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CHRISTIAN SACCHETTI, AAATTORE CHE TI DOPPIA ...ANZI... TRIPlA

Aggiornamento: 11 apr 2023

Eccoci a noi con il quarto attore del cortometraggio Anima & Animus, girato per l'Accademia Nazionale del Cinema di Bologna.

In verità Christian è stato il primo che ho selezionato durante i casting visionati e scelto senza alcun indugio.

Appena visto recitare mi ha colpito la sua credibilità, la fluidità e la chiarezza della dizione data dal fatto che Christian ha studiato in accademia doppiaggio accanto a nomi come Rodolfo Bianchi e Francesca Draghetti.

La passione inconfondibile e quella luce differente negli occhi di una persona la capti, se hai sufficiente sensibilità nei confronti dei tuoi attori ed attrici.

Christian Sacchetti è una garanzia, ragazzo estremamente professionale e paziente, pronto ad ascoltare qualsiasi richiesta gli venga fatta sia sul set che al di fuori.

Giovane ma già con le idee chiare, fin da bambino imparava a memoria i dialoghi di tutto quello che guardava ed ogni occasione era buona per utilizzare una sedia come palcoscenico; saliva su di essa ed interpretava poi ciò che dicevano gli attori nei film.

Come tutte le persone piene di talento, Christian ha un impatto alquanto fulmineo sul pubblico ed è per questo che attraverso l'Accademia molte persone hanno notato la sua preparazione e lo hanno scelto per svariati ruoli.

Io personalmente, lo confermai per una parte piuttosto differente da quelle che gli erano state precedentemente assegnate, mettendolo alla prova assieme ad attori e attrici con un percorso già piuttosto consistente, ma questo ha solo che amplificato la sua estrema dedizione e bravura. Sono dell'idea che un buon regista debba aiutare i suoi attori ed attrici a crescere, a dare loro quella opportunità di emergere o di confermare le loro doti.

Dirigere è un mondo meraviglioso, che consente di instaurare splendidi rapporti non solo professionali ma anche umani. La sensibilità artistica di Christian trapela in ogni sua interpretazione come anche nei rapporti umani che instaura con chi lavora.

A mio avviso gli si prospetta un lungo percorso di successi proprio perché è un ragazzo che non si permette di scavalcare gli altri ma di affiancarli; le vere anime nobili sanno che non c'è competizione, ma solo cooperazione.


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Christian ha questa immagine da bravo ragazzo, ricorda molto gli attori di origini britanniche e scozzesi dove i capelli rosso ramato e quella classe particolare li contraddistinguono; basti pensare a Michael Fassbender, Benedict Cumberbatch, Eddie Redmayne, Rupert Grint, Sam Heugan, Kevin McKidd, Ewan McGregor, Charles Dance, Damian Lewis, Paul Bettany per citarne alcuni.

Non mi sento di limitare la sua figura solo a particolari generi, perché credo che il meglio debba ancora esprimerlo e per riuscirci, abbia bisogno di sperimentare.

Lo vedrei bene ad interpretare un brillante magizoologo inglese come in Animali fantastici con Eddie Redmayne, un supereroe mutante dei fumetti Marvel Comics, un giovane Jedi come in Guerre stellari, un giovane soldato britannico come in 1917.

La recitazione di Christian secondo me ha un potenziale pazzesco, un iceberg di cui si vede solo la punta.

Mi verrebbe da associarlo al bravissimo Edward Norton, capace di passare da un ruolo all'altro con una facilità sorprendente; ve lo ricordate in Schegge di paura con Richard Gere?

Giovane ed in uno dei suoi migliori esordi...semplicemente grandioso, oppure Il giocatore dove lo troviamo spalla a spalla con Matt Damon studente di legge e talentuoso giocatore di poker, come giocatore sporco ed un'imbroglione spericolato...tanto da coinvolgere il suo amico nei suoi debiti con gli strozzini.

Si consacrò poi, con ruoli ancor più memorabili come in American History X dove vestì i panni di un convinto e violento skinhead del neonazismo locale; ma l'apice nessuno se lo dimentica con Fight Club, che è considerato uno dei film più famosi del cinema, oppure un The Score dove interpretò un ladro ambizioso con accanto Marlon Brando, tra l'altro ultima sua apparizione, assieme Robert De Niro, senza dimenticarci del poetico e magico The Illusionist - L'illusionista.

L'immagine più posata e raffinata di Christian, non gli preclude di vestire i panni anche di figure meno rassicuranti e cristalline...anzi...

Credo che l'idea che il cattivo sia necessariamente da associare a determinate caratteristiche fisiche sia un pò superato. Basti pensare al film The Departed - Il bene e il male,

dove a Matt Damon è rilegato un ruolo che gioca proprio sulla sua integerrima apparenza, pur essendo corrotto e senza scrupoli. L'aria da bravo ragazzo, pur conoscendolo tutti come il genio ribelle è difficile cancellargliela...I tratti del viso sono angelici e a meno che non ricorra ad un trucco particolare che sconvolga la sua immagine, molti registi hanno giocato più sull'utilizzare questa apparente faccia pulita per nascondere un'indole differente che funzionava nei ruoli che gli venivano assegnati; così anche per Di Caprio che ha iniziato grazie al suo volto d'angelo, per poi ricoprire parti estremamente complesse dove il suo aspetto non è stato più un ostacolo, per mostrare una preparazione ed una bravura decisamente di livello.

Differente invece è la faccia di Jack Nicholson, tornando a The Departed, che sembra proprio nato per fare il cattivo, questo dato non solo dalla sua recitazione impeccabile, ma anche dai tratti del volto.

Particolari volti del cinema sono nati e vissuti grazie alla loro aria poco rasserenante ed incoraggiante, ma anche i contrasti sono decisamente d'impatto, anzi a dirla tutta nella vita solitamente è proprio così. Poi acquisita la piena maturità, i lineamenti e la figura di una persona possono adattarsi ed essere versatili per altrettante parti.

Il cinema consente trasformazioni attualmente dove spesso le caratteristiche fisiche non hanno alcun peso, data l'alta qualità fornita da truccatori e di chi si occupa di effetti speciali.

Christian ha 25 anni, età molto promettente se vogliamo citare giovani attori del panorama internazionale coetanei come Timothée Chalamet, Tom Holland, Dylan Minnette, Logan Lerman, Douglas Booth, Jacob Elordi.

Chalamet è stato vestito da Louis Vuitton per il red carpet degli Oscar 2022, con uno smoking nero ricamato in sequin nero ton sur ton e con bordi rivestiti di pizzo, pantaloni sartoriali e stivaletti in vernice total-black, mentre in questi giorni durante il Festival del Cinema di Venezia sfoggiava un look genderless rosso, realizzato su misura dal designer Haider Ackermann.

Jacob Elordi invece per gli Oscar, vestiva un elegante completo nero con giacca monopetto e papillon firmato Burberry, sagomato perfettamente sulla sua silhouette.

Non è novità che il red carpet dia la possibilità anche a giovani attori di sfoggiare look differenti, spesso ideati su misura per trasmettere ancor più la personalità o lo stile dell'attore stesso, oppure per stravolgerlo totalmente.

Sovente capita che attori dal look più trasgressivo e ribelle, indossino per l'occasione capi classici ed eleganti per creare quell'effetto di stupore in chi li segue e li ammira, proprio perché sono capi adottati raramente dalle suddette persone o al contrario osino per andar contro corrente al bon ton, quel codice che solitamente stabilisce le aspettative del comportamento sociale; la moda è questo, continuo cambiamento e stupore che esalta la fisicità e la personalità dell'individuo che veste, mentre il cinema fornisce "modelle e modelli" che si avvicinano più alle persone di tutti i giorni, ma con l'aggiunta spesso di un considerevole talento nella recitazione e nella comunicazione.

Non credo piacerebbero così tanto se fossero solo delle gradevoli statue da vedere...

Il fascino è dato da un insieme di requisiti, tra cui le nostre potenzialità.

Le persone diventano interessanti agli occhi altrui, laddove hanno qualcosa da dire e da lasciare...Forse l'aspetto che rende meno animata la moda, sta nel fatto che chi sfila con le creazioni indosso è più un sopporto che un simbolo, non ha quindi bisogno di mostrare alcuna emozione particolare se non richiesto specificatamente, perché programmato per un particolare contesto, scenografia o presentazione.

Ora le cose sembrerebbero cambiare anche sulle passerelle. Molti canoni sono stati abbattuti, c'è più "normalità" tolte rare eccezioni dove sono richiesti comunque specifici requisiti estetici di presenza.

I divi sono sempre stati reclutati come figure simboliche e con il fenomeno dell'emulazione, sono le celebrità a trasformare il tutto in spettacolo. Attualmente anche cantanti, star di Netflix splendono sulle passerelle e non solo star hollywoodiane e consanguinei.

Amo il cinema perché rappresenta l'equilibrio perfetto tra il gradevole e il talentuoso, tra la sensualità e la profondità.

Svariati attori sono stati prima modelli vedi Mark Wahlberg, ingaggiato da Calvin Klein come modello di intimo, idem per Ashton Kutcher; Josh Duhamel che ricordiamo in Tranformers, venne eletto modello dell'anno e l'altro finalista era proprio Ashton Kutcher.

Jamie Dornan conosciuto principalmente per Cinquanta sfumature di grigio, nero e rosso è stato un supermodello che ha posato per Dior ed Armani ma anche testimonial di brand come Hugo Boss, Dolce & Gabbana, Calvin Klein, Diesel, Abercrombie & Fitch, John Richmond, Hogan e tanti altri.

E poi Channing Tatum e Kellan Lutz ma la lista è lunga ed attualmente anche chi non è partito dal settore della moda, finisce con lo sperimentarlo dato che tantissime attrici ed attori si sono prestati e si prestano a numerose sfilate, rendendole memorabili e iconiche; basti pensare all'indimenticabile sfilata di Prada che ha visto protagonisti Willem Dafoe, Gary Oldman, Tim Roth, Jamie Bell e Adrien Brody per la collezione autunno-inverno 2012-2013.

Recentemente gli attori Kyle MacLachlan, Asa Butterfield E Jeff Goldblum hanno sfilato per la collezione Autunno/Inverno 2022-23 di Miuccia Prada e Raf Simons, rappresentando secondo la loro visione dell'uomo di oggi.

Chissà che non vedremo anche Christian prossimamente vestito da qualche geniale stilista, nella promozione di futuri progetti o ad eventi che possano consacrarlo, frutto della sua passione e della sua dedizione...Vedo la cosa estremamente fattibile considerando che le qualità per farlo le possiede. Ora come qualsiasi bravo esploratore dell'anima, superiamo la sua aria da bravo ragazzo per sapere cosa si nasconde dietro quegli occhi gentili ma non meno desiderosi di arrivare a toccare gli altri.


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Christian Sacchetti è un doppiatore ed attore italiano.

Con una grande passione per il calcio praticato per anni, ed un padre ex giocatore professionista, completati gli studi di ragioneria, all'età di ventun anni si iscrive all'Accademia Nazionale del Cinema di Bologna per studiare doppiaggio accanto ai docenti Rodolfo Bianchi e Francesca Draghetti.

Attraverso i provini organizzati dall'Accademia, gli si presenta l'opportunità di mettersi in luce in molteplici cortometraggi di registi emergenti: "Viraha", "Go On","Chantal", "Alix", "Flow", "Fame", "Fiamma" , "L'inquilino del secondo piano", "Attenzione alla testa", "Green Jogging" sono solo alcuni dei lavori in cui Christian compare in differenti ruoli.

Entrato in una compagnia di teatro a Cesena, porta in scena due spettacoli: il primo racconta gli avvenimenti della passione di Cristo, dove interpreta Caifa, uno dei sacerdoti che ha condannato Gesù; nel secondo, "L'assassino è il maggiordomo" un adattamento ed elogio di Cluedo, ha ampio spazio d'azione per mostrare la sua poliedricità curando la narrazione, ma anche interpretando un automobilista, poliziotto e testimone di Geova, il tutto con cambi d'abito piuttosto celeri. Previsto un nuovo spettacolo in fase di lavorazione.

Attualmente Christian si muove nell'ambito del doppiaggio e della recitazione per arricchire il suo curriculum e le sue competenze, con progetti di prossima realizzazione.




Christian è un ragazzo che si distingue per la sua incessante forza di volontà e passione verso i suoi talenti, che coltiva perché è consapevole che solo attraverso essi potrà raggiungere i suoi obiettivi e sogni; l'onestà ed il rispetto verso l'altrui impegno, potrà solo che renderlo un perfetto professionista. Molti sfidano il mondo con arroganza e tracotanza, ma Christian ha scelto la strada della gentilezza e dell'umiltà. Spesso è il mondo a trasformare le persone in esseri privi di adeguato tatto o siamo noi a decidere con quale modus vogliamo affrontare realmente la vita? Nessuno è obbligato ad imbruttirsi laddove non lo volesse e credo che preservare anime ed artisti come lui sia di fondamentale importanza, per lavorare in un clima di piacevole collaborazione, di supporto reciproco e di comprensione. L'attore in fin dei conti deve ascoltare il regista ed il regista deve saper ascoltare l'attore, anche quando esso non parli.


Christian, la moda rompe spesso le regole a dimostrazione che possiamo indossare qualcosa che ci renda unici e ci faccia emergere in modo del tutto personale.

Qual è il tuo approccio con la moda e come la vivi? Hai mai avuto desiderio di indossare specifici abiti, nel vedere alcuni attori con capi disegnati da grandi stilisti?


Da sempre il mio stile nel vestire è dettato da quelle che sono le situazioni...e come potrebbe non esserlo.

Mi piace stare comodo quando sono in relax: scarpe da ginnastica, felpa/t-shirt in base a quella che è la stagione, giacca di pelle o piumino; abbigliamento pratico per cose semplici e abituali.

Quando il contesto cambia, sono il primo a mutare stile; pranzi/cene, matrimoni, anche colloqui di lavoro o comunque momenti particolari, sono le occasioni in cui provo piacere ad indossare outfit più eleganti (abbigliamento per cui, lo ammetto, ho un forte debole) rimanendo sempre sul classico: camicie, giacche, cappotti lunghi, scarpe da cerimonia.

Per il mio abbigliamento di tutti i giorni non ho mai avuto gusti o preferenze particolari; quando provo una cosa mi guardo allo specchio, se mi dona allora ok, se non esalta la mia figura, allora passo ad altro.

Parlando invece di outfit eleganti, è proprio su questo che il mio occhio cinematografico dedica più attenzione; mi vengono subito in mente i capi indossati da Di Caprio e colleghi nel film The Wolf of Wall Street, film appunto che racconta di un’epoca, gli anni '80- '90, dove il cosiddetto “power suit” era ritenuto simbolo di personale successo, indispensabile per l'impatto sulle persone, soprattutto per gli uomini d’affari.

Ciò a cui si puntava, era di folgorare i clienti anche attraverso il proprio outfit, e non solo i clienti. Se si osserva, ad inizio film, il primo abito indossato da Di Caprio, che allora era solo un apprendista, risulta il classico completo reperibile facilmente da Zara, outfit assolutamente di buon livello, ma nulla di particolarmente ipnotico.

Quando poi col tempo riesce a raggiungere i suoi obiettivi, seppur in modo disonesto, il suo outfit fa un salto di livello e dal semplice "Zara", passa a completi più appetibili per coloro che all’epoca volevano dimostrare il loro status, vizio che ci siamo portati fino ai giorni nostri.

I capi che indossa successivamente sono firmati Armani, l’alta sartoria Saville Row, Gucci...giganti per cui si ha solo che l’imbarazzo della scelta.


Ormai l'età non pone limiti nello stile, a riprova tantissimi attori ed attrici giovanissimi ma spesso con look decisamente azzardati o che gli conferiscono un'aria più adulta rispetto la loro età; i tempi cambiano, le generazioni pure, l'impatto con i media e tutto quello che ruota intorno al mondo dell'immagine si è espanso in modo ormai irreversibile. Avere un look che susciti un'intensa emozione sul pubblico è alla base di un lavoro stilistico ben riuscito. Cosa ne pensi di tutto questo e del fatto che seguire una tendenza, abbia così importanza tra molte persone per sentirsi parte della società stessa?


Sono assolutamente d’accordo che a livello cinematografico il look di un attore debba colpire il pubblico...la recitazione è anche immagine.

Chi recita deve farlo attraverso il proprio aspetto, per far comprendere la sua classe sociale, da dove proviene, o cosa gli sia capitato.

Ormai, dopo anni e anni di continua evoluzione, gli stilisti hanno raggiunto un livello di inventiva stratosferico e da quando sono nati i social media, dove tutti possono vedere i lavori di altri in ogni parte del globo, è diventato impossibile non rimanere influenzati dallo stile di persone che sono costantemente davanti alle telecamere.

Per certi versi i social sono stati una benedizione, hanno permesso a tante persone di farsi conoscere e di esprimere il loro talento e la loro passione; in un epoca dove tutti vedono tutto, questo scatena una nuova moda ogni giorno, moda che le masse tendono a seguire.

Sarò molto sincero: trovo abbastanza ridicolo il pensiero che per sentirsi parte della società, le persone debbano seguire le influenze dei media.

È giusto prendere esempio e spunto da altri, cosa che si faceva anche prima dei social; mi capita anche a me per i miei lavori, sogni e passioni, ma bisogna sempre ricordarsi del forte distacco che c’è tra social media e realtà; i social non sono la realtà.

Seguire le masse e copiare gli altri non porta, personalmente parlando, proprio a nulla.

Sono le nostre qualità e le scelte che prendiamo che determinano chi siamo all’interno della società, non quelle degli altri.


La cura degli abiti soprattutto all'interno di rappresentazioni teatrali o cinematografiche di argomento storico è fondamentale; la realizzazione di costumi d’epoca è un'arte piuttosto complessa perché richiede di attenersi ad usi e abitudini del tempo, ed alcune epoche portano con se abiti piuttosto elaborati; quali sono i film che secondo te rappresentano al meglio questa incredibile e meticolosa accuratezza? Ce ne sono alcuni che ti hanno fatto desiderare di voler essere proprio in uno specifico periodo storico, per calarti nei panni di un determinato personaggio?


Altroché. Ora, ricordando che appartengo alla generazione Post-Millennials, i film storici che mi hanno colpito di più sono stati Il Gladiatore e Alexander che vidi per la prima volta a scuola, che racchiudono al loro interno una precisione stilistica e costumistica a dir poco paurosa. Armature, armi, abiti da uomo e da donna sia per plebei, per nobili e soldati sono di un’accuratezza unica. Un altro che mi viene in mente, nonostante sia una storia inventata è Troy. Io sono un appassionato di mitologia greca, sarebbe bello per me poter recitare in una rappresentazione di quel periodo dove vi è un determinato stile di vita e di credenze.

Un film western/drammatico contemporaneo che amo è Revenant, con costumi del 1800 creati alla perfezione e poi, anche se sono ritenuti più commedie che film storici, voglio comunque citare i film di Bud Spencer e Terence Hill come “Trinità” e il suo seguito, o “Dio perdona...io no”, anch'essi western; abiti di una precisione eccellente che ti fanno venire voglia di diventare un cowboy.


Tra i set nei quali ti sei trovato a lavorare, quali sono quelli in cui la tua immagine ha richiesto una preparazione maggiore ed è stata stravolta a fini scenici e costumistici?


Il set più caratteristico a livello di costumistica è stato probabilmente “Go on”, ambientato in epoca medievale; ho interpretato un prigioniero incarcerato in un sotterraneo insieme alla sua compagna. Gli abiti ricreati per l'ambientazione, erano “semplici”: tunica lunga una cintura, calze lunghe e scarpe dell’epoca.

Un altro invece che per il trucco ha richiesto parecchio tempo è stato “Viraha”, dove ho impersonato un ragazzo affetto da cancro, per cui con il trucco abbiamo dovuto eliminare la presenza delle sopracciglia, sbiancato il viso, apportato al contorno occhi una colorazione più adeguata.


Quali sono le figure maschili che ti hanno ispirato nella recitazione e quali reputi icone di stile?


Un idolo recitativo in particolare non l’ho mai avuto, ce ne sono alcuni da cui prendo spunto o esempio, ma non uno preferito.

Gli attori che ammiro maggiormente sono il già citato Di Caprio, Christoph Waltz, Russell Crowe, Will Smith, Jack Nicholson, Al Pacino, De Niro, Christian Bale, tutti attori che stimo molto per la loro versatilità. Ho apprezzato tantissimo anche Eddie Murphy, Jim Carrey per le loro commedie esilaranti.

Tra quelli italiani che preferisco invece, nomino Abatantuono, Favino, Benigni e Pannofino anche loro molto versatili all’interno dello spettacolo generale. Mi piacciono gli attori che sanno essere poliedrici, non solo davanti alla cinepresa, ma anche come doppiatori o a teatro.

Per quanto riguarda lo stile, un attore che di sicuro si differenzia per gli abiti e il look sia in scena che nella vita reale è sicuramente Johnny Depp.


Christian tu nasci come doppiatore...quindi comprendi benissimo che il suddetto ruolo per quanto importante nel nostro paese, rimanga a svolgere la sua funzione dietro le quinte mentre l'attore domina la scena; sulla scia di ciò, mi spiegavi come spesso sia di fondamentale importanza che un doppiatore dimostri preparazione anche come attore. Quali sono le differenze che hai riscontrato e quanto incide l'immagine nel momento in cui uno decide di lavorare anche attraverso essa?


Non mi stancherò mai di ripeterlo:il doppiatore è un attore in tutto e per tutto!

Chi vuole fare il doppiatore deve essere prima di tutto attore, poiché il doppiaggio altro non è che una ”specializzazione” dell’attore.

Le uniche differenze che vi sono tra i due, sono il luogo in sui si lavora.

Molti pensano che basti gridare fermo immobile davanti ad un microfono e che il gioco sia fatto. Il doppiatore deve seguire con lo sguardo e anche con il corpo qualunque cosa faccia l’attore che si sta doppiando, e allo stesso tempo seguire anche ciò che accade intorno all’attore. Ho visto diversi aspiranti, come lo sono io, entrare e uscire continuamente dal loro personaggio ed in scena, solo quando dovevano dire la battuta. Ma quando si doppia, se si vuole lavorare bene bisogna doppiare non solo le battute, ma anche lo stato d’animo, le espressioni facciali, dove viene volto lo sguardo, le movenze...insomma, bisogna RECITARE!


Come riesci a mantenere ben salda la tua identità, pur sapendo che ne dovrai interpretare tante altre spesso distanti dal tuo modo di agire e di pensare? Credi che la sensibilità artistica di alcuni attori li porti poi a smarrirsi per questo?


Dipende cosa si intende per “smarrimento”. Un attore professionale sarà sempre in grado di mantenere separate le personalità, sia quelle dei suoi personaggi che la sua, perché sa che quello non è altro che il suo lavoro. Si vedono ogni tanto attori che rimangono influenzati dai personaggi che interpretano e da cui traggono ispirazione per compiere azioni benefiche nella vita reale; ruoli che hanno dato loro coraggio e li hanno resi più sicuri, sono stati determinanti nel comprendere problematiche e fatti, di cui non erano particolarmente a conoscenza o documentati in modo approfondito. Nasce così l'iniziativa per svariate tematiche attuali:i diritti delle donne, l’omofobia, il razzismo, la politica, la povertà, la difesa ambientale e animale.

Come smarrimento in senso negativo penso agli attori che una volta arrivati al successo, si lasciano andare a vizi come droga, alcool o allo sperperamento del loro patrimonio; spesso accade...e questo è un peccato. Per quanto riguarda me, so benissimo chi sono e cosa voglio e come detto prima, chi affronta questo lavoro con professionalità e dedizione, valendosi del talento, riuscirà sempre a scindere.


Nel cinema è il profilo psicologico che dovrebbe solitamente prendere la meglio sull'estetica, ma non in tutti i contesti risulta così e non in tutti i ruoli.

Se un personaggio si è stabilito che sia vanesio, superficiale, poco incline alla riflessione e all'introspezione ed il contesto non richiede un profilo psicologico troppo elaborato, può svolgere la sua utilità semplicemente con la sua presenza. Preferisci quando è l'immagine del personaggio a prevalere o il suo profilo psicologico? Forniscici se puoi degli esempi tangibili pensando ai film che hai visionato.


Preferisco di gran lunga quando è il profilo psicologico, la pura interpretazione a prevalere. L’immagine è parte della recitazione, ma senza qualcuno che sappia rappresentare quell’immagine a dovere, la cosa si risolve nel nulla.

Alla fine, che si tratti di esprimersi attraverso la proprio immagine mi va anche bene, ma bisogna far comprendere a chi ti sta guardando cosa stai interpretando.

Una parte che ho amato tantissimo per il suo profilo psicologico è stata quella del matematico John Nash, protagonista di “A Beautiful Mind” interpretato da Russell Crowe, un personaggio che esprime se stesso e tutto ciò che gli accade solo attraverso i numeri.

La costumistica è sempre fondamentale in ogni genere; un ambito dove questo ha notevole importanza è di certo quello fantasy, dove vi sono personaggi frutto della creatività, mondi totalmente inventati e dove chi dirige deve plasmare le identità partendo da zero, vedi saghe come Il signore degli anelli o gli universi supereroici.


Il Christian di adesso ha fatto esperienze formative che lo hanno perfezionato ed introdotto sulla strada della grande passione recitativa: sogni e progetti futuri che vorresti concretizzare.


Tutto ciò che mi viene in mente è...quante più cose possibili!!!

Voglio poter realizzare un'infinità di progetti, sia davanti ad una cinepresa che dietro ad un microfono.


Concludo facendoti la stessa domanda che ho fatto al tuo collega Francesco Primavera sul set di Anima & Animus...È interessante porre a confronto certe risposte, ovviamente senza anticipare nulla agli altri...Quanto ti è piaciuto interpretare il personaggio? Il fantasy, che sia più drammatico o meno, è uno dei massimi esempi di come la costumistica sia essenziale e determinante. Ti entusiasma l’idea di ricalarti prossimamente negli stessi panni e chissà forse per un lungometraggio?


Assolutamente si, ormai mi ci sono affezionato; una sceneggiatura in cui si mischia il fantasy, che adoro tra l'altro, con problematiche legate all'attualità.

Parlando del mio ruolo, è stato di certo quello in cui ho potuto dare massimo sfogo attraverso rabbia, arroganza, presunzione, scetticismo...sostituite poi in seguito dalla paura e dal rimorso, emozioni che il mio personaggio vuole rigettare e nascondere ma che poi dovrà accettare.

Mi è piaciuta tantissimo la figura di Leonardo, molto lontana da ciò che sono io nella vita reale; se vi fosse la possibilità di riprenderlo, questa volta in un lungometraggio, sarebbe favoloso. Non vedo l’ora.


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La sensibilità e la profondità d'animo di Christian sono tangibili dopo le sue risposte; toccare l'anima delle persone attraverso un'interiorità piuttosto sviluppata, richiede un livello di predisposizione al prossimo differente. Questo lo si evince dal momento in cui il lato psicologico secondo Christian, fà da padrone sulla scena e condivido il pensiero su tutta la linea. L'immagine deve essere al servizio del personaggio e prima tra tutto, deve essere comunicata la sua personalità, le sue inclinazioni, le sue emozioni e le sue abitudini.

Il cinema racconta ed è per questo che il lato visivo deve essere curato tanto quanto la colonna portante, che è il contenuto. Di immagini belle ne siamo saturi, di video splendidi ne siamo sommersi ma che abbiano poi un valore e dei contenuti validi, il numero si riduce drasticamente. Forse per chi viene come me dalla fotografia, l'essenza vitale della comunicazione è vivida; uno scatto deve contenere tutte quelle informazioni, sensazioni ed emozioni che un video avrebbe tempo di raccontare in modo più diluito ed il movimento ne accentuerebbe le dinamiche. Parliamo di un solo istante che deve racchiudere un'intera storia...capite la complessità; molti registi sono passati prima dalla fotografia e credo che sia essenziale per maturare un approccio completo e soddisfacente. Solitamente il passaggio avviene quando si ha necessità di comunicare attraverso la parola, il movimento e gestendo il tempo.

Film in cui il lato psicologico ha predominato e trascinato gli spettatori, lasciandoli completamente coinvolti, ve ne sono diversi e Christian ci ha ricordato l'indimenticabile The Beautiful Mind; come non citare Joker con Joaquin Phoenix, un film dove la bellezza delle immagini e superata da un'interpretazione memorabile ed avvincente; un attore capace di rendere il tormento interno tanto palpabile da procurarne a chi lo guarda; e poi abbiamo: La donna che visse due volte, Marnie, Psyco, Arancia Meccanica, Qualcuno volò sul nido del cuculo, Il silenzio degli innocenti, Fight Club, Ragazze Interrotte, Memento, American Psycho, Insomnia, Mulholland Drive, Donny Darko, L'uomo senza sonno, Il cigno nero, Shutter Island, Inception, Melancholia, Split, Gone Girl – L’amore bugiardo, La donna alla finestra...per citarne solo alcuni, quelli che hanno avuto grande riscontro sul pubblico.

La psicologia umana è complessa quindi riuscire a navigare attraverso la mente fino a coinvolgerla in prima persona è il dono dei registi più capaci; tanto più sono complesse le dinamiche interne ed i profili dei personaggi, tanto più una persona avrà da mettere in discussione se stessa, le sue valutazioni, le sue percezioni, le sue esperienze, le sue opinioni e convinzioni. Normale quindi che di fronte a film di tale peso non potremmo sorvolare godendoci solo le immagini, ma dovremmo avere un vero e proprio faccia a faccia con noi stessi, spesso motivo di timori e paure. Le profondità fanno paura ecco perchè molti preferiscono la superficie, ma ahimè il caso vuole che a durare nel tempo è l'aspetto psicologico e ciò che fà presa su di esso e non il solo involucro; noi siamo in tutto e per tutto la nostra mente, anche quando crediamo di allontanarci da essa. Da questo mi riaggancio all'importanza espressa da Christian di saper recitare per poter doppiare, infatti se riflettete su ciò, il doppiatore altro non è che la voce interiore di chi si muove su schermo e per essere la voce interiore, bisogna saper interpretarla in prima persona attraverso azioni e situazioni. L'esperienza potrà poi dare il necessario bagaglio per riproporlo su altre persone; in sunto se non provi un'emozione o un sentimento reale, non puoi riproporlo in modo credibile. Toccante quindi pensare a quanto sacrificio Christian abbia speso per completarsi almeno la metà di quello che otterrà a fine del suo intero percorso artistico...soprattutto per chi ne percepisce l'intensità e io che l'ho diretto sul mio set l'ho percepita con i miei occhi e vi garantisco che non c'è gratificazione più forte di vedere ciò che hai scritto prendere vita attraverso la bravura di chi non solo si limita a leggere, ma di chi diventa un pezzo del tuo sentire. Volerai in alto e raggiungerai il maggior numero possibili di menti e spiriti, perché sono certa che attraverso il tuo lavoro tu possa esser ricordato come un uomo dalle straordinarie capacità.


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