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Filippo lui, un grande piano d'arte con forte genialità

Aggiornamento: 15 ago 2022

L'attrazione tra forme d'arte differenti ma pur sempre espressione dell'essere e dell'animo umano, non è mistero. Così ho conosciuto Filippo Lui, io attratta dalla sua musica e lui dalla fotografia e dai miei studi di regia. Non poteva non esserlo considerando che Filippo, compone anche colonne sonore per film.

Qui mi aggancio all'importanza assoluta e alla fondamentale cura delle musiche quando esse siano necessarie ad accompagnare l'aspetto visivo. Entrambi devono essere dello stesso livello per ottenere quella magia che Filippo ricerca in ogni suo spartito.

Il caso ha voluto sottolineare la forte connessione, ma per chi pensa che il caso non esista a confermare il feeling, attraverso l'interesse di entrambi per l'astronomia.

È proprio dall'astronomia e dalle bellezze dello spazio che Filippo trae grande ispirazione per le sue composizioni. Per mezzo dei suoni, interpreta i colori che immagina nella sua mente, narra le avventure che gli amanti dell'universo intraprendono appena alzano lo sguardo al cielo, rappresenta le domande infinite che quello che non conosciamo ci suscita, da forma all'eterno quesito sulla nostra esistenza mediante i suoi strumenti e la scrittura delle parti.


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L'archivio di opere musicali ispirate all'astronomia è davvero considerevole.

Per citarne solo alcuni basti pensare a: Claude Debussy con il Clair de Lune o la Nuit d'étoiles, Gustav Holst con The Planets, Karlheinz Stockhausen con Cosmic Pulses e Sirius, quest'ultimo dedicato ai pionieri della Terra e dello spazio, Klaus Schulze il pioniere della musica spaziale con le sue sinfonie, David Bowie con Space Oddity e Life on Mars, i Deep Purple con Space Truckin’, i Rush con Cygnus X-1, i Rolling Stones con 2000 Light Years From Home, Elton John con Rocket Man, i Black Sabbath con Planet Caravan, i Queen con Long Away e Brian May con New Horizons dedicata, dopo aver conseguito un dottorato in astrofisica, alla sonda della Nasa che ha raggiunto e fotografato un corpo celeste a 6,4 miliardi di chilometri dalla Terra, i Daft Punk con Contact...e Vangelis a cui venne dedicato un piccolo pianeta da parte dell'International Astronomical Union's Minor Planet Center, in virtù del suo lavoro musicale così considerevole e denso di "universo".

Anche in Italia Il tema astronomico spicca da “Stelle“ di Francesco Guccini alla più classica “Extraterrestre“ di Eugenio Finardi, da Franco Battiato con “No time no space“ e “Via Lattea“ a Lucio Dalla che in più testi menziona le stelle come parametro di bellezza;

basti pensare a “La strada e la stella“ , “La sera dei miracoli” e "Stella di mare".

Determinante l'unione di Vincenzo De Crescenzo e Antonio Viscione, in arte Vian, che con parole e musica danno vita a Luna Rossa.

Il numero di artisti che la interpretarono rimane davvero rilevante: il primo fu Giorgio Consolini, per Claudio Villa fu un gigantesco successo a 78 giri, ma a cantare Luna Rossa si sono cimentati anche, tanto per citare, Nilla Pizzi, Renato Carosone, Frank Sinatra, Tullio Pane, Sergio Bruni, Dean Martin, Peter Van Wood, Gabriella Ferri, Roberto Murolo, Peppino Di Capri, Massimo Ranieri, Caetano Veloso e Renzo Arbore che la rappresenta sui palcoscenici internazionali con l’Orchestra Italiana da oltre vent’anni.

Simbolico e fortunato fù Tintarella di luna, Il primo album della cantante italiana Mina.

Composta da Jean Marie Benjamin su musica di Riz Ortolani per l’omonimo film di Franco Zeffirelli, Fratello Sole Sorella Luna è la canzone tratta dal Cantico delle creature di San Francesco; la Luna si fà sacra.

Non dimentichiamoci di Fred Buscagione con ” Guarda che Luna”.

E poi ancora Claudio Baglioni con Gagarin ed Alan Sorrenti con “Figli delle stelle” e “Donna luna”, Vinicio Capossela con Signora Luna..

A proposito di Luna...In quanti l'hanno nominata, ammirata, osservata, bramata, amata ed in questo caso cantata?

Ricordiamo il grande Frank Sinatra con Fly me to the moon, Billie Holiday con “Blue Moon“ che riprese l’originale del 34 per rilanciarla nel 1952.

Il brano fu riproposto anche da Elvis Presley, Dean Martin, Bob Dylan e Frank Sinatra tra gli altri. È il turno di uno dei gruppi-simbolo degli anni Settanta, i Creedence Clearwater Revival con Bad Moon Rising. John Fogerty scrisse questa canzone e pensò ad un'apocalisse imminente, dopo aver visto il cult fantasy “The Devil and Daniel Webster”.

Proseguiamo con i R.E.M. che composero il celebre brano Man on the Moon che fa parte della colonna sonora dell’omonimo film di Miloš Forman, con protagonista Jim Carrey.

Come non citare i The Doors con “Moonlight drive”, uno dei primissimi pezzi scritti da Jim Morrison durante i suoi giorni trascorsi sui tetti di Venice Beach.

Passiamo all'artista Shivaree con Goodnight Moon. Quando venne lanciato nel 2000, il brano diventò un vero e proprio tormentone. Dalla terza stagione di "Dawson's Creek", che ha contribuito al suo successo, nel 2004 venne inserito nella colonna sonora di "Kill Bill vol. II" da Quentin Tarantino.

Nel 2013 usciva il bellissimo "Her" di Spike Jonze, con protagonista Joaquin Phoenix e (la voce di) Scarlett Johansson.

Non dimenticherò quindi di nominare Karen O e Spike Jonze con il dolce brano The Moon Song, che nella scena del film è interpretato dai due attori.

Comprendete che la lista sarebbe infinita perché di fronte all'immensità del cosmo, quando osserviamo il cielo notturno, la sensazione di sentirci piccoli è inevitabile.

Trovo doveroso, dopo riferimenti musicali sullo spazio, affacciarmi per un attimo a quelli cinematografici. Il mondo del cinema ha da sempre utilizzato lo spazio come fonte di ispirazione.

Questo ha permesso di plasmare vere e proprie opere d’arte che ancora oggi appassionano tutti.

Film o serie come Star Trek, 2001: Odissea nello spazio , Il pianeta delle scimmie, Solaris, Star Wars, Alien, Atto di forza, Apollo 13, Il Quinto Elemento, Wall-e, Gravity, Interstellar, Sopravvissuto - The Martian, Arrival, First Man - Il primo uomo, Ad Astra, Proxima, Estraneo a bordo, Dune meritano di essere celebrati e ricordati. Ve ne ho elencati come per la musica, solo alcuni...ed anche su questo argomento potrei pensare, tra i futuri articoli, di scriverne uno dedicato.

Torniamo al "fuoco centrale".

Le persone sono così prese da se stesse, che scordano facilmente di essere davvero poca cosa di fronte al tutto. Questa immensità, questo sconfinato abisso è presente in ogni emozione posta su spartito da Filippo...a mio avviso un visionario capace di creare immagini fantastiche, dal forte impatto, attraverso le note.

Solo un sognatore come lui può riuscire a cullarti nel desiderio, nella speranza che qualcosa o qualcuno di meraviglioso è lì da qualche parte nello sconfinato oceano di stelle.

Filippo naviga da buon capitano e come tale è capace di farti esplorare i mari dell'ignoto chiudendo gli occhi quando ascolti i suoi pezzi e percependo, sfiorando con gentilezza, in qualsiasi luogo tu ti possa trovare, tutte le cose più belle che solo una mente dotata di grande genialità può trasmettere. Qualcuno dice che siamo tutti connessi e sicuramente l'energia di Filippo non ha timore di farsi sentire, così potente e coinvolgente.

Ora togliamo gli ormeggi e salpiamo...la rotta? Un lungo viaggio nella sua biografia, in un percorso fatto di sacrifici, di notti insonni, di quesiti posti alle stelle ma di risultati sorprendenti.


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Ph: Agron Kozeli

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Ph: Agron Kozeli

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Ph: Agron Kozeli

A soli cinque anni Filippo Lui si lascia rapire dalla musica, prende le prime lezioni di pianoforte e in seguito decide di studiare composizione presso il Conservatorio della sua città.

Di chiara indole rock e affascinato dalla musica da film, inizia a scrivere brani così che a partire dai dieci anni concorsi e manifestazioni musicali, in molteplici città d'Italia, non sono per lui più mistero. Si esibisce attraverso le sue composizioni, che gli danno l'opportunità di iscriversi alla Siae di Roma, a tredici anni, con il titolo di Compositore Melodista.


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Personale e del tutto sentita diventa la tecnica pianistica che decide di adottare:

lascia alla mano sinistra il compito di creare complesse trame sonore attraverso arpeggi ritmici evocativi, mentre l'espressività romantica delle melodie è lasciata alla mano destra.

Linearità, armonia e risolutezza sono il risultato.

Il primo gruppo di Filippo è “Synthesis Alezeias” con il quale all'età di diciasette anni realizza il primo singolo "Donna delle Stelle (Starlady)", con il quale arriva alle finali del Sanremo Giovani del '97.

Viene poi fatto pervenire ai principi William e Harry di Windsor il singolo dedicato a Lady Diana, rispondendo personalmente con una lettera di ringraziamento all'autore.

Nel ’98 Filippo Lui frequenta a Roma il “Corso di Musica da Film” diretto da Stelvio Cipriani, durante il quale entra in contatto con importanti compositori, dalla cui interazione trae una notevole esperienza che influenzerà la sua produzione dal punto di vista tecnico.

Lo stesso anno compone un’opera dedicata a Madre Teresa di Calcutta, un brano dal sapore classico che Filippo consegnerà direttamente a papa Giovanni Paolo II.

L’incontro con il Santo Padre avviene il giorno 11 febbraio presso l’aula “Paolo VI” in Vaticano.


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Questo evento rafforza definitivamente l’idea del compositore di dedicare la sua vita alla musica.

Durante la "Giornata Europea della Musica" a Venezia, nel 2000 viene invitato ad esibire il proprio repertorio al pianoforte. Negli anni successivi presenta nella stessa città, Anytime e Andromeda accompagnato dall'orchestra filarmonica di Venezia e dalle coreografie originali di Lucrezia Lui (sorella del compositore) presso il Palazzo del Cinema , in occasione del Festival della “Gondola d’Oro”.

Con la rock-band svizzera "George" di George Merk, con la quale realizza un album, inizia nel 2001 un'avventura tra vari tour e partecipazioni a eventi come il “Sanremo Rock 2003“ e prende parte a importanti trasmissioni televisive nazionali (I Ragazzi Irresistibili) ed estere.

Con la stessa band riceve il premio “Giovani Talenti Internazionali” a Sanremo nel 2004.

Nel frattempo Filippo collabora con noti personaggi tra cui Teddy Reno e Rita Pavone, con la quale partecipa insieme alla band George a un tour in tutta l’Italia e cura con George Merk gli arrangiamenti del suo musical “La Mia Favola Infinita” .

Si specializza negli anni nell’uso dei sintetizzatori e del suono elettronico.

Germogliano brani dalle linee melodiche epiche, intense e molto dirette, sorrette da un’armonia policroma nella quale si fondono insieme il suono romantico della musica classica, le atmosfere elettroniche e spaziali dei sintetizzatori e l’energia del rock dalla passione per la musica classica, la ricerca sonora continua ed euforica, ma soprattutto dalla tecnica pianistica e compositiva.

Nasce così il progetto Crystal Music.

Filippo fonda a Castelbelforte il Crystal World Music Production Studio, un centro di produzione musicale dotato di tecnologie all’avanguardia e una collezione di strumenti musicali scelti tra i più avanzati e tra i leggendari vintage che hanno fatto la storia della musica moderna.

Il pensiero creativo degli artisti è favorito dall'ambiente che si rivela subito ben strutturato così da diventare una vera "fabbrica di idee e progetti musicali" votata alla ricerca della qualità e dell’originalità artistica.

Lavora come produttore, arrangiatore, compositore e pianista per varie etichette discografiche e suona con Lucio Dalla, inoltre in quel periodo conosce il Dj-producer Alex Bartlett, autore di numerose Hit nel campo della musica elettronica, il quale, apprezzando lo stile compositivo di Filippo decide di produrre vari brani del progetto Crystal Music in un contesto Techno-Trance.

“Le Chiavi del Regno (Tu Es Petrus)” è la colonna sonora del film documentario, il video ufficiale riguardante il passaggio di pontificato tra papa Giovanni Paolo II e papa Benedetto XVI, che Filippo realizza nel 2005 su commissione del Centro Televisivo Vaticano che verrà tradotto in sette lingue e trasmesso e distribuito in tutto il mondo.

In seguito Filippo porta avanti con il management dell’associazione benefica Convivium Musarum il suo progetto Crystal Music, che viene presentato ufficialmente presso l’Hilton Palace di Sorrento durante un Gran Galà di beneficenza in apertura del concerto di Lucio Dalla.

Nel giugno 2008 presso l’ Anfiteatro del Vittoriale degli Italiani propone i suoi brani dall’opera ”Le Chiavi del Regno” al pianoforte accompagnato dal quartetto d’archi nell’ambito di una manifestazione benefica di musica e danza a cui partecipano Vittorio De Scalzi dei New Trolls e i critici d’arte del festival di Sanremo.

Nell’inverno dello stesso anno viene chiamato a proporre la propria musica a un evento del Rotary Club a Reggio Emilia e apre il concerto di Mariella Nava, la quale, apprezzando lo stile di Filippo, duetterà con lui durante la serata.

Nel 2009 realizza la colonna sonora del film “La Moneta”, opera cinematografica distribuita negli Stati Uniti.

Nel 2010 il progetto Crystal Music viene proposto al Teatro Bibiena con un organico orchestrale di 18 elementi e l’ospite speciale Tony Pagliuca de “Le Orme”. L’evento registra il tutto esaurito.

Seguono numerosi altri concerti in cui il Crystal Music Project presenta “Opera Elettrosinfonica”, uno spettacolo classico-futuristico di grande impatto, fatto di musiche graffianti ed eteree, danza, suoni ed effetti di luce, nel quale Filippo Lui è al pianoforte e al sintetizzatore Moog e dirige l’Orchestra d’Archi e la Band in un organico di 20 musicisti, insieme al corpo di ballo del Convivium Musarum Ballet di Lucrezia Lui.

Notevole successo viene riscosso al Lido di Venezia, al Castello Sforzesco di Milano, al Titano di San Marino e al Gran Teatro La Fenice di Venezia.

Molti musicisti italiani attratti dalla qualità e dalla bravura di Filippo Lui, gli affidano la realizzazione dei loro progetti ed il sound Crystal Music diventa un vero e proprio marchio di fabbrica. Insieme al batterista Sergio Fanton e al chitarrista Nazareno Zacconi, nel 2011 Filippo viene invitato a partecipare come pianista e tastierista nella band italiana di TM Stevens, in occasione del suo concerto durante l’Euro Bass Day 2011.

Realizza molte parti di musica elettronica e arrangiamenti d’orchestra, nel disco “La Casa e gli Spiriti Perduti” prodotto da Elio e Le Storie Tese, con Nevruz Joku uno dei vari artisti di X-Factor con cui collabora nel 2012.

In occasione del concerto Crystal Music tenuto al Lido di Venezia durante il Carnevale 2013, il compositore riceve in premio il “Leone d’Oro ai Grandi Talenti” dall’Associazione Mario del Monaco e Venice in the World.

Nel 2013 espande il Crystal World e fonda a Porto Mantovano lo studio Crystal Music Academy, un raffinato centro di produzione musicale e didattica che diventa in breve tempo una sorta di “Club per chi fa musica”, in cui si tengono corsi avanzati di “alchimia musicale”, composizione e musica da film, si creano progetti musicali coltivando il talento e la personalità artistica dei musicisti, si producono dischi e si organizzano concerti e selezioni per prestigiosi festival. La struttura, arricchita da ottimi strumenti disponibili per tutti, è sempre in evoluzione ed è già un punto di riferimento per chi suona.

Nell’Estate 2013 Filippo Lui si occupa della produzione di vari artisti negli studios Crystal World e con essi vince diversi premi: Premio della Critica al Festival di Saint Vincent e al “Festival Sotto le Stelle” in Puglia con l’artista Andrès Tarifa Pardo, il Primo Premio al “Festival d’Autunno” a Milano con il cantautore Tony Grippi e poi, con la band mantovana “Nnebia”, vince la 59esima edizione de ”La Gondola d’Oro di Venezia”.

Viene nuovamente contattato dal Vaticano per la realizzazione della colonna sonora dell’evento “Lux in Arcana” e del Film “Scrinium Domini Papae”, opera a diffusione mondiale che svela per la prima volta nella storia i tesori dell’Archivio Segreto Vaticano al grande pubblico.

Tale opera porta con sé una particolare rivoluzione: per la colonna sonora sono stati scelti appositamente i brani del progetto Crystal Music dalle atmosfere più elettroniche.

Il Film riscuote molto successo e il compositore verrà menzionato durante la presentazione al Roma Fiction Fest grazie alla particolarità delle musiche che danno un tono particolare e innovativo al video.

Nel 2014 inizia una collaborazione intensa con EaEditore, associazione attiva nella realizzazione di importanti biennali d’Arte nazionali e internazionali.

In occasione della alla Biennale della Creatività al PalaExpo di Verona, Filippo Lui si esibisce con il Crystal Music Project in apertura al soprano Katia Ricciarelli.


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Il successo dell’evento apre la strada a nuovi concerti e collaborazioni con artisti internazionali, tra cui il pittore Alexander Kanewsky.

Durante la rassegna ArtMonacò di Montecarlo, Filippo tiene un concerto speciale presso il Cafè del Paris.

Nel Gennaio 2015 viene invitato da EaEditore alla Biennale Palermo per tenere il concerto inaugurale.

L’evento registra il tutto esaurito e viene presentato, tra le altre composizioni elettrosinfoniche, il brano inedito “Donna Rosaria” dedicato alla Sicilia, riscuotendo un grande successo.

Ritenendo la musica di Filippo molto creativa e ispirativa, molti artisti decidono di seguire il progetto musicale e creandone una sempre maggior richiesta.

Lo stesso anno verrà nuovamente invitato il Crystal Music Project di Filippo Lui, che si esibirà con la presentazione di Red Ronnie in occasione della rassegna “L’Isola che C’è” presso i giardini di Villa Castelnuovo nel mese di settembre.

Il periodo trascorso tra i due concerti vede un intenso lavoro di produzione musicale e la creazione di un nuovo grande studio di produzione.

Nasce la Crystal Music Records.

Il desiderio di Filippo Lui di realizzare uno spazio ottimale per la realizzazione di musica da film, corredato di tutti gli strumenti di derivazione classica e rock progressive autentici, un ambiente artistico in cui permettere ai talenti di esprimersi e trovare ogni suono e idea si potessero desiderare, prende forma a Mantova.

Modellata sullo stile degli Abbey Road Studios di Londra, la nuova sede diviene un punto di riferimento per molti musicisti: all’interno degli ampi spazi creati appositamente per la musica e dotati di strumenti leggendari dal Moog al Sitar, si sviluppano progetti inediti in cui Filippo si occupa della realizzazione di brani nuovi per il cinema e della creazione musicale e la produzione di artisti di talento, tra cui la band Narya (400.000 visualizzazioni raggiunte con il singolo “Oblivion”).

Il 27 Aprile 2015 viene esibito in teatro a Gazzuolo il concerto “La Sagra del Buio”, progetto di Andrés Tarifa Pardo con musica creata da Filippo Lui, e registra il sold out.

Le produzioni Crystal Music Record ottengono riscontri in molte kermesse nazionali e in contesti esclusivi come l’Expo Milano, e aprono le porte alla collaborazione di Filippo con il Festival del Cantagiro, il Premio Lunezia, Next Generation e Video Festival Live.

Sempre impegnato per iniziative benefiche, Filippo diviene testimonial per “La Sorgente dei Sogni”, associazione a sostegno della ricerca contro il cancro e prende parte alla rassegna “Donatori di Musica in uno speciale concerto acustico accompagnato dal chitarrista Paolo Olivieri presso il reparto di oncologia dell’ospedale di Mantova.

In occasione della mostra Red&Fuchsia dell’artista Pavan sulla violenza contro le donne, Filippo elabora i contenuti musicali sperimentali per il Tunnel Sensoriale installato nella mostra.

Il 2 maggio 2015 viene conferito a Filippo l’ Attestato di Benemerenza assegnato dall’Associazione M.E.F di Venezia per Meriti Artistici e per aver contribuito alla divulgazione dell’Opera Omnia del grande letterato Ermenegildo Fusaro.

Il 9 Maggio 2015 si esibisce in concerto al Gran Ballo Viennese Delle Debuttanti (Vernissage Expo ‘I have a Dream a Padova).

Il 16 aprile del 2016 all’inaugurazione del Nuovo Festival Trofeo Leone D'oro, Filippo Lui riceve dal delegato del Sindaco Giovanni Giusto l’Osella Vetro di Murano Ancescao 25° anniversario per Meriti Musicali.

Il 21 Maggio 2016 Filippo Lui tiene un concerto esclusivo presso il Palazzo Ducale in occasione dei festeggiamenti per Mantova capitale italiana della cultura 2016, registrando il sold out.

Filippo realizza le parti d’archi per il progetto internazionali “Vivaldi Metal Project” in collaborazione con Rick Wakeman e molti tra i principali musicisti del panorama Rock progressive e Metal.

Nel Maggio 2017 Filippo si reca a Londra presso gli Studios Abbey Road per realizzare, in collaborazione con Andy Walter, l’album Opera Elettrosinfonica e la produzione di due singoli Rock per la band di sua produzione “Walking Come”.

Il 7 giugno 2016, il compositore calca il palco dell’auditorium Verdi di Verona, in occasione della Triennale Verona 2016 d’arte contemporanea.

Il 18 giugno 2016, The Crystal Music Project si esibisce all’evento Mostra Twins Art Di Nacha Piattini E Roula Bechara presso la Casa del Mantegna MN con la partecipazione di Vittorio Sgarbi.

Ad ottobre dello stesso anno, Filippo Lui e Crystal Music Project ricevono a Gualdo Tadino il Premio all'Eccellenza Nazionale per Meriti Artistici nella didattica, Composizione e Diffusione di Musica e Cultura.

Il 6 dicembre 2016 Filippo Lui presiede alla giuria del Concorso musicale “Villa Palma inCanto” con il tenore Davide Zenari e Andrea Innesto.

Nel maggio 2017 il compositore mantovano è al lavoro a Londra presso i leggendari studios Abbey Road, dove viene realizzato il Master analogico del suo album “Opera Elettrosinfonica” dal Top Audio Engeener Andy Walter, collaboratore dei artisti del calibro di David Bowie e Coldplay.

Presso gli Studios Abbey Road, viene realizzato il Master analogico anche dei singoli prodotti da Filippo Lui per i Walking Cone, “Lighthouse” e “Daylight” ad opera del Top audio Engeener Sean Magee.

L’inizio di Giugno vedrà il compositore impegnato in Croazia al seguito di un’artista da lui prodotta, selezionata per lo spot di Vodafone Europa.

Il 19 Giugno 2017 Concerto di Crystal Music Project nella categoria Big presso il Teatro Filarmonico di Verona, con Dodi Battaglia, Timothy Cavicchini, Cassano, Pierdavide Carone e Don Mazzi.

Il 25 Luglio tiene uno concerto per inaugurare la rassegna ArteMilano presso il Teatro Dal Verme a Milano, con Vittorio Sgarbi, Moni Ovadia e Marco Travaglio.

Il 30 Agosto 2017 Filippo Lui si esibisce con l’orchestra del Crystal Music Project in concerto presso Ca’Sagredo a Venezia in occasione dell’apertura della Mostra del Cinema.

Il 5 Settembre 2017 Filippo Lui è in concerto presso il Lido di Venezia nell’ambito della 74ª Mostra del Cinema presso il Grand Hotel Excelsior.

Seguono numerosi concerti a Venezia nei palazzi Giustiniani Faccanon, Ca’ Zenobio e nella galleria Dem di Mestre in occasione di eventi d’arte presentati da Vittorio Sgarbi.

il 4 nov 2017, si svolge il Concerto di apertura della prima Biennale Internazionale d’Arte Contemporanea a Mantova ad opera del The Crystal Music Project.

Filippo Lui riceve il Premio Andrea Mantegna “Per aver contribuito a diffondere l’Arte attraverso la Musica”, esaltando da sempre il connubio tra le note, i movimenti della danza, le linee della pittura e della scultura e la passione dell’estro creativo.

Il 3 dicembre 2017, tiene un concerto in occasione dell’Evento “Incanto di Natale” della coreografa Lucrezia Lui, presso Teatro Sociale di Mantova.

Seguono interviste e apparizioni radio e televisive.

Filippo firma la realizzazione di numerose colonne sonore per film e cortometraggi a distribuzione internazionale ottenendo molti consensi.

Tiene un concerto al piano accompagnato dal Dj presso il Club Canottieri in una serata per la ricerca contro la Fibrosi Cistica alla Canottieri Mincio il 26 agosto 2018.

Il 6 settembre 2018, per il Galà della Crystal Music Records, Filippo si esibisce con Pietruccio Montalbetti dei Dik Dik e il Batterista Gianni dall’Aglio.

Il 29 Settembre è in Concerto presso il Teatro Ristori di Verona e nuovamente ospite tra i Big al Premio Beatrice 2018.

Il 20 Ottobre su commissione del discendente di Gian Lorenzo Bernini, Filippo Filma la colonna sonora del Film Bernini racconta Bernini, opera presentata ufficialmente al Festival del Cinema di Roma- presentazione del film: Bernini racconta Bernini.

Presso la sede di Crystal Music Records nasce la Galleria delle Meraviglie e del Suono, spazio espositivo per artisti e museo con la collezione privata di opere d’arte di Filippo, con dipinti e statue di artisti internazionali, tra cui Kanewsky e Gorni.

Il 28 ottobre presso il palazzo Villa Mirra Siliprandi, in occasione di uno speciale concerto, Filippo istituisce una mostra d’arte con le opere della collezione privata e degli artisti collaboratori della Crystal Music Records.

Il 7 aprile 2019 Nell’ Abbazia di Pomposa, luogo storico dove Guido d’Arezzo creò la scrittura musicale, si svolge in via esclusiva un concerto elettrosinfonico di Filippo dedicato a Giovanni Paolo II e Guido Monaco.

Il 29 Giugno 2019 Filippo è in concerto allo Stadio Martelli di Mantova con Paolo Vallesi, Fio Zanotti e artisti della Nazionale Cantanti.

Nell’Agosto dello stesso anno, Filippo inizia la produzione di un film documentario dedicato all’artista scultore Giuseppe Giorni, dal titolo “Ombre di Pietra”.

Il 23 Novembre 2019 è protagonista di un concerto pianistico in occasione della Giornata dell’ Emigrazione Lombarda e Mantovana – San Benedetto Po con numerose autorità della Polizia di Stato.

Il 9 giugno 2019 Filippo realizza un concerto del Crystal Music Project in occasione di Art Expo con Vittorio Sgarbi a Mantova, al Teatro Sociale di Mantova.


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Ph: Agron Kozeli

Il 7 dicembre 2020, in occasione dei dieci anni del Crystal Music Project e in concomitanza col 250° anniversario del concerto inaugurale di Mozart, Filippo Lui tiene al Teatro Bibiena un concerto accompagnato dall’orchestra, in cui esibisce le colonne sonore create per il cinema e due brani di Mozart, La regina della Notte e la Sinfonia n.40 eseguite in una speciale versione al sintetizzatore Moog con l’accompagnamento dell’orchestra d’archi.

L’evento, preceduto dalla mostra d’arte di importanti pittori, scultori e scrittori, registra il tutto esaurito.


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Ph: Agron Kozeli

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Ph: Agron Kozeli

Nel Febbraio 2020 con l’arrivo della pandemia, l’attività concertistica lascia il posto alla produzione musicale in studio per vari artisti, tra cui la scrittrice Roberta Tovazzi, per la quale Filippo realizza la traduzione in musica dei racconti dell’autrice (alla quale dedicherà un film documentario di sua produzione).

In questo frangente storico, Filippo si reca all’ospedale di Mantova per realizzare le riprese sul campo della lotta al Covid da parte di infermieri e medici eroi, fornendo contenuti inediti per il Film “Quarantena Live” del regista Giuseppe Aquino, grande esponente del Cinema d’Autore.

Tra il regista e Filippo nascono una grande amicizia e una stretta collaborazione. Filippo inizia sotto la guida di Aquino un percorso di formazione cinematografica e viene realizzato lo speciale” Soundtrack”, un Art Film in cui, in un unico piano sequenza senza interruzioni, vengono documentate le fasi di realizzazione della colonna sonora di Quarantena Live ad opera di Filippo Lui, con una visione completa del lavoro del protagonista, dello staff e di tutto il percorso creativo presso gli studios Crystal Music Records.

Grazie al regista Aquino, Filippo viene scelto come testimonial per l’Associazione Spazio Legalità, portale nazionale dedicato alla legalità e ai problemi legati all’adolescenza, tra cui il tema della lotta al bullismo.

Il 3 Dicembre 2020 Filippo, in collaborazione con la scrittrice Anna Dato, viene intervistato in occasione della 74esima edizione del Festival Internazionale del Cinema di Salerno.

Il 22 Dicembre esce il disco Emwell Cross che vede la collaborazione tra Filippo Lui e l’artista britannico Brian MacDonald.

Il disco, un concept album ricco di atmosfere sognanti e poesia in rock, è co-prodotto dal top audio Engeener di Abbey Road, Andy Walter.



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Il 12 Settembre 2020, Filippo Lui prende parte all’evento dell’11 settembre 2020 a bordo del Catamarano Virgilio, in occasione dell’evento “Incontro con l’Autore Benito Melchionna” tenendo un concerto al quale partecipano autorità della Polizia di Stato.

19 Agosto 2021 il Crystal Music Project tiene un concerto speciale presso il giardino d’onore di Palazzo Te con il tenore Angelo Goffredi e il soprano Cecilia Rizzetto, per i quali vengono realizzate da Giulietta Siliprandi, madre del compositore, liriche in latino per il brano “Genesis” e in greco antico per il brano “Spaceman” basato sulle “Argonautiche” di Apollonio Rodio.

Il compositore Filippo Lui propone al pubblico l’unione tra il proprio sound, coadiuvato per la prima volta dall’uso di un ulteriore Minimoog classico (oltre al Voyager, al piano e all’Ms20) mettendo insieme le voci liriche con le timbriche vocali robotiche dei vocoder gestiti dal tastierista Stefano Farì.

Nel 2021 si consolida la collaborazione con la scrittrice e blogger esperta di arte Anna Dato, iniziata qualche anno prima in occasione del concerto di Filippo nell’ambito della Biennale di Milano presso il Teatro Dal Verme.

In seguito Filippo, sempre in collaborazione con Anna Dato, viene intervistato in occasione della 74esima edizione del Festival Internazionale del Cinema di Salerno.

Anna segnala Filippo agli organizzatori del prestigioso Premio Apoxiomeno.

Si tratta di un riconoscimento conferito a personaggi dello sport, della cultura e dello spettacolo, tra cui 11 Premi Oscar, che hanno valorizzato all’interno del proprio mondo professionale l’attività delle Forze dell’Ordine ed hanno contribuito a rafforzare e cristallizzare il sentimento di fiducia e vicinanza che caratterizza il rapporto col cittadino.

Lo svolgimento dell’evento consiste nell’assegnazione di una statuetta d’argento, miniatura della celebre statua di Lisippo realizzata per l’occasione dallo scultore Carlo Badii.

Anna Dato mette in comunicazione Filippo con il Colonnello Anania, presidente di International Police Award Arts Festival (Ipa-af) e creatore del Premio, che, apprezzandone lo stile, affida al compositore la realizzazione dell’inno ufficiale di Apoxiomeno.

Filippo realizza “La Genesi degli Androidi”, brano corale e prequel del singolo “Il Sogno dell’Androide”, una composizione epica in cui le tinte elettroniche del Moog si propongono di rappresentare l’eroismo e il senso del dovere delle Forze dell’Ordine.

Le restrizioni cicliche dovute alla pandemia non ostacolano l’occasione di performance musicali in cui Filippo presenta la varietà delle proprie composizioni agli eventi multimediali di Ipa-af, che, al termine del lockdown, invita il compositore a tenere un concerto con il Crystal Music Project durante l’inaugurazione della Venticinquesima Edizione del Festival Apoxiomeno a Monte San Savino (Arezzo), il 17 settembre 2021.

L’evento, in presenza di importanti artisti tra cui il Maestro Monaldi, attori e produttori cinematografici internazionali come il Maestro regista Andrej Končalovskij, presidente di giuria della sezione Film, ottiene numerosi consensi e viene seguito da un numeroso pubblico in collegamento con la diretta streaming di Radio Effe.

La serata finale del Festival vede la premiazione di Filippo Lui, che riceve la prestigiosa statuetta d’argento dell’Apoxiomeno per la categoria Musica da Film, riconoscimento consegnatogli personalmente dal sindaco di Arezzo con il colonnello Orazio e Francesco Anania.

Il prezioso riconoscimento è custodito tra le principali opere d’arte della Galleria delle Meraviglie e del Suono presso gli studios Crystal, tra le opere di Giuseppe Gorni, Monaldi, Diani e Aversa.

Il desiderio di sperimentare e di collegare la passione fantascientifica e l’effetto robotico alla musica, porta il compositore alla costruzione di particolari strumenti musicali elettronici con la guida dell’amico Carlo Buongiovanni.

Vengono realizzati diversi sintetizzatori e dispositivi meccanici per sequenziare percussioni acustiche e sonorità elettroniche autocostruite, rendendo gli studios Crystal un ambiente ancora più vivace e pieno di ispirazione.

Nella musica di Filippo Lui, principalmente fedele al registro tonale, iniziano a convivere oltre agli strumenti acustici ed ai leggendari strumenti elettronici di tradizione progressive, anche le sue invenzioni, che si rivelano efficaci ed entusiasmanti.

Nell’estate del 2021 Filippo viene convocato dal produttore Lorenzo Confetta per accompagnare al piano l’orchestra del maestro Andrea Morricone, figlio di Ennio, e tiene prestigiosi concerti a Genova (dove si esibisce anche con i propri brani) e a Cattolica.

L’attività in studio di produzione raggiunge ritmi sempre più frenetici e vengono creati numerosi brani e colonne sonore incluse in opere cinematografiche e in famosi portali web.

Crystal Music Records aumenta il panorama delle proprie possibilità, quindi Filippo, nell’ottica di approfondire maggiormente la qualità del lavoro, decide di ridimensionare il numero degli artisti da seguire in produzione, scegliendo talenti con i quali poter esplorare con entusiasmo linguaggi musicali sempre nuovi.

La formazione musicale presso gli studios Crystal viene affidata agli stessi musicisti di Crystal Music Project per la valida formazione e per l’esperienza maturata durante gli impegnativi concerti, che nell’efficacia e nei consensi ottenuti hanno indicato la strada per portare il mondo Crystal in una dimensione sempre più simile ad un atelier artistico, in una costante ricerca culturale nel rispetto del pubblico, dei collaboratori e degli artisti da seguire.

Il 2022 vede la pubblicazione di numerosi album tra cui la colonna sonora di Filippo per “Sciacalli” di Nodari in concomitanza con la pubblicazione dell’omonimo film su Prime Video, “Soundscapes from a Time Machine ” e altre opere su tutti i principali stores digitali.

Nel Maggio 2022 il compositore tiene due concerti solistici in occasione di mostre d’arte gli artisti internazionali presso la galleria Mad di Mantova.

Il 28 giugno 2022 Filippo è in concerto a Sorrento sulla splendida terrazza di Villa Fondi a picco sul mare. In occasione dell’evento, voluto da “Gioia di Vivere Onlus”, presenta i brani dell’opera “Fata Blu” in compagnia della scrittrice Roberta Tovazzi.

Il compositore viene premiato per meriti artistici dall’Organizzazione dell’evento con un’opera d’Arte del grande scultore Marcello Aversa.

Il 30 di luglio debutta ufficialmente come regista presentando il film “Ombre di Pietra”, opera dedicata allo scultore Giuseppe Gorni presso la villa dello storico artista, in presenza di un vasto pubblico che applaude entusiasta la proiezione.

Il film è attualmente in selezione al Roma Film Festival.

Successivamente realizza la colonna sonora per il cortometraggio “il coraggio di Pierrot” di Alberto Rizzo, sulla violenza contro le donne, attualmente in gara in numerosi festival nazionali.

Attualmente, in stretta collaborazione con il Convivumium Musarum, Anno Dato e il colonnello Anania, Filippo si occupa della direzione artistica del Festival “Apoxiomeno – La Strada per le Stelle”, kermesse musicale dedicata alle forze dell’ordine, con la partecipazione del batterista Gianni Dall’Aglio, grande nome della discografia italiana, scelto da Filippo come presidente di giuria.

È direttore artistico della parte musicale dell’apertura del Festival Apoxiomeno, giunto alla ventiseisima edizione, e fa parte del “Comitato d’onore” del festival, in giuria del concorso cinematografico nel ruolo di giudice per la sezione musica da film.

Attualmente Filippo Lui si occupa della realizzazione del Concept Album “Opera Elettrosinfonica Secondo Atto” e di colonne sonore per il cinema, produce vari artisti , è direttore dell’Accademia Crystal, docente di pianoforte, composizione e musica da film presso Crystal Music Academy e segue studi personali di sperimentazione musicale, continuando così a intraprendere quel cammino avventuroso ed entusiasmante che la musica offre a chi la vive.





Sono pronta a passare dall'allunaggio morbido all'estrazione, per esaminare più a fondo cosa cela questo spirito d'altri tempi affascinato dal mistero della vita e dal suo destino. Filippo sembra un alieno che tenta un contatto con un altro mondo che più gli è affine, un altro pianeta che lo attende di ritorno...tanta è la sua fame di sapere. Ho sempre avuto profondo rispetto in questa cosa, perché io stessa sono così. Non riusciamo a limitarci a considerare questa terra un semplice luogo da abitare senza comprenderne dinamiche ben più grandi, come grande è ciò che ci ingloba. Non basta respirare per ritenersi vivi ma vivo è colui che ricerca un disegno della vita stessa.

"Un piccolo passo per un uomo, ma un grande balzo per l'umanità"

Metto un primo piede in questa intervista che credo ci farà fare un salto di qualità e scoprire terre rare.


Filippo, cosa era per te la musica prima di intraprendere il lungo percorso artistico che ti celebra e cosa è ora, dopo determinate esperienze lavorative ed umane? Quali evoluzioni hai potuto riscontrare e di quali hai potuto beneficiare?


La musica per me era un gioco.

Lo era nella stessa misura in cui può sembrare un giocattolo interessante, agli occhi di un bambino, quell'enorme mole di legno nero pesante, con quei tasti antichi che riescono ad azionarlo a tal punto a farlo diventare leggero come una piuma.

Il pianoforte era il mio territorio: una macchina "da grandi", una nave di cui a 5 anni, appena nei intesi il funzionamento, cominciai a sentirmi capitano.

Dai tasti del pianoforte potevo monitorare e documentare, tutti quei frangenti di vita che andavo collezionando senza neanche sapere quanto valore avrebbe avuto, la continuità di questa esperienza per me. Ci sono ancora oggi dei passaggi di alcuni brani che avevo composto in adolescenza, che rimandano la mia mente in quel preciso stato d'animo che provavo quando li ho composti.

Ero piccolo ma per me quell'essere vivente chiamato pianoforte, poteva diventare il mio parco giochi su cui inventavo la sigla della nuova puntata dei miei divertimenti con i dinosauri, con i robot, con tutto ciò che era il mio patrimonio che ruotava attorno al piano.

Era il mio amico a cui facevo confidenze, gli raccontavo i miei stati d'animo: bastava parlargli nella sua lingua azionandone i tasti.

Ed era pure una macchina del tempo, e così è rimasto tutt'ora.

Ora che posso tracciare un bilancio, devo dire che quell'August Förster ottocentesco è sempre stata la mia unica certezza e credo che mi abbia suggerito il mondo che poi mi sono creato.

Scoprii che Puccini possedeva un pianoforte uguale al mio, uno strumento abbastanza difficile, poco immediato e ancora meno adatto ah esecuzioni minimaliste: per poterlo sentir "cantare", bisognava elaborare una musica molto organica, armonizzare le melodie e rinforzarne l'espressività per poter ottenere quell'effetto che andavo cercando e che avevo sentito dagli allievi dei corsi superiori della mia prima maestra, ossia creare un "vero pezzo al piano, roba complessa".

Ma la cosa più particolare è che la voce del mio pianoforte, in ogni nota, richiamava nella mia mente il timbro di tanti altri strumenti.

Mi aveva predisposto alla ricerca di una musica polifonica, per nulla circoscritta al mondo degli 88 tasti (che nel mio caso erano 85, perché il mio pianoforte era antico).

Fu l'arrivo di una prima tastiera contenente diversi timbri a permettermi di sentire sotto le dita una musica completa, piena di quei suoni che volevo, qualcosa di romantico e, più precisamente, cinematografico.

Tutto questo avveniva in funzione dei miei gesti, il motore che accendeva l'esigenza di acquisire la tecnica, di studiare e di materializzare quell'immaginazione in musica che avevo inteso divenir possibile.

Così, non ancora adolescente, portavo già con me un'esperienza talmente intensa di vita trascorsa sui tasti da avere le idee chiarissime: il mondo della creatività musicale era l'unico in cui potevo abitare.

Quindi me ne andai al Conservatorio.

A differenza del liceo, il conservatorio ebbe l'onestà di offrirmi ciò che speravo di apprendere e molto di più: la letteratura, l'arte e la filosofia erano molto più a portata di mano in un'accademia che ti proponeva le meraviglie dei grandi compositori, con un'attenzione alla cultura che è retaggio della musica classica e che si poteva tranquillamente apprendere tra quelle mura.

Vedevo i miei professori come persone dotate di una cultura straordinaria, capaci di darmi qualsiasi risposta, dall'origine di un'opera letteraria che diventava melodramma fino alle colonne sonore nel cinema d'autore. Sembravano sapere ogni cosa.

Avevo capito che l'arte non è un mondo noioso in cui bisogna stare zitti e osservare, ma una miniera di emozioni e ispirazione davvero alla portata di tutti.

Scoprii al Conservatorio quanto la lettura di un buon libro favorisse in me la nascita di idee musicali più dell'ascolto di altra musica.

Tuttavia io seguivo una mia linea personale, non certo quella di uno studente modello:

a casa iniziavo ad avere a disposizione i primi sintetizzatori, esploravo dei linguaggi che il Conservatorio sembrava non contemplare ancora.

Mi misero la voglia di esplorare la musica, e da quelle basi ho continuato per sempre la mia ricerca.

Una ricerca che veniva ampiamente incentivata dalla modernità di quei docenti, come condizione vantaggiosa per esprimere la propria creatività.

Si poteva approfondire l'intensità di Catullo, dei miti classici e di quell'enorme patrimonio letterario attraverso lo studio della musica che li omaggiava.

Fu il mio professore di composizione a capire la mia propensione verso la musica legata alle immagini, e mi propose di andare a studiare musica da film.

Così andai a studiare a Roma, sotto la guida del Maestro Stelvio Cipriani.


La composizione per la musica da film ti ha aperto molteplici collaborazioni.

Quali sono state le più significative? Qual è secondo te il segreto di una buona alchimia tra musica e cinema?


La musica da film rappresenta una di quelle poche frontiere in cui qualunque gusto, qualunque stile e, in generale, la libertà creativa vivono senza limitazioni.

E quel panorama in cui puoi fondere un pieno orchestrale con le atmosfere plumbee dei sintetizzatori. È forse quella ambiente in cui la musica maggiormente incontra una sorta di tecnica pittorica, come insegnava il buon Vangelis.

L'opera che mi rapì per sempre fu "la Storia Infinita", un capolavoro di immagini fantastiche e musica incredibile, ed è per me esempio perenne, creato guarda caso da un altro pioniere che come Vangelis aveva trovato i suoi linguaggi nella poderosa voce elettronica del Moog e dei suoi derivati: Giorgio Moroder.

Vangelis e Moroder avevano seguito un percorso musicale personale, alla ricerca di una loro forma di espressione. Questo li portò, benché molto diversi, ad esplorare strade comuni, tra la magnificenza di armonie classiche acquisite con quell'inarrestabile fervore da autodidatta e la sperimentazione sonora che diede un'inequivocabile voce alla loro arte.

Fu per me un grande riscontro comprendere, una volta conosciuti per bene questi artisti, quanto qualcuno aveva portato alle stelle lo stesso gioco che sentivo di fare io, quando non avevo riferimenti e nella mia stanza facevo esperimenti con le mie tastiere, manipolavo e ritagliavo delle registrazioni di voce dalle cassettine per avere l'effetto di una linea cantata con le mie note, tentavo di costruire rigogliose armonizzazioni di archi e davo al pianoforte il compito della melodia principale, quindi mettevo tutto su cassetta e poi...non si sentiva un tubo.

Almeno all'inizio.

La creazione di una colonna sonora è qualcosa di molto impegnativo, per il quale serve studio e concentrazione: basta una linea fuori posto per distogliere l'attenzione dello spettatore da una scena.

Inoltre presuppone dei tempi che pongono una direzione d'obbligo anche alle ritmiche, ed è sempre una bella sfida creare un tema che risulti lineare quando si tratta di seguire dei sincroni particolarmente rapidi. Tutte queste cose me le insegnava Stelvio Cipriani, che aveva seguito l'esempio di Nino Rota nel suo incredibile giocare con la musica esprimendo, in una magistrale capacità improvvisativa, tutto ciò che poi trasformava un film in un capolavoro di suoni e immagini.

Ogni regista ha esigenze diverse: ci fu un artista collaboratore di Giuseppe Tornatore che mi diede del filo da torcere, ero sul punto di dover rifare la colonna sonora della sua opera quando riuscì a capire che l'unico suono che lo disturbava era una semplice linea di arpa che nella sua mente richiamava un'immagine di simposio non adatta.

Nascosta quella linea nel mix, la musica andò benissimo.

Ho sempre imparato qualcosa da ogni regista, bisogna entrare in comunicazione con la sua idea ed esprimere il suo stesso messaggio, per cui è inevitabile una stretta cooperazione.

Sono rimasto molto entusiasta della creatività del regista Aquino, una persona che nella musica cercava la sua stessa delicatezza espressiva.

Diciamo che però, la chiave di volta fu una collaborazione con il Vaticano: semplicemente scelsero la mia musica perché risultò a detta loro la più adatta per alcune produzioni che poi vennero trasmesse e distribuite in tutto il mondo.

E capitò anche una vera rivoluzione: per il film documentario che svelava al mondo per la prima volta nella storia l'Archivio Segreto Vaticano, conoscendo anche la mia vena sperimentale, mi commissionarono una colonna sonora di carattere elettronico-synth.

Questa collaborazione, che cambiò sensibilmente il mio percorso, fu la conferma di quanto fosse stato giusto credere nella semplicità di un sogno, e di quanto non servissero titoli o corsie preferenziali: scelsero la mia musica tra tante, perché semplicemente la ritennero quella adatta.


Sai che parlando assieme, ho sempre affermato che in te vive/rivive un Filippo di altri tempi…Tutto il tuo essere fortemente lo conferma. Ammettilo che hai una macchina del tempo nel tuo “castello”!!! Hai battezzato così la sede dove lavori…Spiegaci un po' di più di questo Filippo “immortale”, questo “capitano”.


Ci sono cose di questo tempo che non mi appartengono.

Ci sono mentalità che rischiano di offrire una modernità tanto retrograda, da indispettire un Neanderthaliano.

Nella mia imperfezione, posso comunque dire di aver ricevuto un'educazione basata su valori normali ed il mio carattere è sempre stato socievole, considerando un piacere la compagnia degli altri.

Ho deciso di difendere il bambino che ero, in qualche modo sempre fuori posto: non giocavo a pallone, mi piacevano dinosauri e robot, amavo la fantascienza e l'avventura più che lo sport.

Mi affascinavano quegli ambienti come la soffitta dei Goonies, con quei reperti antichi, spade e mappe, strani marchingegni che avrebbero fatto venire a chiunque la voglia di esplorarli.

Quindi, quando sono diventato grande ho voluto realizzare i sogni che avevo da bambino: ora vivo in un castello con un'Armatura e un Androide, quello che doveva essere il mio luogo di lavoro è diventato uno studio modellato in base ai miei sogni.

Non solo un ambiente tutto musicale, ma un palazzo pieno di meraviglie, opere d'arte, strumenti leggendari che neanche avrei mai immaginato di avere quando li vedevo sulle riviste.

Ogni oggetto ha un significato e una storia, e sono tutti traguardi che mi permettono di evadere da questo tempo quando tende a diventare troppo opprimente.

A volte mi capita di guardare la pioggia dalla finestra o il movimento dei rami nel giardino, mossi dalla brezza primaverile, mentre sto seduto su un'antica poltrona, che per qualche strano motivo, avevo identificato come "quella giusta" quando mi capitò a tiro durante i miei viaggi.

Ho pensato di costruire il luogo che da bambino avrei tanto voluto visitare, non diverso dalla mia casa di famiglia a cui sono legato, ma in compagnia di quel silenzio che riempie la struttura quando la porta si chiude alle spalle dell' ultimo musicista che esce.

Il luogo è accoglientissimo, non solo a misura di artisti.

In effetti il Castello della Crystal, ispirato ad Abbey Road, riprende la filosofia di "Tana della Volpe" come in "Die Zweite Heimat" di Edgar Reitz, non nel senso di un film lunghissimo ma in quell'accezione più legata al mecenatismo che ha sempre affascinato me e ancora prima la mia famiglia.

L'idea era di consentire agli artisti legati alla Crystal di poter personalizzare i loro spazi, ma quando quel silenzio notturno tornava a farmi visita mi rendevo conto che non tutti sono orientati verso un'immersione nel mondo della propria fantasia, fino a trasformarla in una quotidianità come accade a me.

È impegnativo e comporta, per assurdo, un certo senso della realtà.

Qualcuno dice che sono un lupo solitario, ma il mio carattere invece è solare, mi concedo di essere ombroso solo quando sono per conto mio.

Macchina del tempo... È un segreto.

Di fatto ho tanti ricordi nella mia mente: ho voluto vivere intensamente ogni attimo della mia vita.

Ho voluto respirarla fino in fondo, volevo che mi dissetasse fino all'ultima goccia, non potevo mai lasciarmela sfuggire. E poi, in qualsiasi momento, come capita ad un bravo fotografo, c'era la musica che scattava un'istantanea del frangente.

Mi ricordo tutto, dialoghi, fatti, persone. Ricordare è anche una necessità: un oggetto che non ti ricorda niente è solo un oggetto, e credo che non sia un mio diritto tenere qualcosa a cui non so attribuire un significato.

Alla fine la mia vita assomiglia di più a quella di un compositore d'altri tempi... Ci pensavo passeggiando nell'agrumeto di una splendida villa sorrentina in attesa di tenere il mio concerto quella sera, in un'atmosfera molto diversa dal mondo della musica convenzionale.

Non è migliore né peggiore, ma è davvero diverso.

Io lo trovo entusiasmante perché posso vivere il fascino antico della musica portandoci anche tutta quella componente di fantascienza della musica elettronica insieme alla classica.

Ho preferito "consacrare" il progetto Crystal Music in un teatro d'opera come La Fenice di Venezia, mettendo un sintetizzatore Moog sopra il Fazioli mentre l'orchestra elettro sinfonica mi circondava, piuttosto che andare a ricercare mondi televisivi che già avevo esplorato con George Merk e Rita Pavone quando gli ambienti erano quelli giusti.

Al cospetto con la realizzazione di una partitura per archi in previsione di un concerto, benché si tratti di una musica moderna, la mia mente mi porta inevitabilmente a quei contesti a lume di candela, ad immedesimarmi in quella quotidianità ottocentesca tanto affascinante per me e tanto normale per i grandi compositori della storia.

Mi sembra quasi di vivere nel loro tempo, tanto debbo a loro tutte le sfumature di ciò che mi appassiona.

Sono un notturno.

La notte ti offre una panoramica sul tempo, è più facile immaginare la storia di un luogo in cui mi trovo quando i palazzi sono coperti da un cielo nero e avvolti dal silenzio.

È più facile immaginare di risentire la voce di qualche persona cara o vedere in modo distinto qualche luogo nel futuro, illuminato dalle luci basse dello studio e dalle lucine lampeggianti dei sintetizzatori che mi ci stanno portando.

La notte ci offre una panoramica sullo spazio.

È antica sulla terra, ma basta guardare in alto per vedere il futuro e capire di essere in viaggio tra le stelle.

A tutte queste suggestioni, proprio non posso rinunciare.


La musica classica è una delle forme d’arte più complesse ed enigmatiche. Si dice appunto che abbia il potere di trasformare una persona, di riordinare la sua armonia interiore raggiungendo quindi il mondo divino o al contrario sconvolgerla, sprofondando nei più profondi abissi. Esistono infatti sonorità più cupe, oscure e tetre da perdizione e dannazione.

Cosa nasconde tra le note la musica? Sei affascinato da questo duplice gioco luce ed ombra? Oltre a ritrovarti, ti sei mai perso con la musica verso la parte più remota, occulta…ignota?


La musica classica è un viaggio incredibile, e nella sua importante bellezza è davvero alla portata di tutti.

Una sinfonia è un grande dono in cui l'emozione viene offerta al pubblico così che possa coglierla. L'immenso Ezio Bosso mi raccontò cosa fosse la musica per lui, facendomi capire, nel fortunato frangente che mi permise di scambiare due chiacchiere con lui, quanto la sua sensibilità fosse tanto grande da intendere quella dei massimi compositori.

Posto che ogni mondo presenta i suoi linguaggi musicali, credo comunque che l'armonia classica abbia davvero un grande potere nel riuscire a rappresentare le sfumature dell'emozione.

Ci sono movimenti, passaggi di accordi e cadenze al cospetto delle quali è inequivocabile la sensazione di trovarsi dinnanzi ad una lingua completa, estremamente articolata e assolutamente unica nel suo universale genere.

È sufficiente il movimento di una nota all'interno di un accordo, un piccolo ritardo, un effetto ritmico per avvertire chiaramente un preciso stato d'animo, che dalla voce della natura di Vivaldi e Mozart, alla dolcezza del sentimento di Beethoven di Ich Liebe Dich fino al melodramma di"Sola, Perduta, Abbandonata" dall'opera Manon Lescaut di Puccini, anticipano a gran voce la più alta musica da film.

La sensazione di questa rappresentazione viva del sentimento si coglie sin dai tasti del pianoforte, con note che come carezze raccontano il sublime.

E possono anche terrorizzare.

Il cinema horror richiama dissonanze, acuti taglienti, frasi che si "arrendono" nel dramma.

Non è un caso quanto fu geniale da parte di Kubrick utilizzare "Scary Piano" di Ligeti in una scena angosciante di Eyes Wide Shut: poche semplici note ripetute su più ottave con un effetto più evocativo che mai.

Non è solo questione di contesto, è proprio questione di scrittura: c'è un film degli anni 80, un horror drammatico intitolato Changeling in cui la colonna sonora, orchestrata solo a tratti, scandisce in ogni singolo passaggio d'armonia classica tutti quegli istanti che attraverso la voce del pianoforte richiamano l'empatia dello spettatore o lo fanno saltare dalla poltrona.

Sul far del Novecento, nella ricerca di linguaggi diversi rispetto ad un'armonia che con le sue cadenze e le sue strutture finiva per risultare, alle orecchie di certi compositori, qualcosa di preconfezionato da cui uscire, l'Europa musicale era in preda ai tumulti dell'impressionismo, della dodecafonia e della musica atonale.

Un qualcosa di affascinante, che poi incuriosì anche il grande Nino Rota, il quale ne fece strumento per la sua produzione ma, grazie al suo maestro Casella (e anche grazie a Dio!), senza abbandonare gli orizzonti la musica tonale e di quell' armonia classica più universale, ascoltabile.

In conservatorio studiavamo tutte queste cose ed era veramente difficile apprezzare alcune composizioni in cui non si percepiva nemmeno una nota, inoltre l'effetto, proprio come accade quando i pensieri non hanno un ordine lineare, era di una tensione inquietante.

Alla fine ascoltammo centinaia di composizioni sperimentali, che alla fine, per sonorità ed emozione trasmessa, risultavano indistinguibili...e pure un po' stucchevoli.

L'armonia classica invece, almeno per me, è sempre stata quel baluardo super partes che poteva permettere la percezione emotiva dalle più radiose luminescenze paradisiache fino ai più macabri abissi degli inferi.

Ho scelto di sperimentare prevalentemente con i suoni quando occorre creare effetti di dramma e angoscia, e anche in questo il sintetizzatore costituisce una miniera inesauribile.

Ma la mia necessità non è circoscritta ai soli suoni, e un brano, qualunque emozione rappresenti, per me la deve "cantare".

È certamente più complesso ricreare un gioco di luci e ombre con il susseguirsi delle note, un sicuro retaggio del qui ricorrente Puccini.

Oggi la disponibilità di suoni virtuali e campionamenti permette di ricreare e proseguire all'infinito uno stile di musica da film pieno di botti e colpi di scena, in cui bastano poche note per fare un tema (che si ripete, incalza, sale, sale fino ad arrivare ad un'esplosione poi stop! ) e generalmente convincere la gente. Ma se devo essere sincero, trovo in alcune colonne sonore epocali una rappresentazione ben più adatta a confermare il concetto di quanto l'armonia sappia rappresentare i chiaroscuri dell'emozione.

Ne trovo esempio nella splendida colonna sonora di Robocop di Poledouris o di Dark Crystal di Trevor Johnes.

Secondo me la musica è bella in tutte le sue forme, ma non bisognerebbe mai permettere che tradisca il proprio ruolo: nel cinema è sicuramente al servizio della narrazione, ma assolve alla sua funzione se vive della sua dimensione propria.

Un violino potrebbe non c'entrare nulla con un cyborg piuttosto incavolato, tuttavia la frase scritta da Basil Poledouris nella scena in cui Robocop si ricorda di essere stato un umano restituisce alla musica quella spettacolarità che costituisce un ulteriore linguaggio, un'altra chiave di lettura a rafforzare la potenza della scena.

Ecco, nelle più grandi opere classiche questo effetto è chiarissimo.


Quali sono le composizioni per il cinema che ami di più ed i rispettivi artisti. Di riflesso, quali sono i film che secondo te hanno ottenuto la massima resa grazie alle musiche realizzate?


Posso citare sicuramente "Lawrence d'Arabia" con la colonna sonora di Maurice Jarre.

Ma anche Highlander con la musica dei Queen; un capolavoro.

"The Princess Bride" con la musica di Mark Knopfler, e potrei continuare all'infinito con il fantasy.

Poi c'è Nino Rota che strabiglia ne "Il Padrino" e "Il Casanova di Fellini", in cui riesce a fare una musica "brutta" di una bellezza disarmante, capace di accentuare lo squallore grottesco di un disperatamente romantico Giacomo Casanova, in un Settecento ormai decapitato.

E da buon musicista di estrazione progressive, certamente trovo incredibili le colonne sonore dei Goblin di Simonetti, che in alcuni casi preferisco anche agli stessi film a cui sono associate.


Raccontaci come nasce un componimento per il cinema. Illustraci le fasi che affronti,

gli strumenti, la tecnica e le emozioni che servono per ottenere la magia.


Una domandina abbastanza difficile, tenterò di riassumere il mondo in una manciata di ghiaia.

Di solito la musica nasce da sola.

Una colonna sonora deve avere dei tratti distintivi e una sua personalità.

Quando si compone un tema principale si deve pensare a una musica completa che rappresenti appieno la suggestione dell'opera, dalla melodia ad ogni parte da eseguire, effetti sonori compresi.

Se non esiste un montaggio, la composizione dovrà essere libera e funzionale in modo da agevolarlo successivamente. Spesso è proprio la musica stessa ad influenzare il modo in cui le scene vengono poi girate.

Solitamente la composizione avviene in modo abbastanza rapido: ho un mio metodo personale che mi permette una sorta di traduzione dalla narrazione ai suoni, che io chiamo "classificazione emotiva delle armonie", che di solito sembra funzionare bene.

Una volta stabilito il tema più importante, si elaborano dei temi secondari e si procede alla creazione o all'estrapolazione di quei brani, per così dire, di commento.

Bisogna cogliere l'emotività del soggetto e segnare i punti salienti ponendo attenzione al messaggio del regista.

Per quanto riguarda il genere, certamente dipende dal contesto: se si tratta di un poliziesco, ci sono dei suoni tra il funky anni 70 e un romanticismo leggermente jazz che sono talmente tanto presenti nell'immaginario comune da diventare doverosi, purché non banali.

Dipende sempre dall'epoca che si vuole narrare, visto che la musica è effettivamente una macchina del tempo.

Ci sono altri cliché che vanno proprio scartati, come l'ostinazione di mettere dei carillon ogni volta che c'è in scena un ragazzino, magari pure cresciuto.

Comunque tutto dipende dall'opera, ma solitamente intendo la colonna sonora come la realizzazione di un'unica musica che si sviluppa nella concatenazione di temi associati a vari elementi o personaggi del film, ricorrenti ma con tutte le variazioni timbriche in funzione dei momenti.

In questo caso, la musica attraverso questi temi vive di una sua personale dimensione, vale a dire che ognuno di essi diventa una sorta di "canzone" di un determinato elemento.

A questo punto, un tema associato ad un personaggio raggiungerà la sua massima enfasi nella sua scena più importante e si potrà ritrovare nell'arco della colonna sonora riproposto con sonorità più leggere e dilatate o armonizzazioni più incalzanti e complesse.

Nel caso specifico di un tema, bisogna tener conto, nella composizione della melodia e dell'armonia, di tutta la panoramica narrativa relativa, a 360°.

Con i mezzi attuali è possibile lavorare in tempo reale sulle scene, e nulla risulta efficace come l'improvvisazione: spesso mi capita di lavorare su montaggi che vedo per la prima volta, obbligando me stesso ad esprimere sul pianoforte le sensazioni che di primo acchito mi vengono trasmesse. È molto difficile che butti via qualcosa, perché la spontaneità offre spunti che il ragionamento non sempre riesce a dare.

Il lavoro successivo, dopo aver completato l'intera stesura al pianoforte o al sintetizzatore, consiste nell'arricchire l'arrangiamento che già mi veniva in mente nella prima fase, quindi elaboro i suoni d'atmosfera e le strutture orchestrali, che in caso di produzioni importanti comportano la convocazione dei violinisti e di tutti gli altri strumentisti che ho previsto componendo il brano.

Può sembrare strano, ma mi è più facile sentire nella testa una musica già completa, orchestrale, quando le immagini scorrono e le seguo col pianoforte.

Per quanto riguarda le timbriche, i sintetizzatori offrono espedienti eccezionali anche in contesti che devono sembrare acustici e legnosi: si può conferire un notevole pathos ad un trascinato quartetto d'archi con un basso del Moog o dell'Ms20 oppure un'atmosfera eterea e sospesa capace di esaltare ancora di più una parte minimal di pianoforte.

Di solito sono veloce a capire dove mettere le mani e cosa utilizzare, e l'utilizzo di strumenti analogici mi permette di creare dei suoni efficaci sul momento, fatti apposta per quella scena, che una volta registrati dovranno lasciare il posto a nuove impostazioni sul pannello, quindi andranno volutamente persi: hanno una sola opportunità!

Il mio metodo prevede sempre l'uso di cose manuali, mentre ricorro alle automazioni del software solo nella fase di mix.

Credo che la musica debba essere un'esperienza tangibile, e per quanto l'impiego di tanti strumenti, cavi, microfoni e attrezzature tecniche possa sembrare scomodo, niente mi restituisce il calore di certi suoni non riproducibili informaticamente e di tutto ciò che posso realizzare "a mano".

Io credo che il respiro di un violinista e l'espressività di una frase articolata sul piano abbiano lo stesso valore di uno sguardo intenso all'interno di una scena. Ci sono sfumature dalle quali non si può prescindere, ed è questo un aspetto artistico che si poteva facilmente cogliere da Stelvio Cipriani e da tutti i miei maestri di riferimento.

Una colonna sonora è sempre un orizzonte e un foglio bianco da scrivere: ogni volta è sempre diverso, ma è comunque l'opportunità di comporre qualcosa che per la nostra mente era inatteso, una sfida entusiasmante.


Abbiamo visto come l’astronomia sia fortemente presente nel passato e nel presente musicale, così come nell’ambito cinematografico.

L’uomo ha bisogno di comprendere…di conoscere e ciò che ci ingloba è uno spazio talmente vasto, che spesso per molti è più facile credere che ciò che vedono, sia il solo metro di misura.

Eppure noi siamo piccoli, talmente piccoli che abbiamo necessità di sentirci grandi.

Certe volte è l’ignoranza, altre volte la paura a non farci spingere oltre la zona che conosciamo, a porci delle domande, ad interessarci al tutto. Quali sono secondo te i lavori più rappresentativi che trattano tale argomento e che uniscono musica e cinema alla perfezione? Quali prodotti artistici hanno dato la possibilità di spezzare tali catene e di coinvolgere, incuriosire, documentare ed aprire le menti umane?


Penso che il cinema sia certamente una delle più alte frontiere della cultura anche per tutto ciò che insegna.

Stiamo parlando di una forma d'arte in grado di mostrare letteralmente ciò che vuole rappresentare anche dal punto di vista emotivo, quindi è innegabile quanto il cinema sappia insegnare o anche semplicemente ispirare la conoscenza.

Abbiamo conosciuto il Settecento epico, romantico e monumentale di Barry Lyndon e quello più buio di Casanova, che riuscì a far parte della più splendida società settecentesca solo quando ormai quel secolo era stato ghigliottinato.

Nella musica di Nino Rota, volutamente inquietante in un modo sublime, gli stati d'animo dello scrittore venivano percepiti dal pubblico rafforzando le immagini offerte dal genio di Fellini nella sua visione cinematografica di Giacomo Casanova.

Grazie ai film storici è possibile conoscere, nella ricostruzione dei registi, non solo la personalità dei grandi condottieri, ma anche le ragioni, le vicende storiche e tutto ciò che altri mezzi culturali non sempre erano riusciti a mostrare.

Il rovescio della medaglia è che molto spesso il pubblico, nella storia, veniva influenzato in modo non sempre giusto, come nel caso dei film tra i cowboy ed i "perfidi" indiani...

Escludendo a priori la propaganda quando strumentalizza il mezzo cinematografico, a mio avviso una bassa forma di opportunismo, direi che però sono molti i frangenti in cui il cinema è riuscito ad "aprire gli occhi" al pubblico.

Abbiamo conosciuto la sorte di popoli antichi in Rapa Nui, abbiamo visto la storia antica e moderna, abbiamo sbirciato verso il futuro dando spazio a ciò che potevamo temere o sognare.

Basti pensare alla fantascienza: il cinema faceva intendere, nella cura scientifica dei registi, alcuni dettagli dell'incommensurabile grandezza dell'universo. E appunto nel caso dei film di fantascienza trovo affascinante come i registi di alcuni tra i più grandi kolossal abbiamo saputo lasciar libera la fantasia per creare un loro racconto su basi scientifiche spesso al di sopra di ogni discussione. Potrei citare Kubrick, con 2001 Odissea nello Spazio, ma ritengo che anche Gravity abbia saputo insegnare al pubblico quanto l'universo sia più incommensurabile che semplicemente inospitale.

Il cinema ci ha mostrato I viaggi nel tempo, la possibile clonazione dei dinosauri (magari!!!) su interessanti teorie scientifiche, le manipolazioni genetiche dell'universo di Alien ed altre frontiere che hanno spinto i ricercatori, a seguire in vari campi delle piste aperte dall'immaginazione degli autori. Una conseguenza di Aasimov e Jules Verne, con un po' di tecnologia in più.

Bisogna ricordare che la nostra quotidianità è piena di oggetti derivati dalla colorata fantasia di serie fantascientifiche come Star Trek: il comunicatore che il capitano Kirk utilizzava per contattare Spock diventava una realtà tangibile negli anni 90 nelle mani di chi, con missioni magari meno avvincenti e pericolose, si trovava a dover comunicare alla propria mamma di buttar giù la pasta segnalando il proprio arrivo imminente nell'astronave madre chiamata casa, mediante un "comunicatore" chiamato guarda caso Star Tac.

La tecnologia, la robotica, l'informatica, tutto ciò che i tempi moderni ci hanno offerto a parte il teletrasporto, sono rivoluzioni secondo me fortemente comportate dal cinema, e non è un caso che ingegneri e scienziati di oggi fossero dei bambini appassionati di fantastiche serie e film di fantascienza.

Mio nonno, che vendeva e riparava televisori negli anni sessanta, osservando i progressi della tecnologia, aveva predetto che le generazioni future avrebbero avuto uno strumento capace di fare tutto, anche mostrare le costellazioni puntandolo verso il cielo ed apprendere i nomi delle stelle, in una grafica che richiamava fortemente i supercomputer delle astronave viste in tv.

Anche tutti i congegni touch di cui oggi disponiamo e di cui anche le astronavi attuali dispongono, hanno la stessa derivazione: l'universo fantascientifico fatto di strumenti tanto affascinanti quanto desiderabili, per i quali la tecnica e l'ingegneria si trovavano a doversi evolvere.

Diciamo quindi che il cinema è un incentivo all'evoluzione oltre che al sapere: è una potente frontiera di quell'universo fatto di fantasia ed intuizioni, da sempre il mordente che ha spinto l'uomo verso la conoscenza.

In un modo o nell'altro, il cinema ci mostra gli eroi o gli antieroi che vorremmo essere. Ci mostra un'intera storia nella parabola di due ore. Ci ha insegnato i miti greci, la forza degli eroi come il dannunziano Maciste, il bene che vince sul male, il sapere che vince sull'ignoranza, la giustizia che trionfa sull'oppressione per chi sa aprire gli occhi. Ma ci sono anche delle controindicazioni: questi ultimi anni hanno reso "il lato oscuro della forza" tanto affascinante quanto ispirativo, le mode hanno portato il vampirismo a trasformarsi da un'orribile stato di dannazione ed oscurità ad un'affascinante condizione modaiola, i sadici e psicopatici come figure di riferimento per menti deboli. Ma soprattutto, mostrandoci l'intero svolgersi di una storia nell'arco di due ore, si finisce per pensare che anche la vita reale possa avere queste tempistiche. Sono in molti ad aver perso il senso dell'attesa e la visione a lungo termine della vita e dei suoi progetti, come se il compimento di ogni vicenda personale dovesse costituire una conclusione dell'opera: è il caso di alcune relazioni interpersonali. Ci si sente dentro un film e ci si stupisce quando, sul finale di qualcosa, non arrivano i titoli di coda. Si finisce quindi per provare quel senso di sconforto tutto attuale quando dinanzi a noi, al termine di qualcosa, c'è ancora uno sconfinato orizzonte da esplorare, che ci spaventa più che incentivarci.

Sono tutti rischi dell'immedesimazione, sta all'equilibrio del pubblico scegliere cosa osservare. Io ho sempre preferito opere che mi dessero idee, qualcosa da costruire, qualcosa che ispirasse i miei giochi e la mia fantasia. Non ero alla ricerca di una personalità da acquisire, pur affezionandomi tantissimo ai miei personaggi preferiti come Trinità, Robocop, Han Solo, Jareth e Atreyu.

C'è una sproporzione tra il beneficio culturale che il cinema ha portato rispetto a variabili più indesiderate.

Sono convinto che se questa grande forma d'arte non ci fosse stata, tutte le evoluzioni positive della nostra società in campo sociale e scientifico sarebbero state difficilissime se non impossibili.


Cosa pensi possa dare il cinema alla musica e viceversa nell’epoca attuale? Pensi ci sia stato un salto di qualità oppure hai dei suggerimenti da proporre per una più ottimale collaborazione?


Il cinema può dare alla musica una dimensione del tutto speciale. La nascita della musica da film è l'emblema di quanto l'emozionalità della musica potesse essere un ingrediente fondamentale nel messaggio cinematografico. Se prima le immagini in movimento, una sorta di congiunzione tra teatro e danza, costituivano un'opera coreografica in cui la musica ne scandiva il completamento, la scrittura di musica appositamente per un film metteva a disposizione l'emozionalità dell'armonia per offrire una chiave di lettura ancora più completa allo spettatore.

Nelle evoluzioni che i secoli hanno portato alla musica, si giunse nei confronti della musica da film ad una sorta di snobismo accademico ai danni persino del giovane Morricone, che dovete lavorare duramente per elevare questo genere musicale oggi così nobile al suo giusto rango.

Si pensava infatti che fosse una sottomarca della vera composizione, oggi fortunatamente le cose sono cambiate.

Il cinema offre ad un compositore la possibilità di esprimersi con i mezzi che ritiene idonei: si può sottoporre al pubblico musica di derivazione classica, con sonorità orchestrali ed armonie pucciniane e di sentirsi al proprio posto.

Basti pensare alla colonna sonora di Dark Crystal di Trevor Johnes: una suite di altissimo livello che in tempi moderni, soprattutto quelli attuali, avrebbe avuto vita difficile in un mercato musicale. Penso la stessa cosa di un capolavoro come la colonna sonora di Star wars di John Williams: dal cinema, il pubblico non solo accettava musica orchestrale, ma se l'aspettava proprio: per questo colto il linguaggio di arrivare a quel grande pubblico via via sempre più interessato a generi più immediati.

Oggi si mescola un po' di tutto: ci sono produzioni italiane in cui la colonna sonora è costituita da brani radiofonici, una scelta che a me non fa impazzire, personalmente.

Ho sempre percepito una netta distinzione tra una canzone scritta per un film rispetto ad una canzone scritta per la radio: Neverending Story, Take my Breath Away, Danger Zone e Midnight Express scalavano le classifiche anche in radio dopo aver segnato indissolubilmente I capolavori cinematografici di cui facevano parte, nelle mani del mitico Giorgio Moroder.

Nella mia mente erano canzoni con qualcosa di più.

Si puntava con questi brani ad un contenuto emozionale legato ad una storia, uscendo dalla necessità di essere per forza universali, eppure poi funzionavano in tutto il mondo.

Il fatto è che il cinema è sempre un'opportunità per la musica, anche nel caso di Barry Lyndon, nel quale Kubrick, al pensiero che nessun compositore contemporaneo potesse creare brani più adatti di quanto fossero le opere di Bach, di Schubert e dei grandi artisti della storia, affidò comunque quei temi che scelse alle mani di compositori moderni che avrebbero saputo adattare a livello cinematografico proprio quelle melodie.

Accade spesso che, grazie al cinema, anche un determinato linguaggio musicale arrivi al pubblico più di quanto non farebbe con la discografia: è il caso di "Oblivion": una colonna sonora stupenda, da molti considerata quasi più bella del film stesso, quindi una fonte di ispirazione per molti compositori.

Il cinema è un'arte piena di sfaccettature, colori e atmosfere. Le possibilità con le quali puoi ispirare sono molteplici ed il suo merito principale nei confronti della musica sta proprio nella varietà di ciò che può comportare.

Alcune atmosfere d'arte possono essere ideali per sperimentare sonorità nuove, il romanticismo può esprimersi nelle note bianchissime di un pianoforte come in "orgoglio e pregiudizio", ci sono suoni spaventosi e poderosi che possono dar vita ad un cyborg e sottolineare il dramma della sua storia con una raffinata tessitura orchestrale.

Dove ci sono immagini, messaggi e significato, la musica ha l'opportunità di fiorire.


Quali sono i futuri lavori che vorresti affrontare di composizione cinematografica? Ci sono generi che vorresti affrontare rispetto ad altri? Sogni nel cassetto in tal senso.


Mi piacerebbe lavorare nella fantascienza e nel Fantasy, due territori che mi sono congeniali: ho portato nei teatri il Crystal Music Project, un'orchestra classica, elettronica e rock con cui ho messo in scena Opera Elettrosinfonica, un racconto di fantascienza in musica che ho scritto anni fa, in modo inquietante molto vicino alla realtà attuale.

Una condizione ideale è il divertimento nel creare musica, e questi territori si prestano bene ad accendere una miccia. Inoltre sono sempre immerso nella creazione di suoni e linguaggi con cui sperimentare usando di tutto, compresi i robot che ho costruito: delle macchine che ho creato perché suonassero con me.


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In generale ogni genere cinematografico mi affascina e per me è un'opportunità, una miniera in cui trovare idee.

Inoltre la musica mi piace tutta, quindi, anche in presenza di uno stile mio, sono tanti i mondi che sento di voler esplorare.

La varietà è la cosa più intrigante: scrivendo una colonna sonora ci si affeziona all'opera e ai personaggi e si prova malinconia una volta terminato il lavoro, come abbandonare un'isola in cui si è vissuto per tanto. Quindi avventurarsi in nuovi viaggi, pur diversi, è sempre qualcosa che auspico.


Siamo arrivati alla domanda finale: il cinema è arte visiva, la musica ci permette di immaginare anche ad occhi chiusi, va quindi a potenziare quella visione rendendola tangibile e concreta. Insieme permettono di vivere situazioni reali o di fantasia, consentendoci di avere anche un’ipotetica visione del futuro. Come vedi il tuo futuro e come vedi il futuro di questi due settori?


Se avessi ricevuto questa domanda vent'anni fa avrei risposto senz'altro nello stesso modo: Non ho la più pallida idea di come potrebbe essere il mio futuro. So quello che voglio e conosco il mio carattere, mi ha portato ad adattarmi alle varie situazioni senza perdere di vista la necessità di essere preparati e di avere un po' di fantasia.

Quanto al cinema, già diversi anni fa si intravedevano dei connotati che avrebbero portato a dei cambiamenti. È innegabile che ci sia molta meno libertà espressiva: la strabiliante qualità degli effetti speciali costituisce il punto di arrivo a cui si sperava di giungere quando negli anni 80 l'entusiasmo pionieristico portava alla realizzazione di capolavori le cui ingenuità sceniche non costituiscono minimamente un problema. Però sinceramente trovo che certi film attuali, un trionfo della computer grafica, rimangano meno tangibili nel tempo: è come se quel mondo virtuale rappresentato con tanta cura però non attecchisse nel tempo come succedeva ai kolossal del passato. Ci sono film di cui si parla da 60 anni. Non credo che altri capolavori attuali avranno lo stesso riscontro.

C'è qualcosa che li rende pietanze meno indimenticabili, forse la standardizzazione di certi personaggi, il rispetto in alcuni casi esasperato di messaggi sociali, la standardizzazione della struttura musicale.

Non credo nella possibilità che una versione moderna di "Labyrinth" con altri super attori sopravviva ai tempi come quello storico con l'immenso David Bowie, Jennifer Connelly e i pupazzi pazzeschi di Frank Oz. Verrebbe girato sicuramente in un altro modo, sicuramente spettacolare al cinema, sicuramente con musiche di alto livello, Ma la sua forza nel tempo sarebbe diversa.

Credo che l'ingrediente fondamentale sia quell'ingenuità tanto genuina quanto professionale che portava i produttori anche a voler rischiare.

Negli anni ottanta non avrebbero mai visto la luce

dei film come "Avatar", "Il Signore degli Anelli" ed "Harry Potter". E nemmeno "Dragonheart" e "Jurassic Park", il cui ultimo episodio che ho avuto cura di andare a vedere mi ha dato tanta soddisfazione ma era pieno di elementi revival.

Forse si cerca oggi di andare il più possibile incontro al pubblico, di accontentarlo oltre il limite, addirittura di non farlo mai incavolare con delle indelicatezze.

Resta il fatto che non c'è quell'energia, quell'entusiasmo che invece faceva così tanto desiderare al pubblico di "Top Gun" un seguito ai giorni nostri: il desiderio di ritornare là, per intenderci.

Credo che questa sia anche una conseguenza del nostro tempo.

Non posso dire che il cinema si sia del tutto smarrito perché esistono ancora capolavori assoluti, ma la sensazione di un'epoca palustre è abbastanza tangibile e questo crea negli artisti odierni un forte desiderio di creare qualcosa alla maniera dei film della loro infanzia.

Oggi si può disporre nel proprio studio domestico di qualsiasi tipo di suono, anche i più impensabili. Si può scrivere una colonna sonora con un pieno orchestrale quasi degno dei dischi classici della Decca. C'è un risparmio enorme, è tutto più immediato. Però, andare in studio a dirigere un'orchestra che suona le tue note, segue il tuo tempo, rispetta le tue dinamiche e dà vita ad una vera colonna sonora è l'origine di un'energia che poi, all'interno di un film, brillerà più di qualsiasi altro espediente attuale. Provare per credere.

Secondo me l'ideale sarebbe permettere al cinema e alla musica di conservare quell'aspetto "manuale", cogliendo certamente dalle nuove tecnologie gli espedienti che possono offrire, ma considerando ancora l'opera cinematografica come qualcosa di vivo e sperimentale.

Si uscirebbe da certi stereotipi attuali come caratterizzazioni di poco spessore e dalla sensazione che il film sia stato realizzato con elementi assemblabili, tra cui la colonna sonora, spesso fatta di grandi esplosioni e poca musica ricordabile.

Sono convinto che ci siano ancora grandi storie da raccontare e note fantastiche da scrivere.

Quindi il cinema avrà senz'altro un futuro perché nessuno potrebbe rinunciarvi.

Si possono rispettare gli standard, ma con un occhio attento alla personalità dell'opera cinematografica.

Mi riferisco alla principale differenza tra la visione dei grandi registi e quella dell'industria, perché se da una parte il mercato paga, dall'altra è la fantasia a fare la storia.


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Ph: Agron Kozeli


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Ph: Agron Kozeli

E sulle ultime parole di Filippo, che ricordano a tutti che fantasia e creatività fanno la differenza, mi avvio verso la fine della "Missione Lui". Essa mi ha permesso di esplorare luoghi interiori non ancora conosciuti, interagire con nuove forme di idee, di pensiero volto a porsi sempre domande su ciò che sia migliore per rendere straordinario questo viaggio e la propria forma d'arte. Chi non si pone domande è destinato a non lasciare nulla di duraturo.

Ho trovato un Filippo carico di passione ed emozione, di conoscenza ma anche di continua ricerca di miglioramento personale, di conseguenza collettivo, perché noi siamo costantemente collegati con gli altri.

Se il nostro metodo di comunicazione artistica venisse sempre affinato e reso il più sublime possibile, anche chi ci circonda ne potrebbe beneficiare.

Condivido con Filippo molti punti di vista ad iniziare dall'importanza di mantenere una propria personale visione del mondo soprattutto in fase creativa, senza seguire standard che rischiano di rendere il tutto piatto e clone di influenze che non ci appartengono.

È vero che per molti aspetti numerosi film sono diventati solo un facile modo di guadagno, senza quell'impatto che possa renderli delle colonne portanti, come molti altri nel passato sono divenuti. Seppur più limitati i mezzi, forse un tempo era richiesto più coraggio e maggiore era il rischio dato anche dal non aver a disposizione tutte le tecnologie e le agevolazioni odierne, che hanno impigrito fisicamente e mentalmente tante persone. Quando devi ingegnarti a creare qualcosa sei automaticamente stimolato a trovare le soluzioni migliori, mentre quando gran parte delle cose sono già a disposizione spesso ci si sente in diritto di darle per scontato.

L'imperfezione di un tempo ha reso perfetti certi capolavori che pur non realizzati con gli odierni mezzi, riescono ancora ad aver un impatto sul pubblico sconvolgente.

Personalmente credo che sia basilare la sceneggiatura di un film come basilare è un componimento per le musiche; le sceneggiature se curate e scritte adeguatamente, lasciano nella psiche di chi guarda una forte presa. Le persone hanno necessità di ritrovarsi, di immedesimarsi, di riflettere...e credo che anche la comicità intelligente richieda ragionamento, a differenza di tanti che suddividono il cinema in leggero o pesante.

Sicuramente la composizione per film, anche attraverso questa intervista, abbiamo appreso che è in continua simbiosi con l'atto creativo del regista. Un compositore deve saper cogliere un messaggio inequivocabile che ogni lungometraggio o cortometraggio reca con se, soprattutto nella fase di scrittura. Le parole divengono immagini e le immagini come le parole, sono fonte continua di ispirazione perché non esisterebbero le une senza le altre.

La potenza del Cinema è proprio questa, ecco perché se ne innamorano tutti.

Al servizio della narrazione, la musica che si lega al cinema è quelle parole non dette, quegli stati d'animo percepiti ma non dichiarati, quelle movenze del cuore e del corpo che fanno vibrare il pubblico in una sala, così come un'intera orchestra vibra di energia al culmine della sua performance artistica; Musica e Cinema ricordano molto la danza armonica di galassie che si fondono, compenetrandosi del tutto. Grande responsabilità ruota attorno al compositore, che è colui che deve terminare i pensieri del regista, deve sigillarli e amplificarli.

Due direttori d'orchestra, ognuno a suo modo, che coordinano tante altre persone destinate ad essere il mezzo per il risultato finale. Capite che è un lavoro immenso quanto memorabile. "Il cinema è il modo più diretto per entrare in competizione con Dio."

Ma noi vogliamo fare di meglio...Vogliamo che l'universo intero si manifesti tramite il cinema, che sia la chiave per aprire porte, per aprire visioni, per ampliare la conoscenza.

Siamo pronti al conto alla rovescia per il prossimo lancio. E voi?


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Ph: Agron Kozeli

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