Cineum Cannes,un iceberg futuristico nella costa azzurra
- Elisa Nori

- 28 mar 2023
- Tempo di lettura: 13 min
Aggiornamento: 30 mar 2023
Sembra vagare secondo i venti e le correnti, affiorando per una minima parte del suo volume, si staglia fiero come oro bianco.
Così il Cineum Cannes si mostra alla mia fantasia, alla mia interpretazione anche se coincide con l'impressione che ha suscitato su altre persone; un grande diamante di ghiaccio staccatosi dalla banchisa polare, con un cuore tecnologico e colmo di emozioni come solo il cinema sa essere.

In verità infatti, l'acqua stessa degli iceberg a differenza di quello che si pensa è dolce.
Nel regno dei ghiacci calato il sole, sembra già intravedersi l'aurora boreale che dà spettacolo in tutta la sua bellezza, magica e affascinante.
Entriamo in quell'atmosfera romantica che i sognatori di tutto il mondo attendono, così come si attende impazienti l'inizio di un film il cui trailer ci ha rapiti e conquistati.
Rudy Ricciotti architetto ed ingegnere di fama internazionale ha plasmato questa struttura situata nel quartiere de La Bocca a Cannes, città dove si svolge il prestigioso Festival internazionale del cinema, uno dei festival cinematografici più famosi nel mondo.

Definito "il Quentin Tarantino dell’architettura" e "orafo del cemento",
ribelle e rivoluzionario ha confermato ancora una volta attraverso la sua forza creativa con solide basi tecniche che il cinema non è solo un luogo chiuso in cui le persone si recano per seduzione intellettuale; se di arte parliamo anche la struttura deve rappresentarlo al meglio, deve anticipare in modo distintivo ciò che si cela al suo interno.
Un guscio dove la sensibilità si scopre arrivando al cuore, la cui progettazione dei pilastri della facciata sulle pareti di cemento è stata realizzata utilizzando calcestruzzi fibrorinforzati ad altissime prestazioni che possiedono delle caratteristiche indiscusse; la protezione contro qualsiasi elemento chimico a cui è impossibile attraversare le pareti di una struttura BFUP per capillarità, che è quindi a tenuta stagna.
A differenza dell'acciaio è durevole e non richiede manutenzione.


Cineum Cannes è un progetto di 9.400 m2, che ingloba 12 sale di proiezione con ben 2.450 posti ed è il primo in Europa ad essere dotato del sistema Dolby Atmos e il primo in Francia con la tecnologia Dolby Cinema.
La migliore qualità dell'immagine è garantita dai proiettori laser 4K HFR e dato che ogni film ha una sua identità, Cineum offre altrettante sale: IMAX, Classiques, Aurore, screenX, Lodge.
Uno dei teatri è provvisto dello schermo più grande del sud-est della Francia, con una base di ben 24 metri.
A curare il design degli interni è stato l'artista e designer israeliano Arik Levy; gli spettatori potranno scoprire ulteriori contenuti editoriali sugli schermi, passeggiando attraverso singole bolle a forma di bozzoli futuristici.
Al piano terra uno spazio espositivo di 500 metri quadrati è dedicato alle arti visive e ad una galleria immersiva con scenografie, mentre al secondo piano troviamo un magnifico lounge bar di 200 mq che confina con la camera intitolata “Lodge”; Nonotak Studio invece si è occupato della scenografia attraverso delle installazioni luminose e sonore nelle sale d'ingresso IMAX, Aurore e ScreenX.
Sempre all'interno di Cineum, al primo piano, troviamo ILLUCITY che è un'area di gioco in realtà virtuale (VR) che mette insieme le migliori esperienze e tutte sono multigiocatore.
Puoi scegliere la tua avventura tra 9 VR Escape Games o " TOYLAND: Crazy Monkey ",
un misto di montagne russe e sparatutto a movimento libero in un universo folle.
La facciata frattale di Cineum Cannes è ben bilanciata con il materiale scelto e il messaggio finale risiede "nelle molteplici sfaccettature che vogliono simboleggiare la pluralità tecnica e creativa delle professioni cinematografiche".
La terrazza è rivestita e protetta da una griglia in cemento che conferisce all'edificio eleganza e leggerezza.
Le ombre che si proiettano con il susseguirsi delle ore fanno percepire la struttura come un oggetto minerale che si rivela a seconda dell'angolazione e di come la luce cade su di esso, ci parla. Così succede anche nel cinema, dove il punto di vista è in relazione con il modo in cui il regista posiziona la macchina da presa e da ciò si genera un vero e proprio linguaggio cinematografico, conferendo così dei profondi significati psicologici; angolazione, altezza, inclinazione sono tre variabili determinanti. Tante facce quante ve ne sono nelle interpretazioni cinematografiche, tanti modi di vedere, di percepire e di interpretare ciò che stiamo guardando.


Rudy Ricciotti ha dimostrato continuativamente, di saper utilizzare le sue conoscenze in modo poetico infatti i suoi progetti hanno una storia, non si riducono ad essere delle mere costruzioni senza anima; risultato finale spesso e volentieri di un lavoro legato alla sola funzionalità, senza alcun tipo di creatività e di capacità visionaria legata; lui disegna nella sua testa, riuscendo a ricostruire ciò che desidera.
È come facciamo le cose che fa la differenza, non cosa facciamo e lui stesso ha affermato più volte che "L’architettura è un mestiere che bisogna onorare, prima di aspettarsi che ci onori a sua volta".
Rudy Ricciotti
Gran Premio Nazionale per l'Architettura
Medaglia d'oro dell'Accademia di architettura
Membro dell'Accademia delle Tecnologie
Commendatore dell'Ordine delle Arti e delle Lettere
Ufficiale dell'Ordine Nazionale al Merito
Cavaliere della Legione d'onore
Premio Auguste-Perret dell'Unione Internazionale degli Architetti (UIA)
Premio Internazionale "I Maestri dell'Architettura" dell'Associazione Italiana di Architettura e Critica - AIAC
Gran Premio speciale della giuria dell'Équerre d'Argent
Rudy Ricciotti è un architetto ed ingegnere francese di origini italiane.
Nato il 22 agosto 1952 ad Algeri in Algeria, all'età di tre anni si trasferisce con la famiglia in Francia trascorrendo la sua infanzia in un piccolo villaggio vicino Arles.
Accompagnato dal padre, il giovane Rudy visita i cantieri e scopre un vero interesse per l'edilizia.
Dopo aver studiato ingegneria a Ginevra, torna a Marsiglia nel 1974, dove si diploma all'École Nationale Supérieure d'Architecture nel 1980 e nello stesso anno fonda il proprio studio di architettura.
Il suo studio si trova nella città di Bandol, sulla costa sud della Francia, a 50 km da Marsiglia, e abita in una villa a Cassis, a metà strada tra le due cittadine francesi.


Qualifiche
1980 – Architetto DPLG – Scuola di Architettura di Marsiglia, Francia 1975 – Ingegnere architetto – Scuola di ingegneria di Ginevra, Svizzera
Architetto e ingegnere, Grand Prix national d'architecture nel 2006, Medaglia d'oro dell'Accademia di architettura, Rudy Ricciotti è il rappresentante di questa generazione di architetti che uniscono la forza creativa a una vera cultura costruttiva.
Pioniere e ambasciatore del calcestruzzo, ha dato vita a progetti innovativi come lo Stadio di Vitrolles - 1994, il Centro coreografico nazionale - Pavillon Noir di Aix-en-Provence - 2006, il Museo Jean Cocteau di Mentone - 2011, il Dipartimento delle arti islamiche del Museo del Louvre - 2012 e il MuCEM - Museo delle civiltà dell'Europa e del Mediterraneo di Marsiglia - 2013, lo Stadio Jean Bouin a Parigi - 2013, il Pont de la République a Montpellier - 2014, il Memoriale del Campo di Rivesaltes - 2015, l'Arena Métropole di Bordeaux e il suo parcheggio aereo a Floirac - 2017, la Biblioteca Umanistica a Sélestat - 2018, la Salle des Musiques Actuelles et Contemporaines du pays d'Aix a Aix-en-Provence - 2019, la Gare-PEM a Nantes - 2020 e Le19M, la Manifattura dei mestieri della moda di Chanel a Parigi - 2021.
All’estero tra le sue principali realizzazioni si ricordano la Filarmonica Nikolaisaal a Potsdam, Germania - 2000, il Ponte della Pace a Seoul, Corea del Sud - 2002, il Museo "La Boverie", Centro Internazionale d'Arte e Cultura a Liegi, Belgio - 2016.
Rudy Ricciotti è anche autore di numerosi libri e pamphlet, tra cui Manifeste légionnaire - 88 pas-minute au service de la démocratie, pubblicato da Nbe - 2021, Le Beau, le brut et les truands (conversazione con Paul Chemetov) pubblicato da Textuel - 2021, Premières lignes pubblicato da Cassis Belli - 2019, L'exil de la beauté pubblicato da Textuel - 2019, Je te ressers un pastis? pubblicato da Éditions de l'Aube - 2019, Le béton en garde à vue : Manifeste architectural et théâtral, pubblicato da Éditions Lemieux Éditeur - 2015, En vain pubblicato da Éditions Jannink - 2014, Conversations imaginaires "ou pas" pubblicato da Éditions un autre Reg'Art - 2014, L'architecture est un sport de combat pubblicato da Éditions Textuel - 2013, HQE pubblicato da Éditions Le Gac Press - 2013
Legato alle sue radici, brillante ed audace quando si tratta di lavoro responsabile ed equo,
Rudy Ricciotti è un guerriero di quelli che accompagnano le parole ai fatti.
Combatte sia attraverso l'architettura che la scrittura, tiene viva la fiamma di un pensiero che esercita perché virtù di una mente autonoma.
Saggezza, poesia e quella fame di cultura- che nelle menti che si pongono domande è di vitale importanza -si percepiscono attraverso le sue parole, che ti lasciano sempre in melodiosa riflessione.
Architetto Ricciotti, il Cineum Cannes mi ha colpito in modo significativo e ne sono rimasta folgorata! Come ho scritto nella parte introduttiva dell'articolo, si ha l'impressione di essere di fronte ad un iceberg, un grande diamante di ghiaccio staccatosi dalla banchisa polare...impressione che ha suscitato su altre persone...Si è allo stesso tempo proiettati nel futuro attraverso un cuore tecnologico pulsante e colmo di emozioni come il cinema è capace di essere...Che cosa l'ha ispirata nel momento in cui si è figurato la struttura nella sua mente?
Rudy Ricciotti: Solitamente un cinema si trova in un non-luogo, in un non-territorio, in un'area commerciale di recente urbanizzazione lontana dalla città tradizionale. Il ricorso alla narratività è la chiave necessaria per resistere alla mediocrità circostante e alla banalità del quartiere. In fin dei conti, questo progetto tenta di rifiutare l'esilio della bellezza e di conservare un po' di ottimismo.
La terrazza la trovo suggestiva...durante il giorno crea con la luce naturale dei giochi di ombre proiettate molto interessanti, mentre la notte con la luce artificiale interna, sembra che un oggetto non identificato si sia posato in tutta la sua imponenza. Come è stata integrata e come completa la restante struttura?
Rudy Ricciotti: Da questa terrazza il pubblico del cinema può associare il proprio sguardo a un territorio più ampio... verso qualcosa di diverso dall'urbanismo circostante.

Il suo rapporto con il cinema qual è? So che è stato definito il il Quentin Tarantino dell’architettura e che è amante degli spaghetti western...Uno dei suoi libri porta un chiaro riferimento in chiave ironica e provocatoria, ad uno dei più celebri western della storia del cinema "Il buono, il brutto, il cattivo" di Sergio Leone. Come è nata questa passione?
Rudy Ricciotti: Sono un fanatico del periodo del neorealismo italiano.
Pier Paolo Pasolini, Ettore Scola, Federico Fellini, I fratelli Taviani... hanno sviluppato il mio gusto per il racconto e la narrazione. I miei figli, e anche i miei nipoti, hanno quasi tutti nomi italiani (Fabio, Ornella, Enzo, Ennio...). Questa filiazione all'origine permette di restare ancora un po' italiani.
Mi piace molto la letteratura italiana, credo di aver letto quasi tutto di Curzio Malaparte o Pasolini, e grandi autori poco letti in Francia come Gabriele d'Annunzio... Questi referenti fanno luce sul mio gusto per il surreale e l'eccesso ... ovvero l'unica condizione necessaria per sfuggire all'ansia esistenziale o alle proprie paranoie...
È definito una figura controversa, a tratti polemica ed audace...anche se ammiro e rispetto tale cosa, perché penso che non confondersi tra la massa e saper pensare con la propria testa sia assolutamente doveroso, senza assoggettarsi.
In una società dove spesso le persone non ragionano più indipendentemente, ma si lasciano influenzare da continui bombardamenti esterni, necessitiamo di voci che ricordino che siamo in primis liberi pensatori. Trovo che i suoi progetti svelino molto di lei...osservandoli c'è un gioco di vedo non vedo, di eleganza, di simbologie e metafore, di splendidi involucri che avvolgono qualcosa di prezioso al loro interno quasi a cingerlo, a rivelare una sensibilità che va protetta.
Ancora una volta ha reso poetico il cemento, un materiale che potrebbe sembrare "rude" ma infinitamente ricco. Sente che in qualche modo la rappresenta?
Rudy Ricciotti: Non proprio, io sono semplicemente un architetto e un ingegnere... Se i media vogliono fare di me una caricatura, non posso impedire loro di farlo e approfittarne...
Di contro ciò che realmente mi importa è produrre edifici con molta manodopera, in modo che il costo di costruzione diventi la chiave per poter redistribuire la ricchezza equamente.
Questa è la mia dottrina: tutti i partner nell'atto di costruire sono fratelli d'armi.
La Bastide Rouge fa parte del progetto Cannes On Air, il cui obiettivo è rafforzare il settore creativo e audiovisivo della città ed il Cineum Cannes è stato progettato anche per qualificare al meglio l’ingresso alla città di Cannes. Mi dica di più...
Rudy Ricciotti: La Bastide Rouge è un progetto di Christophe Gulizzi, un mio ex assistente. Sviluppa un'autonomia formale partendo da un'opera razionalista di cui esaspera la geometria, come ho fatto io per il Cineum. In fin dei conti, entrambi i progetti recitano il proprio ruolo all'ingresso della città.
Pierre Lescure, l'ex presidente del Festival di Cannes ha detto: "Perché il cinema rimanga una cultura popolare, i cinema devono essere belli."
Per capire il fuori dobbiamo vedere dentro, per capire il dentro dobbiamo vedere fuori.
Lei disse in un'intervista: "Le persone entrano in relazione con l’architettura e vivono un’esperienza corporea, emotiva, simbolica e anche spirituale con quello spazio."
Anche un'edificio ha un'anima che corrisponde a chi lo ha creato e se l'anima traspare attraverso la bellezza visiva, allora l'opera è compiuta?
Rudy Ricciotti: No, il lavoro non è mai finito. Il talento di un cineasta è quello di inseguire il sogno sociale del Cinema Paradiso tanto caro alla nostra memoria collettiva.
Il più grande creatore di immaginario high tech della storia e di possibili futuri scenari é sicuramente il mondo del piccolo e del grande schermo. Molti edifici si ispirano al genere fantascientifico e a tutto ciò che vi ruota attorno...Pensa che siamo sulla buona strada per entrare in quell'immaginario che ha fatto sognare tutti almeno una volta?
Rudy Ricciotti: L'architettura non è fantascienza. La fandonia digitale non funziona più quando si arriva all’atto di costruire.
L'architettura non è virtuale... e nemmeno la guerra.
Senza snaturarne l'identità, gli edifici vengono integrati sempre più nel contesto che diventa parte attiva della costruzione stessa; il benessere psico-fisico di chi vi abiterà o li utilizzerà per le attività quotidiane di ordine pratico/lavorativo è alla base di ogni progetto.
Le tecniche e i materiali utilizzati -tipici della cultura del posto- evitano maggiori emissioni inquinanti a favore delle fonti rinnovabili. Questi sono tra i principi cardine della bioarchitettura...e tra i materiali della natura abbiamo l'argilla, il legno, le fibre naturali e il calcestruzzo. Qual è la sua visione a tal proposito?
Rudy Ricciotti: La chiave per evitare di inquinare è la filiera corta di produzione, l'equazione ambientale si deve riferire alla distanza tra il luogo di produzione e il luogo di realizzazione. D’altre parte, anche la longevità di un edificio è importante. È ovvio che l’impatto ambientale se riferito a 10 o a 100 anni non è lo stesso.
Allarghiamo piuttosto tale consapevolezza alla questione economica e sociale: l'atto di costruire produce fondamentalmente tasse, IVA..., e non introiti esclusivamente riservati ai paradisi fiscali o ai Paesi che non rispettano la salute e i diritti sociali dei lavoratori.
Quando i Verdi lo avranno capito, avremo fatto dei veri progressi in termini di maturità politica... anche se oggi è più cinicamente di moda l’idea di portare legname dai paesi dell'Est; acciaio dalla Turchia; minerali dall'Africa, componenti di finiture cinesi; o tessuti dall'India o dal Bangladesh. Un cantiere pulito nella cancel culture è sempre sporco altrove.
"La parola dice tutto. Per questo scrivo e non mi limito a costruire. La scrittura ha questa capacità di sviluppare la complessità, di spiegarla”
Presidente della casa editrice Al Dante, una bibliografia piuttosto ricca e il piacere di scrivere che l'accompagna come momento introspettivo ed intimo...
Sempre lei: "Se oggi abbiamo una architettura così povera è perché non abbiamo la capacità di far emergere la vera complessità del pensiero. Scrivo per non perdere la mia anima. È vero, preferisco scrivere che disegnare”...Vorrei concludere l'intervista cercando di trasmettere questa sua profondità e vorrei chiederle di descrivermi il Cineum Cannes non con gli occhi di un architetto, ma con gli occhi di un poeta.
Rudy Ricciotti: L'immagine è un muto commento alle parole, una traduzione di immagini... e la musica dei film ha questo forte impatto capace di rendere le parole autistiche... perché ognuno trovi in essa un po' di rimedio alle proprie pene.


Attraverso l'architettura, Rudy Ricciotti si fa portavoce di una serie di finalità atte a coinvolgere più persone possibili a beneficio delle medesime, per quanto riguarda in primis il punto di vista economico e sociale ma anche l'aspetto ambientale trova notevole vantaggio; la volontà di ridurre la distanza tra luogo di produzione e luogo di realizzazione che, come espresso nell'intervista, evita così maggiori emissioni inquinanti: meglio se a chilometro zero.
Le filiere lunghe, nate e cresciute attraverso il commercio su larga scala e la globalizzazione, sono caratterizzate da numerosi passaggi prima di arrivare alla commercializzazione e si può ben comprendere che ciò non va a tutela dell'ambiente, mentre la filiera corta permette di avere tracciabilità e trasparenza, due strumenti che per responsabilità e sicurezza consentono di raggiungere nuovi livelli di sostenibilità.
Se si vuole che i progetti siano un'estensione delle persone che ospitano, garantendo loro il miglior beneficio, meglio che vengano realizzati riducendo tutti quei passaggi spesso superflui... peggio ancora se conseguiti per meri interessi personali.
Rudy Ricciotti più volte a ricordato di lavorare il cemento "perché é un materiale locale che oltre a promuovere il fabbisogno di manodopera specializzata e la salvaguardia di savoir-faire artigianali, soprattutto non è speculativo."
Patriota e legato a forti valori, ha scelto di vivere e di lavorare vicino a Bandol, dove tutto è mediterraneo, latino, arabo ma l'Italia viscerale e priva di artifizi lega e richiama alle radici chiunque ne faccia parte, riportando ad movimento culturale sotto il quale i grandi registi italiani si sono formati, ovvero il neorealismo che nel cinema trova la sua maggiore espressione.
Da allora il cinema italiano ha subito innumerevoli metamorfosi, perdendo nel tempo anche la sua fama e la sua qualità, per poi a tratti riprendersi.
Il cambio generazionale influenzato dal contesto sociale, non si mostra sempre come qualcosa di positivo ma sono convinta che la volontà stessa di creare luoghi idonei e piacevoli perché il cinema possa continuare ad educare, far riflettere, e sognare quando ne sentiamo la necessità è di vitale importanza.
Un mezzo così potente come il cinema è innegabile che abbia ancora la possibilità ed il potere di diffondere un messaggio, ed è altrettanto chiara l'importanza che hanno i centri di trasmissione.
Cambiano le tecniche, i mezzi per la realizzazione si adeguano ad una costante tecnologia in continua evoluzione ma l'impellente necessità di comunicare con altri nell'uomo persiste; rendere gli altri partecipi di una propria visione sia essa strettamente legata alla realtà o al contrario proiettata verso ambientazioni immaginarie, sempre e comunque prodotto di pulsioni ed elaborazioni interiori.
È innegabile che ognuno percepisca la vita secondo le proprie esperienze in modo del tutto soggettivo e che le stesse abitudini ed avvenimenti quotidiani, portano ad altrettanti modi di raccontare la vita.
Cineum Cannes è una realtà che si prefigge, al di là del piacere estetico che ne traiamo nel guardarlo, a completare una città che da più di 70 anni il cinema lo ha nel sangue.
Compreso nel progetto di ampio respiro, promosso dal Comune, chiamato Cannes on air che prevede un centro universitario finalizzato alla scrittura e una serie di start up nel settore dell’audiovisivo, offre esperienze coinvolgenti dietro le quinte dei film, ma allo stesso tempo è polo di attrazione e centro culturale.
Il legame tra il cinema e le arti è sottolineato ed amplificato dall'interno vasto e ombroso il cui sfondo neutro ed elegante, fa intendere il concepimento e l'adattamento anche per ospitare mostre.

Ciò che fa la differenza in Cineum Cannes è l’investimento sulla tecnologia che lo vede tra i primi per le attrezzature in Europa: la sala screenX offre tre schermi e quattro videoproiettori disposti su entrambi i lati dello schermo principale per una visione a 270 gradi del film, la sala Lodge possiede l'avvincente sistema audio DTS:X combinato con la tecnologia finlandese Flexound integrata direttamente nelle sedie: grazie alle vibrazioni fisiche e al suono di alta qualità consente agli spettatori di sentire le emozioni più sottili pervadere il proprio corpo.
Progettato e ingegnerizzato in Finlandia, Flexound è originariamente creato per aiutare i bambini autistici mentre ora la tecnologia brevettata può essere incorporata nei sedili del cinema. "In passato il teatro era trasformato in cinema; oggi è il cinema che diventa anche teatro o teatro dell'opera".
La sala Aurore, progettata in collaborazione con la società americana DTS, la società franco-americana Delair Labs e Didier Lozahic, regala un suono coinvolgente proveniente da ben 84 altoparlanti e un schermo non perforato ad altissima definizione da 21 m, dove il rispetto del lavoro è dato dall'impareggiabile precisione.
Nella sala classica, non viene a meno lo stile: la camera Duos offre poltrone a due posti per chi ama stare a contatto con le persone nel momento in cui si immerge nel film che sta visionando mentre la Cosy room, si ispira ai salotti inglesi e le poltrone hanno mensole in legno e piccole lampade.
Per ultima ma non meno importante la sala IMAX, con uno schermo di 26 m di diagonale ed un sistema di proiezione laser di nuova generazione con l'esclusivo audio a 12 canali IMAX, da godersi su comodissime sedie premium motorizzate.
Cineum Cannes restituisce la possibilità, attraverso un'arte tra le più amate, di ritornare a socializzare in un luogo in cui le arti si incontrano e si confrontano, si completano e si fondono: "Poiché il cinema non è solo un'esperienza linguistica, ma, proprio in quanto ricerca linguistica, è un'esperienza filosofica." Pier Paolo Pasolini

CONTATTI:

Sito ufficiale: https://rudyricciotti.com/

Sito ufficiale: https://cineum.fr/
Instagram: https://www.instagram.com/cineumcannes
Facebook: https://www.facebook.com/cineumcannes









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