimmino

Delicatezza con un tocco di classe, fanno di Emanuela un mix di doti al servizio della moda; l'unica capace di integrare il colore rendendolo sempre un fine sonetto, composto da tessuto.

Attraversa le epoche prendendone ispirazione, con una sua decisa individuazione...senza lasciarsi risucchiare nel vortice della massa, senza dover calcare la mano per emergere.

La mano la utilizza per dare forma ai suoi pensieri, alle sue idee...per dare voce alle donne e si pone al servizio di esse per offrire un esempio al di fuori e attraverso gli abiti.

Christian Dior affermava: "Il segreto della bellezza consiste nell'essere interessante."

Emanuela oltre essere estremamente interessante, riesce a destare il giusto interesse anche attraverso le altre figure femminili quando esse ricerchino quella bellezza che non è solamente una stereotipata qualità; abbraccia tutte le sfumature del buon gusto che concedono di mostrare il fuori, così come il dentro. Se il dettaglio è importante come l’essenziale, entriamo con lei nel particolare.


Emanuela ho captato, attraverso la tua biografia, che per te l'unicità parte dall'abito, conferendo così un'identità ad ogni donna; l'essere speciali e individuabili tra la folla, spesso composta da "copie" che indossano un capo senza sentirlo proprio, rimane un obbiettivo da raggiungere attraverso il tuo lavoro. Ogni fashion designer ha un suo processo creativo: da cosa ti lasci ispirare per arrivare all'abito perfetto? Studiare le forme e le misure del corpo di chi hai di fronte è tanto importante quanto comprenderne il modo di essere, che determinerà anche come verrà portato tale abito?


Come l’anima di una donna è unica anche l’abito dovrebbe esserlo.. Per la mia ispirazione c’è sicuramente la ricerca del bello, che si trova ovunque e soprattutto in ognuno di noi. Cerco di scoprire l’essenza della mia cliente e che cosa vuole essere nel momento che indosserà l’abito. L’abito per me è come una costruzione architettonica, esso abita il corpo e viceversa.. Da sempre l’architettura è un tema a me molto caro. Molti fashion designer hanno preso ispirazione da essa e molto spesso grandi designer sono stati in primis degli architetti. Cito ad esempio il grande couturier Christian Dior per cui nutro una profonda ammirazione, mostrò grande passione per l’architettura e i suoi abiti trovo siano delle vere e proprie costruzioni in cui la donna ne fa le fondamenta. Tutto parte dalla donna, dalle sue emozioni, dal suo essere, dalle sue forme, lei è il telaio e noi designer, i tessitori. L’uno esiste perché esiste l’altro e questo penso sia alla base delle leggi dell’universo.


Quali sono gli stilisti che ti hanno maggiormente influenzata nel tuo percorso formativo e quali capi prediligi disegnare e proporre?


Parto con il citare il grande Paul Poiret, il primo creatore di moda in senso moderno. Schierandosi subito sul fronte della semplificazione della silhouette femminile, combattendo il busto e ogni anacronistica costrizione, propone una nuova linea sensuale e sciolta. Nel 1911 diede vita a défilé, ricevimenti e feste come la celebre La Mille et Deuxième Nuit, che fu l’apoteosi dell’orientalismo che lo renderanno celebre in tutto il mondo. Madame Grès scultrice di tessuti, è antesignana della moda come ricerca estetica, come un processo di riscoperta dell'arte e delle culture antiche che rivivono sotto forma di peplo, giocando con volumetrie, linee e drappeggi senza cuciture.

Madeleine Vionnet nota per l'assoluta morbidezza delle sue creazioni, la prima a introdurre il taglio di sbieco nella couture, in grado di donare estrema elasticità agli abiti, rendendoli più fluidi e sensuali. Coco Chanel è la stilista che più di tutti ha dato un’orma riconoscibile all’intero settore e costruito la figura della donna in carriera, anche nell’immagine fashion ad essa associata. Elsa Schiaparelli è arte e moda, fautrice di sfilate di moda che diventano spettacolo, grazie a gioco di luce, musica, effetti speciali. Christian Dior già citato in precedenza, ha dato un’impronta unica al mondo della moda e del mio percorso, rivoluzionando l’intera figura femminile, che insieme a lui ha assunto la connotazione di femme fatale, che fino a quel momento era rimasta sopita nell’immaginario collettivo. Come non nominare Giorgio Armani ispirato allo stile dei film in bianco e nero e allo stile dell’America degli anni ’20 e ’30. Sicuramente ci sono altri stilisti che hanno lasciato il segno dentro me. Ho cercato di sintetizzare qualcosa di non sintetizzabile.. Un’epoca quella del ‘900 ricca sotto tutti i punti di vista, dove la moda è sbocciata nelle vesti che conosciamo tutt’oggi. Ritrovo nel mio stile e nella mia ricerca qualcosa di ognuno di questi grandi designer, come non potrebbe essere altrimenti, i grandi maestri lasciano segni indelebili dal momento che li si “incontrano”. Sintetizzando, ciò che prediligo sono sicuramente abiti con tagli particolari che riprendono le linee architettoniche pure. Creo capi che si poggiano morbidi sul corpo e fluttuano nel vento grazie alla morbidezza e alla leggerezza dei tessuti utilizzati quali lo chiffon, il cadì in seta, la garza, il macramè, ecc. Destinata ad una donna di classe, che ama viaggiare e assorbire dalle altre culture tutto ciò che può essere un arricchimento interiore, ma che ha lo sguardo e la mente sempre rivolta al futuro.

La forma e la linea dei capi è il risultato di un percorso che non ha nulla a che vedere col fantasioso o l’arbitrario, ma che procede di scelta in scelta, dalla complessità all’essenzialità, fino al punto in cui nulla può essere aggiunto e nulla tolto. Mi ritrovo perfettamente in una delle frasi più famose dell’architetto e designer Mies van der Rohe -“Less is more”- al di là del banale minimalismo e razionalismo a cui spesso viene ridotta: la semplificazione non è fine a se stessa, non è uno stile né un linguaggio, ma la riduzione della complessità dei fenomeni della realtà alla loro qualità essenziale che risultano essere senza tempo; la misura esatta, l’esatta proporzione e il giusto uso del materiale sono caratteristiche intrinseche dei miei capi.

La mia ricerca è come se fosse costituita da un contenitore all’interno di altri contenitori che nel loro insieme si mostrano in perfetta armonia pur sembrando apparentemente distanti tra loro, ma come tutte le cose che non si conoscono se non ci si immerge al loro interno...non si potrà mai capirne l’essenza. Un concetto importante è la fusione dei diversi stili con elementi di architettura moderna e quelli provenienti dall’antichità, che rappresenta il forte legame tra il rispetto delle tradizioni del passato e una visione aperta del futuro, di cui ho molto a cuore.


La moda è legata al cinema da molto tempo e tu credi nel "creare il senza tempo": quali sono secondo te i vestiti e le star che sono riuscite a superarlo rimanendo incancellabili?

Hai mai tratto ispirazione da qualche film per le tue creazioni?


Diciamo che è impossibile non essere influenzati dal grande schermo, ma soprattutto dalle grandi donne che sono diventate anche icone di stile e quindi rientrano nel concetto di “senza tempo” che amo tanto.

Partirei dalla diva Marilyn Monroe con l'abito svolazzante sulle griglie dell'aria, entrando nell'immaginario erotico collettivo nel film “Quando la moglie è in vacanza”.

Grace Kelly in “Caccia al ladro” con l'abito in stile peplo senza spalline e vita finissima, ha ammaliato milioni di spettatori. Audrey Hepburn in “Sabrina” con un vero abito da principessa, come solo lei ha saputo indossare. Sempre lei in “Colazione da Tiffany”, cosa dire del tubino nero, il diadema, la sigaretta, gli accessori la perfezione nella storia del glam. Come non nominare Twiggy negli anni '50 con la storia della minigonna e i suoi deliziosi abiti a trapezio. Elisabetta di Baviera detta Sissi, gentile, deliziosa, ed estremamente elegante, favolosa ancora ora. Vivien Leigh in “Via col vento” alla festa di Melanie, Rossella O'Hara si presenta con un lungo abito viola, ed è subito un must. Lady D. ha imparato a vestire e diventa un'icona di moda non solo nel Regno Unito. Dopo una carrellata di alcune delle più belle star di sempre voglio arrivare ai due film al quale mi sono ispirata per disegnare e realizzare alcuni dei miei capi con le rispettive dive. Tilda Swinton è una continua lezione di stile, poche attrici sono diventate icone come lei. Scozzese, fascino androgino, bellezza senza tempo (non a caso se uno dei suoi ruoli più riusciti è Orlando, il giovane immortale), portamento regale e buon gusto. Lei osa, sperimenta, stupisce ogni volta che appare in pubblico. Il film a cui mi sono ispirata per una capsule collection dove vede Tilda protagonista è “Solo gli amanti sopravvivono (Only Lovers Left Alive)" è un film del 2013 scritto e diretto da Jim Jarmusch. La pellicola, con protagonisti Tom Hiddleston, Tilda Swinton e Mia Wasikowska, è stata presentata in concorso alla 66ª edizione del Festival di Cannes. Ho progettato una mini collezione di total look basici in stile minimal, giacche, camicie e pantaloni, con una palette colori dalla terra al bianco e nero. In ultimo, ma non per meno importanza, anzi..e’ stata certamente la più grande attrice cinematografica mai esistita: possedeva una raffinata bellezza, unita ad una grazia e ad un’eleganza innate, inoltre era decisamente colta, con un carattere libero e indipendente, e inoltre dotata di una spigliata ironia e un grande senso dell’humor è Katharine Hepburn. Film dove la vede protagonista di cui ho preso ispirazione è Il diavolo è femmina. Sylvia, in fuga perché ricercata dalla polizia, è costretta a travestirsi da uomo per nascondersi. Conosce però un giovane artista di cui si innamora perdutamente e per cui torna alle sue sembianze femminee, non senza correre rischi. Un film con un gioco di ruoli molto divertente in cui ho preso spunto per una capsule collection di ispirazione mannish in stile anni '20 che amo davvero tanto con tessuti gessati che sono un must.


Napoli è da sempre fulcro di fervore creativo...Molti forse non sanno che le basi del cinema italiano risiedono proprio li...grazie a Gustavo Lombardo, un imprenditore nato nel 1885

che fu un autentico pioniere del cinema italiano, fondatore inizialmente della Lombardo film, poi diventata Titanus, primo inventore del noleggio dei film. Ma come dimenticarsi di Troisi, Eduardo De Filippo e Totò o di stilisti come Fausto Sarli e della storia della sartoria napoletana che ha radici antichissime. La serie Gomorra è stata inserita tra le cinque migliori produzioni tv internazionali dell’ultimo decennio dal New York Times, che ha tessuto le lodi anche di uno dei migliori registi italiani contemporanei ovvero Paolo Sorrentino con il recentissimo capolavoro “È stata la mano di Dio”...Siete una bomba di ricchezza artistica...Come ci si sente ad appartenere a queste radici?


Il cinema napoletano è stato un infinito palcoscenico di situazioni e sentimenti, e ha rispecchiato fino in fondo la innata carica di pathos napoletano. Fantasia ed ironia, antica saggezza e grande euforia, ma anche solidarietà e sofferenza. I pionieri del cinema napoletano furono i padri fondatori del cinema muto italiano, con la formula “nu guaglione che mmore, na madre che chiagne, nu guappo acciso”. Uno schema iniziale a cui lasciò il posto quella che fu la vastità e la complessità del cinema napoletano, contraddistinto sempre da alcune peculiari qualità: la poeticità delle sceneggiature, la varietà dei temi, la genialità artigianale, l’arte innata e versatile dei grandi interpreti e l'indiscutibile spettacolarità dei panorami napoletani. Sono fiera di ereditare tanta cultura e spero che con il mio operato possa dare anche se in piccola parte contributo a continuare e a diffondere la creatività napoletana. Posso sicuramente dire che durante i miei spostamenti e soggiorni a Milano e Londra degli anni scorsi, mi si attribuiva un certo carisma tipico che porto con fierezza. Molto spesso la moda viene associata solo a Milano, dimenticando la maestria dei sarti napoletani e una produzione immensa di quello che viene esposto sulle passerelle milanesi proviene dalla città di Napoli. Napoli mantiene il primato per la moda artigianale, tra l’altro quella che prediligo in assoluto, quella della sartoria tradizionale. Il capoluogo campano è ancora oggi la patria del taglia e cuci su misura, mantenendo un ruolo centrale per l’eleganza maschile sartoriale. Stile, arte ed eleganza si incontrano da anni nei vicoli della città, si tramandano di generazione in generazione e rimangono il cuore della moda partenopea. Gli abiti realizzati sono delle vere e proprie opere d’arte, che racchiudono in sé la storia stessa della città. Il mio percorso è nato a Napoli città culla di sconfinata cultura e nonostante le mille difficoltà, un’anima napoletana se vuole ce la fa sempre.


Così come un film richiede una collaborazione coordinata e meticolosa, anche l'organizzazione di un evento di moda e la presentazione di una collezione, ha un dietro le quinte decisamente impegnativo. Raccontami la tua esperienza e come ha cambiato il tuo modo di percepire questo mondo.


Sono approdata per la prima volta all’età di 13 anni nel mondo della moda, infatti grazie al mio percorso di studi iniziato alle scuole superiori all’indirizzo di Fashion Design, i miei docenti sceglievano il tema dell’evento e noi studenti ne sviluppavamo i bozzetti e ne realizzavamo i più belli per la sfilata di fine anno. Era molto faticoso far combaciare il tutto, ma sicuramente l’arrivo al giorno fatidico era pura magia. Vedere il proprio capo sfilare in passerella è senza dubbio un momento che fa dimenticare tutti i sacrifici volutici per realizzarlo. Da studentessa delle superiori contemporaneamente ho vestito il ruolo di modella e fotomodella, e ciò mi ha enormemente aiutata ad oggi per l’organizzazione delle sfilate e degli shooting fotografici, dove mi sento molto più sicura nel poter gestire la fase backstage delle modelle che poseranno e sfileranno con i miei capi. Uno delle sfilate più emozionanti fatte fino ad adesso con il mio nome è stata per un evento di beneficenza in memoria di un giovane ragazzo che ha lasciato il corpo troppo presto, dove sono stata onorata di partecipare per commemorarne la scomparsa; l’evento si è tenuto nella magnifica cornice della Reggia di Portici, dimora estiva dei reali della dinastia Borbone, e ad indossare i capi realizzati da me sono state le mie ex alunne, poiché oggi ricopro anche il ruolo di docente di moda. L’esperienze lavorative di Milano e Londra fatte nel settore, mi hanno segnata particolarmente a livello professionale e personale; vivere in queste grandi città sicuramente è un qualcosa che consiglio a tutti coloro che vogliono fare esperienza sul campo, che sono appassionati del settore moda. Diciamo che ho potuto sperimentare l’organizzazione di un evento a 360° sia nei panni di modella, da quelli di vestiarista a quelli di stilista; ogni ruolo mi ha dato quel qualcosa di necessario per una visione più completa del settore in cui amo ogni dettaglio.



Avendo tu viaggiato e fatto esperienze differenti, pensi che la moda continui ad adattarsi a culture altrettanto differenti o sono le persone ad adattarsi ad essa quando si tratta di pura tendenza e marketing?


Negli ultimi anni, la cultura degli influencer ha contribuito a dare potere a certi gruppi tipicamente discriminati attraverso la moda. Le tendenze dell’abbigliamento hanno permesso di creare degli ombrelli virtuali sotto i quali hanno potuto trovare rifugio molte persone che hanno subito discriminazioni a causa della loro etnia, genere, sessualità o religione. Uno degli esempi più lampanti è l’estetica “Art Hoe”, che è nata tra la giovane generazione di donne afro-americane. Attraverso il colore, la creatività e l’amore per l’arte, moltissime donne nere sono riuscite a trovare una comunità su internet dove potersi sentire a proprio agio ed esprimere le proprie opinioni, desideri e aspirazioni, al di fuori di un sistema che per secoli ha messo a tacere la voce delle donne e, in particolare, delle donne che non erano bianche e benestanti. Visto che il tema dell’appropriazione culturale è più in voga che mai, i membri più giovani delle diverse comunità hanno sviluppato un forte desiderio di difendere elementi dell’abbigliamento della loro cultura. Recentemente ho visto sempre più influencer cercare il modo di incorporare elementi tradizionali dell’abbigliamento in look contemporanei. In questo modo, la cultura sopravvive senza bisogno di sembrare superata. Credo che i popoli debbano salvare le proprie tradizioni e cultura per non cadere nel calderone della globalizzazione dove le persone perdono le loro radici, la loro identità, la loro diversità che è un valore assolutamente aggiuntivo nella moda. Il marketing c’è e sicuramente ci sarà sempre, però se “sfrutta” la moda per comunicare un buon messaggio perché no.


Illustrazioni di Emanuela Alfieri



Ribelle, anticonformista e provocatrice per eccellenza, la moda rompe spesso regole e schemi; attraverso essa si sono espresse tantissime generazioni, con un chiaro messaggio scritto con materiali, tessuti e colori.

Il confine tra eccesso e libertà d'espressione e decisamente soggettivo, dettato anche dalla cultura, dall'educazione ricevuta, dalle abitudini e la visione della vita...Difficile quindi definire cosa sia giusto o sbagliato, sicuramente possiamo capire cosa sia più adatto a noi... come in tutte le cose. Pensi che la moda continui, oltre a stupire e sedurre, anche a comunicare un messaggio che possa quantomeno essere socialmente utile?


Il sistema della moda – ampiamente analizzato dal linguista e semiologo francese Roland Barthes – ha subìto profonde trasformazioni nel tempo, passando dall’haute couture della seconda metà del 1800 al prêt-à-porter della fine del secolo scorso. Questa evoluzione è avvenuta sulla spinta di alcuni grandi stilisti – in primis Coco Chanel e Yves Saint Laurent – che hanno saputo cogliere e interpretare i cambiamenti del loro tempo e le nuove esigenze del pubblico, dando avvio a una rivoluzione che ha ridefinito il concetto stesso di moda: dall’abito come esibizione dello status sociale, tipico della sartoria d’élite, alla moda accessibile a tutti, espressione dei fenomeni di democratizzazione della società. Di conseguenza è cambiato pure il modo di comunicare la moda, soprattutto attraverso la pubblicità. Più precisamente, è cambiato il modo di intendere la moda che, da oggetto della comunicazione, è diventata un vero e proprio linguaggio e forma di comunicazione. Penso che oggi la moda si divida in più branche..Molto spesso riconosco che la moda di oggi sia diventata un fatto di mero marketing ai fini della vendita esclusiva, che per carità giustissimo ai fini lavorativi, ma che ha snaturato i suoi caratteri originali di creatività e originalità, sfruttando molto spesso gli stessi lavoratori per produrre merce continua in tempi sempre più ristretti. In sintesi per me la moda può ancora comunicare, anzi deve comunicare messaggi socialmente utili come ad esempio la lotta al body shaming. L’industria della moda è da sempre fra i principali responsabili della costruzione di stereotipi estetici irraggiungibili, che hanno la pretesa di codificare una condizione fisica “di perfezione”. In realtà più che di perfezione si tratta di rispondenza a requisiti decisi a tavolino. Requisiti che comunque non convergono verso un codice estetico universale e senza tempo. Ogni epoca, infatti, ha promosso i propri canoni estetici, che spesso si ponevano come rottura rispetto all’epoca precedente e a quella successiva. Questo testimonia quanto la bellezza e la cosiddetta “perfezione” siano più una interpretazione che un dato inconfutabile. La perfezione, o meglio ciò che viene definita tale dagli addetti ai lavori, incoraggia a una omologazione e a un appiattimento estetico verso il medesimo modello. Ecco che per anni le sfilate di moda sono state dominate dalla stessa tipologia di modelle, che non riuscivamo nemmeno a distinguere le une dalle altre tanto i loro tratti erano simili. Uniformità e ripetizione. Questo è ciò che alla fine è diventata questa fantomatica perfezione. Nulla di originale, unico o irripetibile. Insomma, la “perfezione” ci vuole interscambiabili e identici a un modello su carta e da come ho detto più volte, la moda deve essere unica.


Anche la moda sta cercando di andare incontro alla tutela dell'ambiente rendendosi eco sostenibile, donando il suo contributo attraverso il riciclo, il riuso, no agli acquisti usa e getta; le fasi di idea, produzione, distribuzione, vendita e smaltimento si dirigono verso un colore verde speranza. Cosa ne pensi a riguardo?


Una nuova ondata di creatori di contenuti, ha dimostrato che la moda è più politica che mai. I messaggi nella moda che ogni persona invia con il suo modo di vestire sono sempre più personalizzabili; e i social network hanno aiutato milioni di persone a usare la moda come forma di espressione, al di là della sua funzione pratica. È la forma più letterale di espressione attraverso la moda, ma non la meno efficace. Le frasi d’ispirazione sono state ricorrenti per anni, soprattutto su capi d’abbigliamento come magliette e felpe. L’industria del “fast fashion” si è appropriata di questo tipo di messaggi di protesta, nel tentativo di unirsi a una tendenza con cui non è compatibile. Numerosi scandali hanno circondato diverse aziende di moda dopo che hanno deciso di stampare frasi femministe sulle loro magliette; lo hanno fatto sulle stesse magliette che sono state prodotte in condizioni che sfruttano le donne e perpetuano la loro disuguaglianza rispetto ad altri gruppi della società. È importante non lasciarsi trasportare da una frase ispiratrice e verificare che il brand che la produce, abbia nella sua ideologia produttiva uno sforzo importante per andare verso la sostenibilità nella moda. Tra l’altro la globalizzazione e il fast fashion tende a volerci tutti uguali, quindi ben venga l’upcycling dei capi, uno dei trend di sostenibilità della moda che ha acquisito maggiore importanza negli ultimi tempi. Youtubers, instagramers e tiktokers fungono da ispirazione per dare una nuova vita a vestiti che sono caduti in disuso o sono diventati troppo vecchi; così facendo, sono riusciti a creare un guardaroba più sostenibile e molto più accessibile a tutti. È anche un ottimo modo per esprimere e inviare messaggi attraverso la moda. Trovo che la moda abbia il dovere di essere etica e sostenibile anche se ci vorrà tempo per far si che tutto il sistema si trasformi in tale senso; bisogna assolutamente accelerare i ritmi perché è doveroso, per il pianeta e per noi che lo viviamo, salvaguardarlo e di certo avere dozzine e dozzine di capi che molto spesso non indossiamo, non danno valore alla nostra vita in senso qualitativo.


Il cinema è intrinseco di psicologia perché, con sapiente uso delle emozioni, si arriva al pubblico attraverso le interpretazioni degli attori, le situazioni che si trovano a vivere ma anche come essi si presentano è un biglietto da visita estremamente importante...La domanda che ti sto per fare può quindi rivelare molto di te...Se i tuoi capi più cari disegnati fossero dei film conosciuti, che titoli gli daresti?


Il titolo del film che potrebbero rappresentare gli ideali dei miei più cari capi sarebbe sicuramente “La Signora Harris va a Parigi", il film diretto da Anthony Fabia; è l'adattamento dell'omonimo romanzo di Paul Gallico. È ambientato nella Londra degli anni '50 e racconta la storia di una donna delle pulizie rimasta vedova, che finisce per innamorarsi di un abito di alta moda di Dior fino a essere ossessionata dal vestito. Decisa ad averne uno uguale, la donna si mette in viaggio alla volta di Parigi. Questo viaggio non cambierà solo la sua visione del mondo, ma anche il futuro stesso della Maison Dior.

La protagonista, grazie all'interpretazione di Lesley Manville, è l'incarnazione di sani valori e di equilibrio, in modo romanzesco e idilliaco. Un discorso sull'evoluzione della moda e del mercato di massa, alla fine degli anni Cinquanta, fornisce un contesto storico apprezzabile. Ada si abbandona a uno dei suoi sogni, teoricamente incompatibile con la sua estrazione sociale. Vuole comprare un vestito dalla maison Christian Dior a Parigi: la sua volontà, la sua capacità di fare breccia nel cuore di amiche e amici, le consentono il costoso viaggio nella capitale francese, ma le difficoltà non sono finite. Mi sono innamorata del personaggio perchè è tanto gentile, ma anche forte, vulnerabile, una persona molto autentica, molto onesta. La poetica che ha guidato Anthony è l'ottimismo: il film è un messaggio sulle ripartenze. Abbiamo bisogno di sogni adesso più che mai, perché ci sono tante sfide per noi. Quello che succede adesso non durerà per sempre: niente è per sempre, se puoi immaginare la positività, diventa possibile. Senza ottimismo, non puoi crearti un futuro migliore.

Al di là dell'idea dello scontro tra culture diverse, quella britannica e quella francese, “La signora Harris va a Parigi” sembra più che altro tra classi sociali: "In Inghilterra siamo ossessionati dalla divisione in classi, una cosa che comunque si trova in altre culture. Mi ha sempre affascinato mostrare chi nella società non è visibile."

Il tema della visibilità, vera o presunta, attraversa tutto il film: "C'è la modella di Dior che viene costantemente vista ma non vorrebbe, mentre al contrario l'aspirante attrice a Londra si trova nella situazione contraria. [...] Citiamo la filosofia di Sartre: apparenze, verità, il fuori e il dentro di una persona, tutte queste idee le abbiamo messe nel racconto. Il personaggio di Isabelle Huppert chiede a Mrs. Harris: ma dove indosserà mai quest'abito? Dove lo farà vedere?" Rientra in questo tema la rappresentazione della migliore amica di Mrs. Harris, una donna nera: "Non abbiamo forzato la mano per essere inclusivi o politicamente corretti. Queste amicizie esistevano sul serio. Queste persone erano altri invisibili, molti arrivarono dalla Giamaica e lavorarono nell'industria bellica, facevano effettivamente parte della società. Però tendiamo a non mostrarli." Amo la scena in cui lei entra a farsi prendere le misure per il vestito e tutti applaudono, perché è la sua prima vittoria. Lì comincia un nuovo capitolo della sua vita. È un momento tutto suo, la vittoria è aver trovato finalmente qualcosa per se stessa. Questo film incarna molto la filosofia dei miei capi, vorrei vestire donne coraggiose, donne che non hanno paura di mostrarsi per quello che sono e raggiungere ad ogni costo i loro sogni nonostante i dispiaceri che la vita possa farci vivere, la leggerezza dell’essere oltre tutto pur di vivere un sogno. I miei abiti sono abiti che incarnano i sogni di donne che vogliono prendere parte ad un sogno quello della realizzazione della propria vita che è unica e inimitabile.


Emanuela ha qualche collezione work in progress che è desiderosa di calcare la scena?

Al momento ci sono progetti top secret o sogni nel cassetto di cui ti va di parlarci?


Vedo che hai lasciato la domanda più scottante per ultima.. Diciamo che ci sono tanti progetti sul quale sto lavorando, sicuramente il percorso di crescita personale e interiore che sto seguendo da qualche hanno ha portato in me molte trasformazioni e un modo di vedere me e la moda diversamente, sicuramente in un senso più sostenibile ed etico.

Infatti nell’ultimo periodo più che su una collezione di più capi, sto dedicandomi nel creare capi su misura personalizzati per le mie clienti in modo singolo per determinati eventi seguendo sempre il mio “fil rouge” del senza tempo, ovvero abiti che possono essere rindossati ogni volta che si vuole senza essere fuori tendenza, poiché la mia ricerca è slegata dalla moda strettamente legata ai temi delle stagioni delle passerelle. Amo creare capi che potranno essere indossati per sempre o almeno è quello che mi prefisso di fare e non creare capi che poi dovranno essere chiusi nell’armadio per sempre. Tra l’altro sono sempre più addentrata nel mondo dell’insegnamento, amo trasmettere e condividere la mia passione per il creare e realizzare con i miei alunni che mi danno tante soddisfazioni. Di sogni ce ne sono tanti ma preferisco mostrarli direttamente in modalità realizzati. Posso dire di essere grata alla vita per quello che ho vissuto e realizzato fino ad adesso e sono pronta a creare sempre di più sotto ogni punto di vista. Grazie mille cara Elisa...per avermi dedicato questo spazio per dare voce alla mia persona.



Illustrazioni di Emanuela Alfieri



Profonde parole e profonde radici in una donna la cui sensibilità artistica, traspare non solo nelle sue creazioni che impreziosiscono il corpo...ma che non lasciano escluso il cuore.

Emanuela ci ha illustrato come si può amare una professione ed un settore, come può essere la moda, ma nello stesso tempo riconoscerne i punti critici per i quali la società e chi lavora all'interno di questo mondo, deve adoperarsi ed applicarsi.

Qualsiasi arte ha il dovere di evolversi al servizio di tutti, senza divisioni o esclusioni.

Assolutamente condivisibile il pensiero secondo il quale la cultura di ogni popolazione, deve essere salvaguardata per ricordarne costumi ed usanze, gli aspetti che la diversifica rispetto ad un'altra; se questo emerge attraverso la maestria ed il talento, deve essere motivo aggiunto di rispetto e di onore.

Una moda più accessibile, una moda che ingloba la diversità, la peculiarità, l'unicità, che rispetta il corpo qualsiasi esso sia. La moda al di là delle passerelle, veste chiunque e ovunque...sia che sia un capo appena lanciato che più datato; nella moda alla fine tutto ritorna...quindi tenetevi stretti anche i capi che non necessariamente sono all'ultimo grido...se ben fatti, vi torneranno sicuramente utili.

Una persona può fare moda sapendo la netta distinzione tra qualità e quantità, tra irripetibilità e duplicato, tra tradizione e appiattimento.

Ideologia produttiva sana, capace di andare incontro alle esigenze del consumatore ma che rispetti anche l'ambiente circostante, nel quale viviamo e del quale purtroppo sfruttiamo le risorse in modo autodistruttivo. Eppure sempre Dior affermava: "Se si prende la natura come esempio non si sbaglierà mai."

Questo succede perché non si pensa mai al poi...E' giusto vivere nel qui ed ora, ma che non sia una mera scelta egoistica senza nessun riguardo verso quello che lasciamo e lasceremo agli altri; la parola giusta è coerenza.

La moda non lo è sempre stata, vittima e carnefice al tempo stesso di scandali dai quali spesso sembra non saper star lontana...ma bisogna però riconoscerle che come tutti i mezzi più utilizzati per comunicare un proprio status sociale, un proprio pensiero, una propria scelta, una propria identità...questo è un rischio che ha saputo sempre accettare.

Esporsi porta abitualmente a piacere o non piacere, ad essere amati oppure odiati, ad essere supportati oppure esclusi...soprattutto in base al periodo storico in cui ci si trova...e se la moda è sempre un passo avanti, per capirla molti ci hanno impiegato del tempo.

Un passo avanti sono anche le donne napoletane, così intense e vere; il massimo esempio lo abbiamo con la Madrina di Napoli che rimane sicuramente la seducente Sophia Loren, forse l'attrice cinematografica napoletana più famosa e di successo di sempre; Carosello napoletano, L'oro di Napoli, Matrimonio all’italiana, Ieri, oggi e domani sono solo alcuni capolavori che contengono la bellezza della terra di Emanuela, quella stessa bellezza intrinseca di tradizioni della quale è sostenitrice.

Qualunque donna forte e autentica, ha bisogno di vestire capi che la distinguono e nel realizzare un'opera, abbiamo bisogno anche di immaginare gli innumerevoli modi con cui potrebbe venire realizzata; Emanuela dalla purezza e linearità architettonica, ci fa volare su morbidi tessuti che ricordano un sogno dalle basi solide ma che osa e si innalza...per vedere dall'alto tutto più chiaro.

La ringrazio per ricordare come la moda non sia altro che architettura adattata sul corpo e che molti stilisti sono stati e sono, prima ancora architetti.

Non mi meraviglia che abbia citato il primo designer della modernità e sensibile sognatore, quale era Paul Piret; liberatore della moda femminile anzi scandalosamente libera, i suoi tessuti giocavano attorno al corpo come un'onda leggera.

La donna non doveva sentirsi schiava dei suoi vestiti, ma padrona: la vita doveva essere intesa come una grande festa.

L'abito da sempre rappresenta lo spirito di chi lo confeziona, l'abito è un biglietto da visita che racconta come la percezione della realtà e della dimensione del creatore, si sviluppa e si snoda.

Ho percepito la dimensione di Emanuela anche quando mi ha citato Solo gli amanti sopravvivono, film al quale si è ispirata nelle sue creazioni...mi è bastato per comprendere il suo amore per le figure colte e piene della conoscenza di decine di vite e epoche diverse, come in questo caso, che rappresentano simbolicamente un amore unico e raro, quasi emarginato...in un mondo fatto di "zombie".

Torna la ricerca dell'unicità, del preservare un sentimento, un'idea, un valore, una diversità. Descriverei Emanuela, come pura passione...talmente profonda che se ne può vedere solo la punta dell'iceberg; l'insegnamento le darà modo di far scoprire alle persone che avranno la fortuna di trovarla sul loro cammino, i mezzi necessari per rendere la vita un puro atto creativo in costante progresso. La meravigliosa opera di istruire e tramandare la propria esperienza, diventa con lei pura poesia.

Non vi rimane che leggerla nelle sue creazioni.



Illustrazioni di Emanuela Alfieri



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Ph: Salvatore Marcello


Silk Skin Goddess Diamonds - Collezione PRIMAVERA/ESTATE 2024


Slegata dalle tendenze ma potente del concetto di unicità, questa nuova collezione firmata Emanuela Alfieri percorre il filone del senza tempo...regalando alle donne una seconda pelle preziosa come seta, che le avvolge trasformandole in divine creature, uniche e come tali meritevoli di splendere.

Le nuance scelte, sono il tocco di luce che ogni dea vorrebbe indossare...colori così vividi che si è pronte per entrare nell'Olimpo.


Truccatrice: Dafne Makeup Artist





Video: MonkeyLab







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