Francesco PRIMAVERA, la voce del ruggente fascino
- Elisa Nori

- 27 mag 2022
- Tempo di lettura: 19 min
L'incontro tra me e Francesco Primavera è avvenuto nella sua città natale ed anche capitale del Cinema italiano, ovvero Roma. Abbiamo iniziato ad interagire e recitare sul set di un mio progetto in fase embrionale intitolato Henty e da li è partita un'amicizia, che ci lega da ben quattordici anni.
Dopo essere stato scelto da me per uno dei ruoli del cortometraggio Anima & Animus, girato per l'Accademia Nazionale del Cinema di Bologna, mi ha supportata per la selezione delle attrici che mi occorrevano per chiudere il cerchio dei casting.
La professionalità e la serietà di Francesco sul lavoro sono indubbie, date anche dalla sua esperienza e dall'immancabile capacità di mettersi sempre in gioco.
Il suo carattere deciso e risoluto, che traspare in particolar modo dallo sguardo ma anche dalla presenza scenica, si adatta bene soprattutto nel Thriller/Azione o Giallo/Poliziesco.
Personalmente vedrei senza problemi Francesco nel ruolo del malavitoso alla Tony Montana in Scarface di Brian De Palma, film che con i suoi gessati, camicie aperte e colletti sempre all'esterno è entrato tra i memorabili, oppure in un personaggio come l'investigatore J.J. Gittes in Chinatown di Roman Polański, dove i completi a tre pezzi dal tweed al gessato al bianco immacolato, lo rendono esempio di buongusto e classe.
Conoscendo la natura ed il temperamento di Francesco, non posso non pensare anche ad un Marlon Brando, il ribelle di Hollywood, che con uno stile camaleontico dal Jeans, T-Shirt bianca e giubbotto di pelle (rese la giacca di pelle un must per i giovani), poteva passare tranquillamente alla giacca abbottonata con rever a lancia, brillantina nei capelli e nodo della cravatta stretto.


Se dovessi invece citare attori italiani a cui sicuramente Francesco si ispira quando vuole far emergere il lato più nostrano della vita, con le sue imperfezioni ed anche peculiarità, riproponendo un contesto tipico della sua terra...i nomi che subito emergono nella mia mente sono quelli di Vittorio De Sica, Alberto Sordi e Gigi Proietti.
Nel quartiere dove è nato Francesco e tutt'ora vive, tra Valmelaina e Tufello, proprio dietro casa sua Vittorio De Sica girò Ladri di biciclette.
Quella scena è stata riproposta come regista da Francesco, in bianco e nero con le medesime inquadrature, nella serie web Dio li fa poi li assiema.
Questo ha attirato l'attenzione di Unomattina, che ha dedicato un bellissimo servizio in cui proponeva le immagini alternate della scena originale, con la scena che Francesco aveva girato. Nello stesso quartiere per lungo tempo ha vissuto Gigi Proietti, che dal contesto stesso ha assorbito tutti i modi di fare del romano popolare, riproponendoli nella sua arte e nei suoi spettacoli. Dopo la sua morte un murales è stato dipinto su uno dei palazzi in memoria della persona e dell'artista che abitavano in lui.
Tornando alla recitazione di Francesco, la sua immagine si presta anche per film storici, dove i suoi lineamenti sono fortemente interessanti per dar vita ad un generale, un condottiero o un capitano; veri attori devono tutto alla mimica, ai tratti somatici e all'espressione del volto.
Nel genere fantasy può benissimo accostarsi vestendo i panni del valoroso ed intrepido guerriero, o al contrario di una figura più sapiente ed illuminata, sfruttando la sua capacità espressiva che spesso è richiesta in intervalli più prolungati del parlato.
Sappiamo che bucare la camera anche solo con lo sguardo, non è virtù di qualsiasi attore.
Ho scommesso senza ombra di dubbio su di lui, perché abile e preparato nell'eccellere in ruoli molto differenti l'uno dall'altro, nel mio caso per un genere drama/fantasy.
Può apparire rude ed aggressivo se imposto dalla sceneggiatura, ma sa trasformarsi anche all'occorrenza nel suo opposto, facendo emergere il suo lato comico e sarcastico oppure servirsi di toni seri, riflessivi, mesti laddove un genere drammatico lo richieda.
L'ho percepito subito che era perfetto nel ruolo che gli dovevo affidare; non ho avuto alcuna esitazione o cambio di opinione, ne avrei accettato qualcun altro.
La versatilità è una dote estremamente importante e Francesco oltre questa, vanta ed amplifica la sua bravura attraverso una voce dal forte impatto ed accattivante, perfezionata attraverso anni di lavoro con il doppiaggio, similare a quella del grande Luca Ward.
Dirigerlo rimane piacevole ed estremamente immediato, essendo che la concentrazione che investe è massima. Quando lavora, sa che è li per fare ciò che ama di più ed interpretare nel migliore dei modi la parte, perché il regista possa ottenere il risultato sperato.
Unite queste due componenti, otteniamo un Francesco dal grande carisma e fascino che può interpretare personaggi più moderni, fino a rivestire ruoli di altre epoche senza alcuno sforzo, se non quello della dedizione e della passione.
Proprio perché spesso dominanti, le figure maschili nel cinema hanno anch'esse bisogno del supporto di una moda che comunichi ed accresca tutte le caratteristiche comportamentali e sociali degli individui che si vanno a rappresentare.
Errato quindi associare la moda come un'esclusività femminile, anzi...con il tempo la maggioranza degli uomini sono diventati sempre più curati, alcuni dei veri e propri narcisi.
C'è una richiesta e delle pretese ancor più puntigliose ma canoni meno rigidi rispetto il passato, anche se uomini ricercati, eleganti e dal bell'aspetto non sono mancati volgendo lo sguardo indietro.
Come massima ispirazione per la moda contemporanea abbondano i dipinti rinascimentali, le statue classiche, la fotografia ed il cinema che si incontrano e si uniscono con essa, in un abbraccio di creatività ed unicità.
Ora come ora, vuoi per una società con idee differenti e contesti altrettanto variegati, la moda cinge più generi che vivono alla luce del sole, anziché nascondersi come spesso succedeva in passato, creando anche un concetto di femminile e maschile amalgamato ma allo stesso tempo libero da preconcetti e imposizioni, non per forza diviso in compartimenti stagni.
La moda ha comunque da sempre combattuto per mantenere la sua natura ribelle e anticonformista, proponendo un'arte un passo avanti a quello che poi sarebbe venuto.
Ci sono look maschili nel cinema che hanno fatto la storia ed hanno condizionato intere generazioni. Basti pensare ad American Gigolò di Paul Schrader, dove Richard Gere esibisce un guardaroba che, impresso nella mente di tantissima gente, diviene un autentico lancio internazionale della linea ready-to-wear di Armani.
Il grande Gatsby diviene anch'esso di ispirazione, sia che si tratti della versione di Jack Clayton con Robert Redford o quella più recente di Baz Luhrmann con Leonardo DiCaprio.
Nel 1974 gli abiti vennero disegnati da Ralph Lauren e nel 2013 da Miuccia Prada e Brooks Brothers.
Giacca, pantalone e gilet fanno storia ed il il completo bianco da cocktail, con cravatta gialla ma anche il completo di cotone rosa con fazzoletto nel taschino diventano un'emblema, un simbolo d'eleganza.
Ricordiamo anche 007 Skyfall di Sam Mendes, dove Daniel Craig indossa capi griffati Tom Ford. Che sia uno smocking o un look più casual, Bond trasuda sicurezza e disinvoltura ed è proprio pensando alle più improbabili situazioni ed acrobazie che avrebbe incontrato nel film l'attore, che lo stilista ha prodotto di conseguenza gli abiti.
Indimenticabile La febbre del sabato sera di John Badham dove brillantina, pantaloni a zampa e vita stretta, camicie dal mega colletto hanno segnato un'epoca; tanti uomini almeno una volta hanno sognato di essere Tony Manero, ed alcuni hanno sfoggiato look disco decisamente azzardarti ed eccentrici, come la moda di allora chiamava fare.
Sulla stessa scia Grease, che pur dopo molti anni continua a colpire, ispirando mode e tendenze anche nelle generazioni più recenti.
Jeans, giacca d'aviatore in pelle ed occhiali Ray Ban dettano legge in Top Gun di Tony Scott,
mentre la infrangono gli “assassini con stile” di Pulp fiction e Le Iene, di Quentin Tarantino.
Massimo esempio di cinema e moda lo abbiamo con A Single Man e Animali Notturni con regista Tom Ford, dove la figura maschile viene messa in discussione e l'impeccabile cura dei particolari e degli abiti non manca. La costumista di Animali Notturni è Arianne Phillips che ha lavorato per altri famosi film tra cui tra cui Il corvo che, grazie al protagonista e al suo look, ha dato vita a personaggi maschili più dark.
Tornando in Italia e più precisamente a Roma, da sempre prediletta dai registi, non posso sottrarmi dal citare qualche titolo dei tantissimi capolavori realizzati totalmente o in parte al suo interno, che hanno fatto la differenza anche per gli abiti e i costumi.
Essa racchiude tesori storico-artistici inestimabili ed è in questa città che il primo studio dedicato all’industria cinematografica ovvero Cinecittà, vide la luce.
Come dimenticare La Dolce Vita di Federico Fellini, dove il bagno della bellissima attrice Anita Ekberg nella Fontana di Trevi, lo rese un luogo indelebile, iconico.
Grazie a quella scena, che rimase impressa nella storia del cinema, il monumento romano diventa il palcoscenico ricreato in seguito da molti altri, anche se nessuna imitazione avrebbe potuto o potrebbe eguagliare la scena originale.
Altri luoghi percorsi da Fellini nel suo film sono Via Veneto, Parco degli Acquedotti, le Terme di Caracalla, Piazza di San Pietro, Palazzo del Quirinale, Piazza del Popolo, la Chiesa di San Giovanni Bosco...fino a spingersi in zone più limitrofe come la Villa Giustiniani Odescalchi a Bassano di Sutri, utilizzata anche da registi come Roberto Rossellini e Luchino Visconti; terminiamo poi con la scena finale sulla spiaggia di Passoscuro, sul litorale romano.
L’abito scuro a due bottoni indossato con camicia bianca e cravatta sottile nera e l’abito bianco del finale indossato con camicia nera, hanno fatto di Marcello Mastroianni il simbolo dell’italianità e dell'eleganza; la tradizione sartoriale italiana, celebrata dai svariati marchi, attraverso uomini come lui si fregia di un punto di riferimento ben chiaro.
Piero Gherardi, scenografo e costumista di fama, architetto e arredatore di professione, ha segnato un'epoca del cinema con i suoi costumi oltre che esser stato una delle punte di diamante di Fellini. Questo a sottolineare ancora una volta come la moda si leghi anche all'architettura in modo significativo e influenzi ogni settore, ispirandolo. Gherardi è stato candidato sei volte al premio Oscar e lo ha vinto la prima volta nel 1962 con La dolce vita e la seconda nel 1964 con Otto e mezzo.
Passiamo a Vacanze Romane di William Wyler con Audrey Hepburn e Gregory Peck a bordo del mito Vespa, che consacrò proprio così la sua fama.
Il Cinema è divino perché finestra di visibilità e di opportunità infinite, che ha permesso a molti di arrivare dove sono ora e tutt'ora lo permette se dotati di capacità, di perseveranza e talento.
Qui vediamo Palazzo Brancaccio, Palazzo Barberini, Piazza della Repubblica con la Fontana delle Naiadi, il Foro Romano, il Colosseo, Piazza di Spagna, l'Altare della Patria, Castel Sant’Angelo e la famosissima Bocca della Verità.
Audrey Hepburn non si fece confezionare un capo per il red carpet degli Oscar ma per l'occasione, chiese a Hubert de Givenchy di modificare l'abito di pizzo bianco disegnato e confezionato dalla costumista Edith Head: nasce così una stella del cinema e una diva della moda anni '50.
L'abito fu ribattezzato“lucky dress” per la vittoria, mentre il Time lo elesse come uno dei capi più belli visti sul red carpet degli Accademy Awards.
Gregory Peck invece, elegante o meno formale possedeva il merito di saper indossare qualsiasi abito, grazie a quella che venne definita “aura” raffinata ed unica.
Altro film che ha fatto la storia del cinema italiano e che ha vinto, tra gli altri, il premio per i migliori costumi è Il marchese del Grillo di Mario Monicelli. Anche se molte scene sono state girate in varie città oppure ricostruite a Cinecittà, offre un incredibile spaccato della Roma Papalina. La costumista Gianna Gissi e la collaborazione di Bruna Parmesan, hanno permesso a questo film di essere consacrato anche per ciò che gli attori e le attrici indossavano.
Cinecittà in più di 80 anni di attività, ha ospitato oltre che i migliori film italiani anche le riprese di grandi capolavori della cinematografia mondiale.
“La fabbrica dei sogni”, così chiamata per la feconda e produttiva attività, ha permesso di girare anche molti colossal, come Ben-Hur, che nel 1960 vinse 11 Oscar o Cleopatra, Quo Vadis, Il Padrino.
Altri film realizzati al suo interno furono: Amarcord e I vitelloni di Federico Fellini, Bellissima di Luchino Visconti, Le avventure del Barone di Münchhausen di Terry Gilliam, Il Gladiatore di Ridley Scott, Angeli e Demoni di Ron Howard, Oceans 11 di Steven Soderbergh, La leggenda del pianista sull'oceano di Giuseppe Tornatore, Gangs of New York di Martin Scorsese.
Da Roma, capitale del talento cinematografico italiano e città di Francesco, iniziamo con fierezza ed ammirazione ad affrontare la sua biografia, per poi con balzo felino passare ad approfondire con lui la sua indomita essenza , attraverso l'intervista.
Francesco Primavera è attore, regista, doppiatore, speaker, autore, insegnante.
Frequenta un corso di dizione, recitazione e doppiaggio, e vari stage di perfezionamento, poi debutta come attore in vari spettacoli teatrali agli inizi degli anni 90. Dopo una breve esperienza come speaker in un'emittente radiofonica romana, torna a teatro come attore e regista, creando la propria Compagnia Teatrale. Dal 1997 alterna l'attività teatrale con il Cabaret, fondando il duo comico “Primavera & Mannozzi", esibendosi in locali nazionali e partecipando a varie trasmissioni televisive, tra le quali Laboratorio 5 su Canale 5.
Il duo termina la propria attività nel 2003. Nel primi anni 2000 inizia la sua attività di doppiatore e speaker e partecipa come attore in Cortometraggi vincitori di prestigiosi premi nazionali. Parallelamente inizia l'attività di insegnante in corsi teatrali e crea il Corso di Cinematografia in un Istituto Scolastico di Roma, scrivendo, dirigendo e montando cortometraggi vincitori di vari premi nazionali e internazionali. Nel 2007 debutta al cinema recitando in lingua inglese in un film internazionale, Nympha, e nello stesso anno partecipa a serie tv come Incantesimo e I Cesaroni.
Tra le serie tv alle quali ha partecipato in seguito ricordiamo La ladra, Tutti insieme all'improvviso e Speravo de morì prima.
Tra i film ricordiamo Ganja Fiction, Viva l'Italia, Questione di karma, Cuori puri, Malati di sesso, Ritorno al crimine, Ghiaccio e in post produzione Il principe di Roma.
Nel 2017 è tra i protagonisti di uno spot corporate sui 25 anni della D.I.A. trasmesso su reti e network nazionali. Ha partecipato come attore anche in vari videoclip, tra i quali In paradiso di Achille Lauro.
Come regista ha diretto e interpretato varie web series, tra le quali Dio li fa poi li assiema, con attori non professionisti, serie che ha destato l'attenzione nazionale di Unomattina su Raiuno.
Sempre come regista ha diretto i Cortometraggi La carne non è acqua e Shakespeare in Rome, del quale ha poi sviluppato la sceneggiatura per un lungometraggio che è tuttora in cerca di produzione.
I suoi ultimi lavori come attore sono il Cortometraggio Anima & Animus e il Film indipendente Il bradipo, attualmente in post produzione.

Se dovessi paragonare Francesco ad un animale lo paragonerei ad un fiero felino, che sa quando e come agire, mantenendo quell'orgoglio e quella maestosità che lo contraddistingue.
Questo suo fascino lo porta di fronte alla camera, ed è il suo sguardo che lascia intendere mille sfaccettature del suo essere e che gli consente le interpretazioni più emozionanti e profonde.
Ora però mi addentrerò in una foresta o nella savana, come più vi piace pensare un leone coraggioso e potente, lasciandomi guidare dal ruggito inconfondibile per poi ammirare da più vicino questo re amato e temuto.
Francesco, sai che la moda è in continuo mutamento, spesso va e viene reinterpretando elementi che sono entrati nel quotidiano e nelle abitudini. Reinventa la formula giusta per rispolverare o rianimare qualcosa del passato per proporlo poi nel tempo presente, oppure fantastica scenari futuri che possano lasciare spazio all’immaginazione e all’ignoto.
Come vivi la moda e come l’hai vista mutare nel tuo percorso lavorativo e di vita?
Il mio rapporto con la moda, intesa come tendenza o mood, da adottare a seconda del periodo è pressoché inesistente. Da anticonformista, ho sempre scelto in base ai miei gusti personali. Mi affascinano anche elementi “vintage”, dagli anni 50 ai 90.
Generalmente preferisco un abbigliamento “casual”: jeans, maglietta o camicia, giubbotto e scarpe da ginnastica.
Devo sentirmi comodo, non costretto in un abito.
Per esempio la cravatta è un accessorio che raramente uso, se non in casi specifici o se richiesto per un ruolo. Nella preparazione di un personaggio invece, sono molto attento ai dettagli e cerco di essere in linea con la moda del periodo storico, ma soprattutto con la personalità del carattere che vado ad interpretare.
I film che ti hanno colpito particolarmente per la cura degli abiti; quali costumisti ritieni indimenticabili rispetto ad altri e validi nelle loro produzioni?
Non posso non citare per primo il mio film preferito: “C’era una volta in America”, per la cura dei dettagli e i costumi dell’epoca.
Poi a memoria, ti posso citare elementi che sono diventati iconici.
Il giubbotto di pelle di Marlon Brando nel film “Il selvaggio”, i jeans di James Dean in “Gioventù bruciata”, gli stivali e il giubbotto con le frange di Dennis Hopper in “Easy Rider”, il look trasandato di Terence Hill nel memorabile “Lo chiamavano Trinità”, ma anche gli abiti firmati Armani di Richard Gere in “American Gigolò”, il piumino smanicato anni '80 di Michael J.Fox in “Ritorno al futuro” e quelle Nike “auto allaccianti” nel secondo capitolo della saga che sono diventate oggetto del desiderio per una generazione.
Quali sono stati i set di cortometraggi/film o spettacoli teatrali che ti hanno visto stravolgere il tuo aspetto e quali ricordi con più piacere? Ci sono abiti rimasti impressi maggiormente?
A teatro mi sono divertito moltissimo ad interpretare Pick, un improbabile detective appassionato di travestimenti ma che puntualmente veniva sempre riconosciuto e smascherato. Lo spettacolo era “Ma per fortuna è una notte di luna” ed era il mio debutto alla regia. Ne “La pulce nell’orecchio” di Feydeau ero inpegnato nel doppio ruolo di un assicuratore e del suo sosia inserviente di un albergo; avevo dei cambi velocissimi nei quali uscivo di scena e rientravo dalla quinta opposta trasformato.
Questa abilità nel trasformismo l’ho affinata nel periodo del Cabaret con il duo Primavera & Mannozzi, con il quale portavamo in scena una sequela dì sketch con moltissimi personaggi è travestimenti velocissimi.
Nel cinema e nella fiction ho amato molto vestire i panni di personaggi storici, come Vitruvio Pollione o Nerone.
Mi sono divertito molto anche, ad interpretare la parodia del “Libanese” in “Avanzo Criminale”.
Tra i personaggi maschili del mondo cinematografico, quali consideri di riferimento per il loro stile e per ciò che hanno trasmesso attraverso di esso?
Per quanto riguarda i miei gusti personali oltre ai già menzionati Marlon Brando e James Dean, direi Steve McQueen e Johnny Depp.
Più in generale, se devo pensare allo “stile”, mi tornano in mente i vecchi miti Hollywoodiani Clark Gable e Gary Cooper, in tempi più recenti Marcello Mastroianni e Sean Connery, ed attualmente Leonardo Di Caprio e Brad Pitt.
Quanto secondo te conta per la figura maschile avere un aspetto che rappresenti ancor più il personaggio che interpreta? Quanto va ad incidere sul prodotto e la resa finale?
L’aspetto è fondamentale...e non si tratta soltanto dell’abito che si indossa.
Bisogna essere fisicamente credibile, nella postura, nella mimica, in quei piccoli particolari che a volte emergono quasi spontanei nella costruzione del personaggio.
Di conseguenza, per rispondere alla tua domanda, tutti questi aspetti vanno ad incidere in maniera determinante sul prodotto e sulla resa finale.
Il cinema è una vetrina notevole di visibilità ed è per questo che gli stilisti utilizzano le cerimonie più importanti e l’immagine delle star per farle brillare. Attraverso questo scambio la moda fa conoscere le sue creazioni ed il senso estetico, mentre gli attori e le attrici celebrano la loro notorietà e la loro bravura lasciandosi potenziare attraverso l’arte che indossano. Questo connubio è eccezionale e funziona in modo superbo. Ti piacerebbe essere vestito da qualche stilista? Se si da chi? Quali apprezzi maggiormente?
Certo che mi piacerebbe! A chi non piacerebbe essere vestito da un grande stilista e indossare l’abito con nonchalance sul red carpet? Il top sarebbe Giorgio Armani, però anche Valentino e Versace, insomma la crème de la crème dell’eccellenza italiana.
Francesco tu hai parlato spesso con me di grandi registi, soprattutto del periodo neorealista italiano…Li contava soprattutto la pelle, di cui l’anima dell’attore e dell’attrice erano vestiti…ma soprattutto lo scavare al di sotto di essa…La grandiosa ascesa di molti è avvenuta proprio perché riuscivano ad interpretare realtà tangibili e quotidiane, con un ardente utilizzo delle emozioni che avrebbero, con tutto rispetto, oltrepassato qualsiasi vestito. Possiamo quindi affermare che qualunque capo di abbigliamento o accessorio, prende vita grazie a chi lo indossa, ma soprattutto a ciò che ha da dare agli altri…altrimenti saremmo solo dei manichini. Su questo pensiero ti chiedo di esprimermi cosa secondo te è migliorato o al contrario peggiorato con la cura spesso maniacale dell’apparenza…Pensi che la sostanza si sia in qualche modo vanificata…o credi che come tutte le epoche, ci siano valori differenti e quindi un modo di affrontare la vita che ne è una conseguenza?
Il periodo del neorealismo nel cinema italiano è un punto di riferimento per quasi tutti i grandi registi mondiali contemporanei; chiunque voglia portare sullo schermo una storia che prenda spunto dalla realtà o da fatti realmente accaduti non può non prendere ispirazione da quella grande scuola.
Quando lo spettatore è talmente coinvolto nella narrazione del film, da dimenticare che i personaggi siano in realtà degli attori, il merito è dell’insegnamento che ci hanno lasciato i grandi maestri del neorealismo.
In quel caso il Cinema assolve al suo compito più importante: trasportarci in una realtà parallela. Questo ovviamente, può essere applicato anche a film di generi differenti.
In questo caso sono gli attori, con la loro anima, a dare vita a personaggi con i quali entriamo immediatamente in empatia. Mentre nel neorealismo spesso gli attori venivano presi direttamente dalla strada (e in seguito questo diede origine a molti straordinari caratteristi), oggi è la tecnica e, per l’appunto, l’anima di chi interpreta con estrema naturalezza un personaggio a dare gli stessi risultati.
Le differenze tra ieri e oggi sono molteplici, non parlerei di miglioramento o peggioramento... È la realtà e il contesto storico che sono cambiati, oltre alla società ed i rapporti interpersonali.
L’estetica ha assunto un’ importanza predominante in tutti i campi, quindi il rischio che questo comporti una minore attenzione alla “sostanza” è reale e tangibile.
Nel panorama cinematografico c’è sempre chi è stato più vanesio e chi meno, dato appunto dalla sua personalità o per le esperienze di vita differenti che portano ad adottare anche abitudini non similari a quelle di un altro…In fin dei conti ricordare di prendersi cura di se stessi è importante. Molti artisti peccavano su questo, soprattutto chi non tendeva a stare di fronte alla macchina da presa, ma dietro…Altri pur standoci di fronte, hanno avuto mille stravizi dati anche dal loro egocentrismo, dal loro genio inquieto, dalla loro continua ricerca di qualcosa che li facesse sentire vivi…Sulla base di questo come ho chiesto alle tue colleghe, sul set di Anima & Animus, Giulia ed Eleonora…spesso l’adottare più maschere, più personalità nell’intero percorso lavorativo attoriale può far smarrire la strada e se stessi…Come riesci a rimanere centrato, ricordandoti di te stesso e mantenendo un equilibrio? Cosa consigli a chi vuole intraprendere questa strada che spesso è anche in parte di facile perdizione del bilanciamento e dell’armonia, sia per le pressioni a cui si è sottoposti, ma anche alla continua ed estenuante ricerca della perfezione?
La passione per me è l’elemento fondamentale. Ovviamente non basta...deve esserci una naturale predisposizione e quello che normalmente viene definito talento.
Questi sono tutti elementi, che non si possono insegnare o apprendere.
La passione in alcuni casi si può trasmettere; poi c’è la tecnica.
Studiare sempre e come diceva Eduardo De Filippo “gli esami non finiscono mai”.
Inoltre leggere, osservare, andare a teatro e al cinema è di fondamentale importanza.
Avere più elementi possibili a disposizione per poi creare il proprio stile, la propria unicità. Nella storia del cinema, ci sono stati attori e attrici di grandissimo talento che si sono spinti oltre il limite per motivi che vanno ricercati nella biografia di ognuno di loro e che ci hanno lasciato con delle interpretazioni memorabili. Per quanto riguarda l’immedesimazione nei vari personaggi che si vanno ad interpretare, ognuno segue il suo metodo. Io cerco sempre di mantenere il giusto equilibrio tra il controllo tecnico e il flusso emozionale, questo mi consente di abbandonare il ruolo come se fosse un abito da riporre nell’armadio. Probabilmente mi aiuta anche l’esperienza in entrambe le posizioni: davanti e dietro la camera. Alcuni invece hanno difficoltà e spesso faticano a liberarsene. Credo dipenda dal tipo di approccio e di metodo di lavoro che si utilizza. La ricerca della perfezione rischia di diventare un’ossessione, se non si ha presente che si rincorre una chimera.
Si può soltanto cercare di dare il massimo e metterci tutto l’impegno. E divertirsi… che la gioia nel creare, provare e trasmettere emozioni è un privilegio del quale essere sempre grati.
Progetti futuri e aspettative di Francesco sia dal punto di vista professionale che dal punto di vista privato…Sogni che bussano e scalpitano dal cassetto?
Ho da poco finito di girare “il Bradipo”, un film indipendente da protagonista insieme a un team di giovani promettenti e sto aspettando di vedere il risultato; un personaggio che ho amato molto e che mi ha dato modo di esprimere molte sfumature emozionali diverse.
Poi c’è il film che ho scritto, la mia prima sceneggiatura, una lunga gestazione nata circa sette anni fa. Una commedia corale che è una dichiarazione d’amore agli attori, al teatro, alla mia città Roma e a Shakespeare. Sono alla ricerca di una produzione e spero di avere la possibilità di realizzare questo sogno come attore, regista e sceneggiatore.
Concludo con una domanda che non ho formulato per le tue altre colleghe, perché si discosta in parte dall’argomento principale…anche se so perfettamente cosa pensano…Anima & Animus senza anticipare nulla…Quanto ti è piaciuto interpretare il personaggio? Il fantasy, che sia più drammatico o meno, è uno dei massimi esempi di come la costumistica sia essenziale e determinante. Ti entusiasma l’idea di ricalarti prossimamente negli stessi panni e chissà forse per un lungometraggio?
Ogni volta che devo approcciarmi ad un nuovo personaggio ho bisogno di trovare la chiave per entrare in empatia, trovare quel compromesso tra le esigenze della sceneggiatura e quella parte di me che può adattarsi meglio a rendere il più possibile credibile l’interpretazione. Con Raffaele è stato tutto molto “fluido”.
Succede quando chi scrive la sceneggiatura, ha già in mente l’attore che dovrà dare vita a un determinato personaggio. Mi entusiasmano questi caratteri complessi e misteriosi, perché mi danno la possibilità di sperimentare. Raffaele è un “meta-personaggio”; reale ma allo stesso tempo onirico, profondo in quanto rappresentazione dell’inconscio ma anche del supercosciente, con una saggezza antica e una spietatezza che è espressione di verità.
Sono stato entusiasta di affrontare questa nuova sfida nel cortometraggio e spero di poter dare a Raffaele più spessore e sfumature se dovesse realizzarsi il lungometraggio.

Le parole di Francesco ruggiscono di autenticità, di un sentire legato al saper riconoscere e conoscere la quotidianità, ma ciò nonostante di riuscire a spingersi oltre essa, per superare i limiti e raggiungere i propri sogni.
Francesco è un uomo semplice ma allo stesso tempo con una parte interiore molto complessa, come tutti gli artisti che non si limitano solo a mostrarsi, possiedono.
La sua generazione non si accontenta della superficie, ma al contrario viene da un modo di concepire la recitazione radicato ed appassionato, che deve lasciare il segno.
Ribelle e poco incline agli ordini, preferendo più un rapporto alla pari fatto di consigli e suggerimenti, sente l'assoluta necessità di portare questa componente anche sul set, la stessa componente che lo aiuta nei suoi ruoli dove la dignità inviolabile fa da padrona.
Quella sostanza di cui Francesco stesso parla, altro non è che l'anima che veste prima dell'apparenza, altro non è che l'emozione prima della superficie.
Chi proviene come lui da teatro, ha una preparazione ed un'impostazione completamente differente e decisamente più completa di tanti, che spesso pensano che il teatro sia estremamente diverso dal cinema. Si, i modi di recitare differiscono ed è vero che molti hanno dovuto imparare a contenere, piuttosto che a lasciar fluire in modo troppo plateale...ma la ricchezza di dettaglio porta il vantaggio di saper trasmettere pathos e giocare con una mimica che in determinati contesti, anche se meno contenuta, ha fatto la differenza di molti grandi attori. Tutto ovviamente dipende dal ruolo, ma sicuramente a teatro se sbagli...non c'è possibilità di scartare e di rigirare.
La responsabilità è maggiore ed il controllo del corpo e la gestione delle emozioni, diventa doppiamente più ardua.
Il pubblico è li, pronto con il suo giudizio immediato alla fine dello spettacolo e non si sfugge da applausi scroscianti o al contrario, da fischi e flebile entusiasmo.
Sicuramente Francesco il sacrificio e la dedizione le conosce molto bene, perché tutto quello che ha realizzato lo ha ottenuto con l'amore verso il proprio lavoro.
Il suo sguardo e la sua voce sono un alter ego perfetto, lo stesso motivo per cui ho scelto lui per uno dei ruoli del mio cortometraggio Anima & Animus.
Credo molto nell'importanza dei singoli particolari, dei singoli punti di forza di un attore, perché sono quelli che lo rendono differente da altri centinaia.
Per emergere devi essere diverso, devi possedere il coraggio di esserlo e questo a Francesco non manca.
Vittorio De Sica, era un rivoluzionario perché "plasmava con ironia gli elementi tristi della società"; ecco l'affinità sentita di Francesco. Considerato uno dei padri del neorealismo, ha lasciato capolavori come il sopra citato Ladri di biciclette, Sciuscià, Miracolo a Milano, Umberto D., La ciociara, Ieri, oggi, domani...Come non mi meraviglia che sia un grande ammiratore di Gigi Proietti, scomparso un paio di anni fà ma che riesce a rimanere indelebile, attraverso il suo lavoro...considerando che nella sua carriera nel solo doppiaggio vanta attori come Ian McKellen, Robert De Niro, Sylvester Stallone, Dustin Hoffman, Kirk Douglas, Marlon Brando, Rock Hudson, Paul Newman, Sean Connery, Kevin Costner, Gregory Peck, Charlton Heston per citarne alcuni.
Attore e regista teatrale, attore di cinema, scrittore, poeta, cantante...Lui rappresentava la completezza che un tempo gli artisti dovevano possedere. Forse oggi su questo si è meno rigidi, ma sicuramente la differenza poi si vede e si sente, almeno in Italia.
Un'anima indomita ed ingovernabile può solo che voler scoprire nuovi luoghi, nuove avventure e nuove occasioni.
Auguro a Francesco di contribuire ancora per molto a tener vivo questo meraviglioso mondo che è il cinema, di riuscire a raccontare quello che per lui è essenziale e vitale, perché ognuno di noi ha la necessità di esprimersi ed esprimere agli altri.
"Siamo tutti collegati nel grande cerchio della vita."

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